Dimostra che sei un essere umano


Nell’ultima classifica sulla gender equality stilata dal World Economic Forum, l’Italia è posizionata al 63° posto su 156 Paesi, riconfermandosi uno dei peggiori in Europa in quest’ambito.

Purtroppo, i dati occupazionali parlano chiaro: su 100 occupati solo 42 sono donne mentre le posizioni dirigenziali nel settore privato sono assegnate alle donne solo nel 15% dei casi. La differenza salariale, sempre nel settore privato, è pari al 17,1%.

Con la pandemia la situazione occupazionale femminile non è certo migliorata, se consideriamo che su 101.000 nuovi disoccupati ben 99.000 sono donne.

Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, presente al Congresso nazionale di Federmanager, ha sollevato il tema nel suo intervento, lanciando, nel contempo, un messaggio di ottimismo e fiducia. La Ministra Bonetti ha voluto infatti ribadire il suo impegno personale, ed anche quello del governo in carica, per intervenire in modo efficace su questo annoso problema.

Ora, con i grandi investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per rilanciare lo sviluppo nazionale dopo la pandemia, il governo intende giocarsi una carta cruciale in nome dell’equità di genere.

La centralità̀ delle questioni relative al superamento delle disparità di genere viene infatti ribadita nel PNRR, all’interno del quale si individua la Parità̀ di genere come una delle tre priorità̀ trasversali perseguite in tutte le missioni che compongono il Piano.

L’obiettivo è sfidante: salire di cinque punti nella classifica del Gender equality index dell’Eige, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, entro i prossimi cinque anni.

Tra i provvedimenti più significativi previsti dal Piano vogliamo ricordare: un incentivo sostanzioso dell’imprenditoria femminile, la conferma e l’aumento delle quote di genere nei CdA, l’istituzione del Diversity Manager per monitorare l’applicazione della normativa sulla parità nel mondo del lavoro. È previsto inoltre che tutte le aziende con più di 15 dipendenti, per partecipare alle gare di appalto, presentino il rapporto sulla situazione del personale per la parità di genere nelle attività e nei processi aziendali.

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Nell’ambito della Missione 5 del Piano, l’investimento 1.3 è dedicato all’attivazione di un Sistema nazionale di certificazione della parità̀ di genere, con l’obiettivo di incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità̀, come le opportunità̀ di carriera, la parità̀ salariale a parità̀ di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità̀.

La certificazione delle misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere sarà istituita a decorrere dal 1° gennaio 2022.

Alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere sarà concesso un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, in misura non superiore all’1 per cento e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda.

Il Gruppo Minerva Roma non può che guardare con favore ai mutamenti di scenario che si stanno delineando e ai provvedimenti che sono stati formalizzati in quest’ambito.

Anzi, è doveroso ricordare che, anticipando di un paio d’anni questo trend, il Gruppo Minerva Roma ha inteso affiancare e supportare le aziende che valorizzano la presenza e i talenti femminili e che si impegnano a superare il gap di genere, istituendo il Premio Minerva alle Aziende.

In piena coerenza con quanto è stato previsto successivamente dalla certificazione nazionale di genere, per l’attribuzione del Premio sono valutati tre gruppi di indicatori: opportunità̀ di crescita delle donne in Azienda, equità̀ remunerativa di genere e strumenti a supporto del work – life balance e della maternità̀.

Si tratta quindi di un’iniziativa, concepita e voluta da Federmanager Roma, che intende offrire sostegno e riconoscimento alle imprese che si impegnano a misurare l’efficacia delle proprie politiche di diversità e inclusione e che conseguono risultati concreti in quest’ambito.

In sintesi e in conclusione, i prossimi 5 anni saranno cruciali per l’empowerment femminile nel nostro Paese. È indubbio che senza le competenze, il sapere e la visione delle donne, che rappresentano più di metà della popolazione italiana, non si potranno cogliere tutte le opportunità e i benefici di un rilancio atteso e auspicato.