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Cercando l’ultima goccia

Cercando l’ultima goccia: “Dovevo mettere in movimento una macchina complessa fatta di uomini, mezzi e organizzazione con l’obiettivo di eliminare qualsiasi dispersione dell’olio usato nell’ambiente”

“Gli enti e le aziende consumano oli minerali, hanno l’obbligo di raccogliere, conservare e destinare alla rigenerazione gli oli minerali usati”. Sembra una norma scritta oggi, ma risale in realtà al 1940. Proprio allora, in piena autarchia e ad appena un mese dall’entrata in guerra, il nostro Paese compiva il primo passo – certamente non legato a un interesse per l’ambiente – di un percorso che lo ha portato a risultati di eccellenza nel recupero di un rifiuto pericoloso come l’olio minerale usato.

Un rifiuto che conosciamo come proveniente dal lubrificante per i motori, ma che è in realtà presente in una molteplicità di prodotti, dai circuiti idraulici a quelli di raffreddamento di macchinari e dispositivi elettrici ed elettronici. Un rifiuto certamente pericoloso se consideriamo che un solo chilogrammo di olio minerale usato può inquinare una superficie di mille metri quadrati.

Intrecciando autobiografia e analisi dello scenario economico-industriale, “Cercando l’ultima goccia” di Paolo Tomasi, edito da Edizioni Ambiente, ricostruisce, attraverso la testimonianza del suo Presidente, le vicende del consorzio CONOU e restituisce una storia imprenditoriale di difficoltà e successi, in un mercato – quello della valorizzazione degli oli minerali – sempre più orientato verso la sostenibilità.

Il tutto, nell’ambito di un modello di economia circolare che consente oggi di produrre risorse attraverso un processo industriale di raccolta e rigenerazione di un rifiuto pericoloso. Con benefici evidenti per l’economia del Paese e la qualità dell’ambiente: “Abbiamo dovuto cercare di spiegare molto agli altri, di portare le persone sulla nostra strada” sottolinea Tomasi, del resto, “perché utilizzare materia prima, che peraltro è finita, quando abbiamo a disposizione delle risorse da riciclare?”.

Proprio CONOU, secondo il rapporto di sostenibilità 20 8 dell’ente, redatto secondo lo standard internazionale GRI, ha annunciato di aver raggiunto il primato europeo “circolarità 100%“, per cui le 187.000 tonnellate di olio raccolte e avviate a rigenerazione (+2,7% rispetto al 2017) hanno dato il via a una produzione di 123.000 tonnellate di basi rigenerate e 42.000 tonnellate di altri prodotti. Cioè in sostanza il 1 00% del raccoglibile, un risultato “che non ha pari in Europa” e vale per CONOU il primato di esserci riusciti per primi nel continente.

L’AUTORE
Paolo Tomasi, laureato in ingegneria civile presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, ha maturato un’esperienza trentennale nel Gruppo ENI, in AgipPetroli quale Direttore della Logistica, della Business Unit Lubricant & Special Product e delle attività estere con la presidenza di varie Consociate (Agip Deutschland, Agip España, American Agip etc.), in Ambiente come Direttore Generale. Consigliere del Consorzio degli Oli Usati dal 1994, lo guida come Presidente dal 2003.

CONOU, il valore di fare sistema

L’attività del CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, è uno degli esempi più virtuosi di economia circolare in Europa. L’efficacia della sua azione trae forza dall’integrazione sinergica di tutte le componenti della filiera, a partire dal segmento di raccolta

Il successo è sempre il frutto di un lavoro di squadra. Lo stesso si può dire per una grande organizzazione ambientale come il CONOU. Il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati. Una storia importante, partita ufficialmente nel 1984, ma legata ad un secondo dopoguerra, quando la pratica del riciclo scaturiva più dalla carenza di olio lubrificante necessario per far ripartire il Paese che dalle teorie ambientaliste. La storia del CONOU ha evidenziato, con il trascorrere degli anni e dei risultati ottenuti, la volontà di conciliare le ragioni della tutela ambientale e quelle della convenienza economica grazie alla capacità di leggere le trasformazioni culturali, sociali ed economiche del Paese e di operare scelte strategiche conseguenti.

CONOU, il valore di fare sistemaOggi il CONOU è quella che si definisce “un’eccellenza”, uno tra gli esempi più virtuosi di economia circolare che l’intera Europa può vantare. L’efficacia dell’azione del CONOU trae forza dall’integrazione sinergica di tutte le componenti della filiera, a partire dal segmento della raccolta. Nel corso del tempo l’intervento del Consorzio ha reso infatti possibile la trasformazione di piccole aziende poco strutturate in imprese con un assetto industriale in grado di operare su tutto il territorio nazionale, senza sprechi nel campo della logistica. Aziende che hanno avuto la capacità di qualificare il proprio intervento, riorganizzandosi e adeguando la propria