Dimostra che sei un essere umano


Previndai

Editoriale del Presidente: La Sanità per i dirigenti industriali

Editoriale del Presidente: La Sanità per i dirigenti industriali

La nomina a dirigente di ciascuno di noi non è stata importante solo per il ruolo organizzativo o per la retribuzione ma anche per il fatto di entrare nella famiglia della previdenza e dell’assistenza sanitaria della nostra nuova categoria professionale. Infatti, quel giorno nel quale ci siamo trovati, davanti a un collega della Direzione delle Risorse Umane, a firmare una piccola montagna di fogli di carta che sancivano quell’importante momento di passaggio nella nostra vita lavorativa, abbiamo anche sottoscritto dei documenti di adesione per gli Enti Previdenziali e di Assistenza Sanitaria dei dirigenti, tra i più importanti dei quali sappiamo bene che ci sono il FASI, il PREVINDAI e l’ASSIDAI.

Negli anni molti colleghi mi hanno detto che in quel momento sono stati quasi più contenti per l’opportunità di aderire agli Enti piuttosto che per l’aumento di stipendio e per il ruolo conseguito. Quale il motivo di questo approccio apparentemente sorprendente? Ma forse non devo spiegarlo a voi. Credo che sia infatti nozione comune che le nostre casse sanitarie non hanno fini di lucro, non fanno selezione del rischio e, soprattutto, non danno recessi.

Quindi qualsiasi dirigente è consapevole che il FASI e l’ASSIDAI non lo “butteranno mai fuori” e saranno al suo fianco anche quando sarà vecchio e stanco. Inoltre, c’è un valore inestimabile che probabilmente nemmeno tutti i nostri colleghi valutano sufficientemente. In FASI e in ASSIDAI la Governance è fatta da colleghi in buona parte nominati dai nostri organismi nazionali di Federmanager e, quindi, davanti a qualsiasi problema il dirigente, magari anziano e stanco, che si trovi ad avere un deficit di salute, troverà sempre in FASI in ASSIDAI e in PREVINDAI un collega che lo capisce e che, anche umanamente, ha spirito fraterno di colleganza nei suoi confronti. E una cosa è trovarsi a chiedere una mano di aiuto ad un proprio collega mentre tutt’altra cosa è trovarsi a farlo nei confronti di un assicuratore che sta cercando di massimizzare gli utili della propria azienda.

Al riguardo vi racconto un piccolo aneddoto. Tanti anni fa quando ero membro della RSA di un importante Gruppo nazionale, alcuni colleghi mi dicevano di avere qualche problema tecnico nel richiedere i rimborsi del FASI. Quindi un giorno, in una nostra assemblea interna, io proposi ai presenti che mi fosse dato il mandato di andare a chiedere, a nome di tutti, un appuntamento al Presidente del FASI per cercare di farci dare una mano su tali problematiche. Qualcuno dei colleghi mi disse che il FASI era un gigante e che le mie richieste sarebbero state ignorate. Ma io insistetti che volevo provare lo stesso e, alla fine, ricevetti l’imprimatur dell’assemblea. Dunque, chiesi un appuntamento che mi venne dato molto facilmente e, dopo pochi giorni, conobbi il Presidente del FASI che altri non era se non il nostro Presidente Nazionale Stefano Cuzzilla che da quel giorno è diventato un mio amico anche sul piano personale.

Stefano, infatti, si mise subito a nostra disposizione e mandò un Dirigente FASI a fare un rapido corso di formazione ad un dipendente della nostra Amministrazione Dirigenti che – da quel momento in poi – fu in grado di risolvere tutti i problemi dei nostri colleghi. E poco tempo dopo Stefano Cuzzilla venne addirittura a presenziare alla nostra assemblea interna e gli presentammo l’Amministratore Delegato. Insomma, venne dimostrato che il FASI ci era vicino nella persona del suo Presidente perché lui era un nostro collega. Questo servizio interno di assistenza ai colleghi nella richiesta delle prestazioni FASI e ASSIDAI esiste tutt’ora in quell’azienda e i colleghi giovani nemmeno sanno che tutto nacque da una mia iniziativa e dalla disponibilità del Presidente Cuzzilla. Questo episodio lo considero un po’ il simbolo di come nei nostri Enti Sanitari e Previdenziali emerga come un grande valore il fatto che tali Enti sono gestiti da colleghi.

Inoltre, i nostri enti sanitari hanno un altissimo valore sociale per il Paese perché grazie al nostro impegno mutuo sgravano il Servizio Sanitario Nazionale da un certo volume di impegni. Qualche anno orsono una figura politica molto importante in campo sanitario in un governo dell’epoca ci disse che questo contributo di FASI e ASSIDAI era molto apprezzato dal governo perché il Servizio Sanitario Nazionale generalista soffriva la costante insufficienza di risorse.

Purtroppo questo apprezzamento, che deriva dalla semplice constatazione di un dato di fatto, non si è mai concretizzato nei vari governi di qualsiasi orientamento nell’adozione di misure recanti consistenti sgravi fiscali per i nostri Enti, come sarebbe stato meritato e equo nei nostri confronti ma anche vantaggioso per il Paese, in quanto avrebbe dato luogo ad un ulteriore aumento delle attività delle coperture private con alleggerimento aggiuntivo per il SSN certamente superiore ai volumi degli sgravi concessi.

Invece, malauguratamente, i volumi economici versati dai colleghi per le nostre casse sanitarie e previdenziali sono spesso stati considerati in maniera erronea come delle opportunità per imposizioni aggiuntive o anticipate, con il risultato di scoraggiarne l’utilizzo.

Per quanto riguarda la previdenza è nozione comune che l’insufficienza degli sgravi e il pagamento anticipato delle imposte su importi che il dirigente è destinato a vedersi corrispondere dopo dieci o addirittura venti anni, ha addirittura scoraggiato svariati colleghi dall’accettare misure convenienti di previdenza integrativa, che le aziende erano disposte ad offrire, per il motivo paradossale che il pagamento anticipato delle imposte sulla previdenza aggiuntiva marginale avrebbe abbassato troppo il salario mensile corrente.

Considerando le inevitabili difficoltà dell’INPS generate dal pensionamento delle classi ad alta natalità degli anni Sessanta, unitamente all’invecchiamento della popolazione e, soprattutto, alla mancata separazione della previdenza dall’assistenza, lo Stato dovrebbe – tutto al contrario – favorire con sgravi fiscali particolarmente robusti queste disponibilità di privati a surrogare in parte ma in modo generoso il sistema previdenziale. Ma io sono confidente che il governo in carica provvederà in tal senso.

Per tutti questi motivi che vanno a beneficio sia della nostra categoria che di tutto il resto del Paese noi dirigenti industriali dobbiamo impegnarci al massimo per salvaguardare e fare crescere i nostri enti previdenziali e di assistenza sanitaria, facendo capire in ogni sede ai decisori istituzionali che devono condividere con noi questa missione nel superiore interesse del bene comune non solo dei dirigenti ma di tutto il Paese.

Fondo Pensione, quanto mi costi? Poco!

Previndai: fondo Pensione, quanto mi costi? Poco!

Da uno studio di Previndai emerge che per un giovane il costo complessivo del versare un contributo oltre il Tfr sarebbe di meno di un euro al giorno. Qui tutti i dettagli

La previdenza pubblica, si sa, sarà sempre più magra in futuro e sarà sempre più importante poter contare anche su una rendita complementare.

In pratica, nel caso di un percorso lavorativo ‘regolare’, senza interruzioni di sorta, la differenza tra pensione e ultimo stipendio sarà di ben il 42% nel caso ci si accontenti della sola previdenza pubblica; del 19% per chi abbia deciso di versare il Tfr a previdenza complementare e di solo il 9% per quanti abbiano investito anche il contributo minimo a carico del lavoratore*.

Sì, ma quanto costa un ‘investimento’ in fondi pensione di categoria? I giovani, che spesso hanno carriere discontinue e guadagnano poco, soprattutto a inizio carriera, a quali sacrifici economici sono chiamati per poter contare su una rendita integrativa al momento della pensione? Qual è il costo della serenità? Del non doversi preoccupare del domani?

Secondo lo studio condotto da Previndai in occasione del convegno 30+ Una finestra sul futuro (tenuto a Roma in occasione dei 30 anni della previdenza complementare lo scorso novembre) il sacrificio è di poco meno di 13 mila euro in 40 anni di vita lavorativa attiva, per avere un gruzzolo previdenziale extra di 120 mila euro. Si tratta in soldoni di meno di un caffè al giorno (circa 27 euro al mese), per garantirsi una pensione complementare significativamente più generosa di quella che si otterrebbe versando al fondo pensione solo il Tfr oltre che un importo complessivo significativamente superiore al Trattamento stesso lasciato in azienda e rivalutato secondo le norme di legge.

Dalle elaborazioni degli esperti di Previndai, guidati dalla Responsabile dell’Ufficio Gestione Rischi, Simona Farrotti, emerge infatti che un lavoratore con un percorso di carriera regolare, che avesse deciso di lasciare il suo Tfr in azienda, avrebbe a disposizione a fine carriera circa 167 mila euro; un dipendente che avesse scelto di destinare il solo trattamento di fine rapporto potrebbe contare su 260 mila euro e chi invece avesse deciso di aggiungere anche il suo contributo, arriverebbe a 380 mila euro complessivi.

Come accennato all’inizio, per quest’ultimo lavoratore, che si ritroverà con 120 mila euro complessivi in 40 anni, la rinuncia in termini di reddito disponibile sarà stata di soli 12.600 euro complessivi in 40 anni.

Questo è quanto avrà versato nell’arco temporale indicato? No, avrà versato di più ma avrà recuperato somme importanti grazie alla deducibilità dal reddito dei versamenti ai fondi pensione. “L’evidente sproporzione tra beneficio derivante dall’adesione al fondo pensione ed il costo sopportato dall’iscritto – spiega Farrotti – deriva principalmente dalla combinazione di un trattamento fiscale agevolato e dal versamento a carico del datore di lavoro, cioè il contributo che lo stesso è tenuto a versare nel caso in cui il lavoratore decida diversare la quota a proprio carico. Il contributo complessivo versato da lavoratore e datore di lavoro, infatti, è deducibile fino a 5.164 euro”. Per fare un esempio: “per il primo anno di iscrizione, a fronte di un versamento al fondo di 787,50 euro (287,50 euro a proprio carico più altri 500 euro a carico dell’azienda) l’iscritto dovrà rinunciare a soli 215,63 euro di reddito disponibile (netto imposta e contributi INPS) proprio grazie alla deducibilità fiscale dei contributi a previdenza complementare”.

Infine, una parte non trascurabile del risultato in termini di maggiori risorse a disposizione di chi sceglie la previdenza complementare sarà dovuta anche ai rendimenti ottenuti scegliendo i comparti giusti. “Proprio su quest’ultimo aspetto – prosegue  la responsabile della FGR del Fondo – abbiamo voluto verificare quanto un’errata allocazione possa incidere sul risultato finale: questo in quanto spesso i giovani, pur avendo un lungo orizzonte temporale di contribuzione attiva a fondo pensione,  che gli consentirebbe di sfruttare al meglio il beneficio derivante dalla ‘diversificazione temporale’ dei mercati finanziari, ossia la possibilità di ottenere rendimenti più elevati smussando i picchi di volatilità grazie al trascorrere del tempo, scelgono un comparto conservativo o garantito con un basso profilo di rischio e, conseguentemente, un basso rendimento atteso; ciò potrebbe comportare una prestazione a scadenza non adeguata alle necessità di copertura previdenziale, ampliando il c.d. gap previdenziale di quello che abbiamo definito ‘gap da allocazione’”.

Come si vede nella tabella sopra, infatti, la scelta del comparto sbagliato (in questo caso eccessivamente prudente rispetto all’orizzonte temporale dell’iscritto), nell’arco di 40 anni può portare a una perdita in termini di differenza tra l’ultimo stipendio e la pensione pubblica più quella di scorta, di circa il 9%, di fatto vanificando quasi totalmente il beneficio derivante dalla contribuzione a proprio carico e a carico del datore di lavoro.

È utile sottolineare che queste simulazioni riguardano un percorso impiegatizio e non quello dirigenziale, che è un’evoluzione di quanto riportato nello studio.

In caso di carriera dirigenziale, il forte tasso di crescita della retribuzione e la presenza di un tetto retributivo (il così detto massimale Inps), attorno ai 100 mila euro l’anno, per il versamento dei contributi della pensione pubblica, comporta, inevitabilmente, che il gap previdenziale da colmare sia decisamente più alto. Al momento del pensionamento, il tasso di sostituzione derivante alla previdenza di base è compreso tra il 40% e il 41%, ben più contenuto rispetto a quello di un soggetto con una carriera ‘regolare’. La previdenza complementare in questo caso è un ottimo aiuto per mantenere il tenore di vita, consentendo di arrivare al 71% dell’ultimo stipendio per gli uomini e al 63% per le donne. La differenza sconta una retribuzione iniziale più bassa per le lavoratrici e un’aspettativa di vita più alta, che ha effetto sul va lore della pensione complementare”, conclude Farrotti.

* È possibile visionare le ipotesi sui contributi minimi utilizzati per lo studio e tutte le altre principali variabili al seguente link

** Fonte Previndai MediaPlayer

In apertura: Immagine di gpointstudio su Freepik

Previndai, dalla parte degli iscritti con prudenza e professionalità

Previndai, dalla parte degli iscritti con prudenza e professionalità

Un altro anno sta per concludersi e non è stato un anno facile. La pandemia non ha ancora smesso di lasciare segni nella società e nell’economia italiana e a questo si è aggiunto lo scoppio delle ostilità in Ucraina e una fiammata dell’inflazione che, per le sue dimensioni, è di difficile gestione perfino per le banche centrali

Oliva Masini, Direttore di Previndai

In questo anno difficile Previndai ha continuato a svolgere il suo mestiere, senza stravolgimenti, senza ansie e senza mai perdere di vista il suo obiettivo: massimizzare il valore delle posizioni dei suoi iscritti sempre con la massima prudenza e professionalità. “Previndai può contare su un’esperienza di oltre 30 anni nella gestione della previdenza complementare dei manager industriali italiani. Il 2022 non è stato semplice ma non ci ha sconvolti. Abbiamo continuato a lavorare con impegno e non abbiamo mai sottovalutato la situazione economico-finanziaria e geopolitica che stiamo attraversando. Anche per questo abbiamo deciso di sottoporre la nostra politica d’investimento a un test ‘straordinario’, per accertarci che fosse ancora adatta al nuovo scenario. Ebbene il risultato di questo esercizio ci ha dimostrato la solidità delle scelte fatte finora, poiché non sono stati richiesti particolari aggiustamenti al quadro di insieme, il cui valore è stato invece confermato”, commenta il Direttore di Previndai, Oliva Masini.

Questo anche perché le politiche di investimento del Fondo, che ricordiamo propone agli iscritti un comparto garantito e due finanziari, hanno l’obiettivo di battere nel medio lungo periodo l’inflazione, che al momento è una delle principali sfide per i lavoratori e i risparmiatori italiani. Certo le turbolenze dei mercati non hanno risparmiato gli investitori istituzionali come Previndai e i comparti finanziari del Fondo (Bilanciato e Sviluppo) quest’anno chiuderanno con un valore più basso rispetto al 2021. “E’ bene ricordare però che storicamente i mercati hanno sempre recuperato fasi di flessione, per quanto acute, nel medio-lungo periodo e proprio per questo non bisogna farsi spaventare. In un orizzonte di lungo termine come quello della previdenza complementare c’è il tempo per ammortizzare i cali e anche per beneficiare dei rimbalzi”.

In terreno positivo invece sono rimasti i rendimenti dei comparti assicurativi, Assicurativo 1990 e Assicurativo 2014, premiati proprio dalla stabilità che caratterizza questa scelta. “L’assicurativo è nel dna di Previndai, che nasce nel 1990 proprio con un comparto assicurativo. Al momento abbiamo Assicurativo 2014, che offre garanzie di conservazione del capitale e un rendimento minimo annuo. Stiamo già lavorando in vista della scadenza di questa convenzione, alla fine del 2023, ma dobbiamo comunque ricordare che questo è un comparto più adatto a chi è più prossimo alla pensione o comunque per persone particolarmente avverse al rischio”.

Guardando al 2021, comunque, Previndai può contare su dati più che positivi in termini di nuove iscrizioni e contributi raccolti. Sebbene i numeri non siano ancora quelli definitivi e certificati, l’andamento dell’anno ormai quasi concluso è caratterizzato da incrementi per entrambi gli indicatori.

Previndai è un’eccezione nel panorama dei fondi pensione italiani, contiamo una percentuale di iscritti superiore all’80% della platea potenziale, contro il 35% della previdenza complementare in generale. E siamo davvero lieti di constatare che in questi ultimi anni il numero di manager che scelgono di affidarci il loro futuro previdenziale è risultato sempre in crescita”.

Guardando avanti l’obiettivo èriuscire a coinvolgere sempre più le giovani generazioni, perché se oggi la pensione integrativa è spesso vista, sbagliando, come un lusso, domani sarà una necessità. È importante che tutti, ma soprattutto i giovani, abbiano coscienza che la previdenza complementare è fatta di scelte: la scelta di aderire, la scelta del comparto più adatto, la scelta delle prestazioni più adeguate alle proprie esigenze. Il treno giusto è quello che passa all’inizio della carriera, ce ne saranno altri più avanti ma non porteranno così lontano”.

Perché non temere il Covid-19

Perché non temere il Covid-19

Al termine dei tre anni di consiliatura, il presidente Giuseppe Noviello conferma la solidità di Previndai nell’affrontare l’emergenza da Covid-19

Sto per lasciare la Presidenza di Previndai, ruolo che ho avuto l’onore di ricoprire per 3 anni a partire dal 22 maggio 2017.

Avrei potuto dire che durante la consiliatura i dirigenti iscritti sono aumentati, superando a fine 2019 la soglia degli 82.000, i versamenti annui sono passati a 900 milioni di euro ed il patrimonio è aumentato a 12,5 miliardi di euro, mantenendo invariato il prelievo a carico degli iscritti per il funzionamento del Fondo, con un costo tra i più competitivi nel settore della previdenza complementare.

Ed ancora che il patrimonio è suddiviso nei comparti assicurativi (Assicurativo 1990: 6 miliardi euro, Assicurativo 2014: 4 miliardi) e finanziari (Bilanciato: 1,5 miliardi, Sviluppo: 1 miliardo), gestiti i primi da Generali (45%), Allianz (25%), Unipol Sai (24%), Reale mutua (6%) ed i secondi per il 90% da AXA, Pimco, Eurizon, ognuno per 1/3, in investimenti c.d. liquidi e per il restante 10% da c.d. fondi alternativi, con BlackRock quale Advisor del Fondo per gli investimenti finanziari.

Che i comparti assicurativi, tutelati da rendimenti minimi garantiti, hanno sempre battuto con i loro risultati il rendimento del Tfr e l’inflazione, che per il 2019 i comparti finanziari hanno registrato un risultato netto a due cifre, 12,32% per Bilanciato e 15,89% per Sviluppo.

Perché non temere il Covid-19

Avrei presentato tabelle e grafici e proseguito con le tematiche affrontate durante la consiliatura.

Il livello del servizio agli iscritti, ad esempio, fiore all’occhiello del Fondo, del quale la quasi totalità dei dirigenti si ritiene soddisfatta, con l’arricchimento delle informazioni periodiche ed il rinnovato sito web, area pubblica e privata. E che dire del call center telefonico, gestito direttamente da personale del Fondo esperto, che riscuote da sempre ampio consenso.

Avrei parlato degli scenari e delle strategie di investimento dei comparti finanziari, con il passaggio da una gestione specialistica ad una multi asset, con tre gestori di cui viene verificata costantemente la prestazione, e degli investimenti nell’economia reale, 10% dei comparti finanziari, per ottimizzare il rapporto rendimento/rischio contando sulle sinergie tra aziende competitive e manager competenti; del coinvolgimento del Fondo nei sei fondi selezionati attraverso la presenza nei loro Advisory Committee.

E che dire dell’apertura dell’iscrizione ai familiari, particolarmente importante perché consente di introdurre alla previdenza complementare i giovani, con tutti i vantaggi di una iscrizione precoce, o della Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, sostegno finanziario agli iscritti in difficoltà.

Mi sarei soffermato poi sul rafforzamento dei sistemi di controllo, con la creazione delle funzioni di gestione del rischio, di revisione interna e della compliance, nonché della nomina del responsabile della protezione dei dati, in linea con la normativa europea, e sulla revisione dell’assetto organizzativo, in coerenza con il nuovo sistema di controllo ed ampliando le competenze della funzione finanza, accrescendo così il know how interno del Fondo, che si pone ora in condizioni dialettiche rispetto all’Advisor.

Non meno importanza avrei dato al rapporto con i giovani, con la conferma dell’edizione annuale del Premio per tesi di laurea alla memoria del precedente Direttore Generale, ed all’implementazione dei supporti informatici, con la costante attività di indirizzo e controllo del servizio, reso per la massima parte dalla Selda di cui il Fondo detiene una quota del 45%.

Perché non temere il Covid-19

Ed avrei riferito con grande soddisfazione dell’ampliamento delle logiche di comunicazione, su tutto il rafforzamento della identity del Fondo con il nuovo logo, che doveva essere presentato ufficialmente a marzo 2020 in occasione dei previsti festeggiamenti per la ricorrenza del 30° anniversario di vita di Previndai, rinviati a causa di Covid-19.

Non avrei dimenticato le raccomandazioni per il futuro, brutta abitudine di chi lascia, e quindi l’attenzione ai contratti assicurativi e alla loro scadenza: rendimento minimo garantito – consolidamento dei risultati – tavole di conversione in rendita favorevoli, condizioni che devono essere ripensate alla luce delle modifiche intervenute in questi anni nel settore delle Compagnie di Assicurazione.

Avrei richiamato il tema delle associazioni di categoria, nelle quali la leadership di Previndai nel campo della previdenza comporta l’onere di assumere un ruolo adeguato per conseguire obiettivi di interesse del settore.

Avrei anche ricordato che gli asset Previndai, Fasi, Assidai, Praesidium, coprono una vasta gamma di attività negli ambiti della previdenza complementare e dell’assistenza sanitaria integrativa, anche con prodotti assicurativi, e che l’esperienza ed il know-how acquisiti possono essere messi a disposizione di un settore in continua espansione.

Avrei infine concluso ringraziando i componenti del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e dell’Organismo di Vigilanza, la Società di Revisione, il Direttore Generale e la Struttura tutta.

Purtroppo non posso terminare così, perché i recenti accadimenti legati al Covid-19 mi impongono responsabilmente alcune riflessioni aggiuntive.

Anche se i recenti crolli dei mercati azionari sono analoghi a quelli dei drammatici giorni della crisi finanziaria del 2008 e lo shock economico cui stiamo assistendo è sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta, c’è da ritenere che l’economia globale non si trovi nella stessa situazione di allora. Infatti, sebbene le misure di contenimento del contagio del Covid-19 abbiano portato alla quasi paralisi dell’attività economica, i provvedimenti di politica monetaria e fiscale, adottati in modo adeguatamente espansivo, forniscono sostegno durante lo shock, per poi tornare alla ripresa dell’attività economica nella seconda metà dell’anno, senza danni permanenti al sistema economico.

Le banche centrali sono intervenute con misure rilevanti e talvolta senza precedenti nella storia al fine di fornire liquidità e stabilizzare la situazione di panico nei mercati finanziari.

L’entità delle misure adottate è stata simile a quella della crisi finanziaria del 2008 se non anche maggiore: la FED ad esempio con un programma di acquisti che non ha precedenti nella storia in quanto illimitato in termini di ammontare e senza scadenza temporale predeterminata.

Le politiche monetarie tuttavia non hanno ampio spazio di azione, in quanto i tassi di interesse di inizio anno partivano già da livelli bassi e dopo i recenti provvedimenti espansivi sono già arrivati a livelli minimi sotto i quali è difficile spingersi. E’ quindi necessario che le politiche fiscali siano più espansive in quanto ancora non sufficienti a tutelare piccole aziende e lavoratori. Le politiche fiscali devono sfruttare i margini di azione che le banche centrali stanno mettendo a disposizione.

Quanto alla diffusione del Covid-19, in Cina la curva di contagio ha rallentato in circa 6-8 settimane grazie alle rigide misure adottate. Il ricorso, nel resto del mondo, a misure di contenimento tali da stabilizzare la curva epidemiologica, come accaduto in Cina, porterà ad una lenta ripresa, con accelerazione nella seconda metà del 2020.

Bisogna quindi attraversare la burrasca, contenendo i danni quanto più possibile, per farsi trovare pronti alla ripresa del ciclo economico espansivo, facendo tesoro di quanto avvenuto e certi che nel medio-lungo termine i mercati recupereranno le recenti perdite. Il Fondo, dal canto suo e come sempre fatto finora, saprà assicurare ai propri iscritti risultati positivi.

Previndai ha le carte in regola per affrontare la situazione perché può contare su collaboratori di elevata professionalità e spiccato senso di appartenenza ed opera in collaborazione con strutture di primario standing mondiale. Ancora una volta dobbiamo ringraziare la lungimiranza di Federmanager e Confindustria.
Ora posso veramente concludere con soddisfazione la mia esperienza di Presidente.

Il Congresso Nazionale Assidifer – Federmanager

Il Congresso Nazionale Assidifer – Federmanager

Si è svolto a Rimini il ventottesimo Congresso Nazionale di Assidifer – Federmanager. Una fruttuosa tre giorni nel corso della quale sono stati affrontati temi di grande rilievo ed attualità

Dal 15 al 17 novembre scorsi si è svolto a Rimini il ventottesimo Congresso Nazionale di Assidifer – Federmanager. Prima di entrare nel dettaglio di quanto è emerso, è importante un minimo di presentazione. All’interno della complessa galassia di Federmanager, Assidifer è l’organizzazione che rappresenta, con la Federazione, i dirigenti del Gruppo FS.

Fondata oltre settanta anni fa, nel 1946, è confluita nel 1992 nell’allora FNDAI, diventando parte della grande famiglia della rappresentanza dei dirigenti industriali. Da quel giorno il Sindacato dirigenti del Gruppo FS ha assunto la denominazione attuale di Assidifer – Federmanager.

Dunque, una lunga storia, riassumibile nei seguenti passaggi.
Dalla ricostruzione diacronica sopra riportata emerge in modo evidente il ruolo di Assidifer,
che ha accompagnato l’evoluzione del Gruppo FS dal dopoguerra a oggi, trasformatosi da Azienda Autonoma dello Stato a Gruppo integrato multimodale, sia per i trasporti che per le infrastrutture, con una proiezione fortemente internazionale. Oggi Assidifer è punto di riferimento consolidato dei dirigenti e dell’Azienda e si pone come coordinamento delle RSA delle società del Gruppo FS, organi che – nella sostanza – sono in comune con Federmanager Roma.

Al ventottesimo Congresso Nazionale hanno partecipato 100 colleghi (in servizio e pensionati),
in rappresentanza di una realtà associativa di circa 900 dirigenti. I lavori si sono aperti con
un panel di partecipanti di rilievo, sia da parte aziendale sia come Federmanager: Stefano
Cuzzilla Presidente Federmanager intervenuto in video messaggio; Paolo Parrilla, Presidente Assidifer; Franco Stivali, Segretario Generale Assidifer; Gianfranco Battisti, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo FS Italiane; Riccardo Pozzi, Direttore Centrale Risorse Umane e Organizzazione Gruppo FS Italiane; Eros Andronico, Vice Presidente Federmanager; Giacomo Gargano, Presidente Federmanager Roma;Marcello Garzia, Presidente FASI; Giuseppe Noviello, Presidente Previndai; Salvatore Carbonaro, Presidente Praesidium.

I temi affrontati sono stati di grande rilievo e attualità, inerenti l’Azienda, in particolare per
quanto riguarda i trasporti e le infrastrutture, ed il mondo Federmanager, con interessanti
approfondimenti sugli aspetti relativi a Previndai e alle importanti coperture sanitarie e assicurative collegate in particolare a Fasi ed Assidai. Gli organi di vertice di Assidifer – Federmanager sono stati confermati. Il Consiglio nazionale è stato rinnovato per un terzo, con l’ingresso di giovani dirigenti che hanno (fortunatamente) voglia di impegnarsi nel faticoso compito della rappresentanza dei colleghi.

Previndai: Investimenti e scelte vincenti

Previndai: Investimenti e scelte vincenti

Manager competenti e aziende competitive sono i protagonisti del successo degli investimenti nell’economia reale. Il risultato è la crescente soddisfazione dei colleghi dirigenti, da sempre fiore all’occhiello del Fondo

I dirigenti iscritti al Previndai hanno superato la soglia degli 80.000, i versamenti annui sfiorano i 900 milioni di euro ed il patrimonio si avvicina ai 12 miliardi di euro, mantenendo al contempo invariati i contributi a carico degli iscritti per il funzionamento del Fondo con un costo (indicatore sintetico dei costi) tra i più bassi nel settore della previdenza complementare.

Previndai: Investimenti e scelte vincenti

Nel tempo tutti i comparti, assicurativi e finanziari, hanno sempre battuto con i loro risultati di rendimento il TFR ed i benchmark di riferimento. Dall’inizio di questo anno 2019 a fine settembre i comparti finanziari registrano un risultato a due cifre, attorno al 10% (9,82 per Bilanciato e 11,54 per Sviluppo).

La soddisfazione dei colleghi dirigenti è sempre stata un fiore all’occhiello del Fondo, perché la quasi totalità degli iscritti si ritiene soddisfatta dei risultati sia in termini di gestione del patrimonio sia come servizi resi in fase di contribuzione e di erogazione. Recentemente è stato rifatto il sito web, sia area pubblica sia privata, rendendolo più friendly ed implementando le applicazioni di maggior interesse per gli iscritti. Il call center telefonico, in quanto gestito direttamente da personale Previndai esperto, riscuote ampio consenso e permette di velocizzare la risposta alle richieste degli iscritti, che possono peraltro anche accedere agli uffici di persona.

La bontà della linea di investimento viene verificata costantemente alla luce degli scenari finanziari più probabili o di tensioni sui mercati. Le più recenti analisi hanno riguardato:

–              indagine sull’atteggiamento e la consapevolezza degli iscritti nei confronti del rischio, che ha evidenziato come parte della popolazione risulti disposta a sopportare maggiore volatilità con l’obiettivo di ottenere maggiori rendimenti nel lungo periodo

–              studio sulle combinazioni ottimali rendimento/rischio dei portafogli

–              verifica delle prospettive dei comparti assicurativi in relazione ai bassi tassi di rendimento.

È stata condotta una riflessione generale sulla politica di investimento del Fondo, con l’obiettivo di offrire ai propri aderenti soluzioni di investimento ottimali, allineate alle best practice internazionali e adeguate rispetto alla propensione al rischio e alle esigenze previdenziali degli iscritti.

Nel rivedere l’Asset Allocation Strategica dei due comparti finanziari, si è deciso di introdurre una quota di investimenti alternativi pari al 10% dei portafogli per beneficiare, in un contesto di investimento di lungo periodo quale quello previdenziale, dell’incremento di redditività connesso al relativo premio di illiquidità, oltre ai conseguenti benefici di diversificazione.

Previndai: Investimenti e scelte vincenti

Si è voluto tener conto della possibilità di indirizzare risorse a favore di investimenti domestici, con potenzialità di ritorni indiretti positivi per le aziende e i dirigenti italiani – platea di riferimento del Fondo – e per i benefici fiscali introdotti dalla legge di Bilancio 2017. Le analisi hanno evidenziato un aumento del rendimento netto atteso del portafoglio e un miglioramento del rapporto rendimento/rischio. Si è deciso di destinare il 50% degli investimenti alternativi al mercato italiano, avendo verificato che esso presenta interessanti prospettive e forti potenzialità di sviluppo.

Si è cioè verificato che, sulla base delle caratteristiche della popolazione degli iscritti al Fondo, anche in situazioni sfavorevoli di stress (quali decremento degli afflussi contributivi, maggiori uscite per prestazioni e rendimenti di mercato particolarmente negativi), la quota di alternativi illiquidi individuata del 10% risulta coerente con le esigenze di liquidità del Fondo anche su orizzonti temporali di lunga durata. Tale quota risulta inoltre ben inferiore rispetto al limite massimo del 20% previsto dalla normativa. Per quanto attiene le modalità di implementazione degli investimenti, si è deciso di operare attraverso l’investimento diretto, cioè tramite sottoscrizione di quote di fondi comuni d’investimento mobiliare chiusi, e non tramite l’affidamento di mandati di gestione.

L’Asset Allocation Strategica adottata dal Fondo prevede, come detto, che un 10% dei comparti finanziari venga destinato ai c.d. investimenti nell’economia reale, FIA (Fondi di Investimento Alternativi). Il processo per giungere a tali investimenti, nuovi per i fondi pensione, è stato importante ed è terminato a metà 2019. Sono state individuate le classi di investimento: private equity, direct lending ed infrastrutture.

All’avviso di ricerca ad evidenza pubblica hanno risposto 61 candidati, che hanno generato, a seguito di esame con una metodologia predefinita da Previndai (la valutazione dei risultati precedenti, il processo di investimento, il personale dedicato, la gestione aziendale del fondo candidato) una short list di 18 unità. Le successive visite on site hanno permesso di individuare i fondi selezionati, in numero di sei.Previndai: Investimenti e scelte vincentiPrevindai: Investimenti e scelte vincenti

Previndai avrà suoi rappresentanti negli Advisory Committee dei FIA selezionati. Sul tema è stato fatto recentemente un importante convegno in data 30 ottobre 2019 presso la sala Pininfarina di Confindustria in Roma. La scelta di Previndai per tali investimenti diretti è stata accompagnata dal disegno generale di dotare il Fondo dei più aggiornati sistemi di controllo, in linea con la normativa comunitaria e nazionale. Un complesso percorso ha portato al completo rafforzamento dei sistemi di controllo con le funzioni di gestione del rischio (risk management), revisione interna (internal audit) e compliance, anticipando di fatto il recepimento della relativa normativa europea IORP 2.

Si è proceduto anche alla introduzione di quanto previsto dalla stessa normativa europea GDPR sulla privacy. I processi e le procedure del Fondo sono stati completamente ridisegnati per adeguarli ai nuovi compiti ed obiettivi previsti per Previndai ed al nuovo sistema di controllo integrato. Sono state ampliate le competenze e le attività della funzione finanza, aumentando il know how interno, ponendosi in condizioni dialettiche rispetto agli advisor coinvolti, tutti di primario standing, ed esercitando nei confronti degli stessi sempre più un ruolo di coordinamento e partecipazione attiva. Per mantenere nel tempo il livello di FIA al 10% del patrimonio dei comparti finanziari (Bilanciato e Sviluppo) occorrerà investire (tra reinvestimento rimborsi e nuovi investimenti) mediamente circa 60 M€/anno dal 2022 al 2029. Questo significa che siamo alla fine di un percorso “iniziale”, nel senso che la sua conclusione genera un processo di ulteriori investimenti nell’economia reale per un decennio circa.

Previndai: Investimenti e scelte vincentiQuanto sopra sinteticamente riferito conferma la posizione di leadership di Previndai nel settore della previdenza complementare, che, in un processo di costante adeguamento alla sempre maggiore professionalità richiesta agli investitori, assicura agli iscritti una gestione ottimale del patrimonio e la fornitura di servizi all’altezza delle aspettative.

L’anno prossimo cadrà il 30° anniversario della fondazione di Previndai ad opera di Confindustria e Federmanager, geniale intuizione delle Fonti istitutive ed esempio di successo di una dialettica sindacale a servizio di entrambe le parti nell’interesse degli iscritti.

 

Previndai: bilancio 2018

Previndai: bilancio 2018

Previndai: bilancio 2018: un consuntivo positivo per un anno che ha segnato tante e rilevanti novità

Il 2018 è stato caratterizzato da un’economia globale in crescita, che ha visto però indebolite, per la costante incertezza, le prospettive future. Un anno non favorevole per i mercati finanziari, a causa di forti instabilità, tra le quali segnatamente i rischi geopolitici in Europa e la c.d. “guerra commerciale” tra USA e Cina.

La flessione, sia degli indici azionari che obbligazionari, ha comportato risultati non esaltanti anche per i comparti finanziari di Previndai. Peraltro, in un più corretto orizzonte temporale di osservazione, già focalizzandosi sul solo biennio 2017/2018, il rendimento complessivo dei comparti Bilanciato e Sviluppo è in territorio positivo e superiore alle medie di settore. Ed inoltre sin dai primi giorni del 2019 si è registrata una chiara inversione di tendenza dei mercati, con un recupero dei rendimenti già alla fine del primo trimestre.

Anche i comparti assicurativi, che raccolgono oltre l’80% del patrimonio del Fondo, hanno risentito della situazione generale di sofferenza, registrando comunque risultati positivi. Il comparto Assicurativo 1990, che non riceve più contribuzioni, ha in gestione poco meno di 6 miliardi di euro mentre quello Assicurativo 2014 ha in gestione più di 3 miliardi. I rendimenti di entrambi, anche per il 2018, sono stati superiori all’inflazione ed al tasso di rivalutazione del TFR.

Previndai ha continuato a crescere superando gli 11 miliardi di patrimonio, con un numero di iscritti che ha superato le 80 mila unità.Previndai: bilancio 2018Coerente con le logiche del contesto previdenziale e del lungo periodo di investimento è stata la decisione di impegnare parte delle risorse dei comparti finanziari (10%) in Fondi di investimento alternativi, con l’obiettivo di migliorare il rapporto rendimento/rischio del portafoglio, contribuendo contemporaneamente allo sviluppo dell’economia del Paese. Ad inizio 2019 è stata anche aggiornata l’asset allocation strategica dei comparti finanziari, adeguandola ai nuovi scenari prospettici. A livello operativo, nel 2018 Il Fondo ha aperto ai familiari a carico, consentendo l’iscrizione di molti giovani, che potranno beneficiare di una precoce iscrizione alla previdenza complementare. La risposta dei dirigenti è stata soddisfacente, a riprova della sensibilità ai temi della previdenza. E’ diventata operativa la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata – RITA, una forma di sostegno per quei dirigenti prossimi al pensionamento che si trovano a fronteggiare situazioni di criticità. E’ stata anche migliorata la comunicazione attraverso la rivisitazione dell’area pubblica del sito, a cui seguirà a breve anche quella riservata.

Nel 2018, infine, è stato operato il rafforzamento dei presidi di controllo anticipando la normativa europea, che ha apportato importanti novità, in particolare in materia di governance dei fondi pensione e di obblighi informativi verso gli iscritti.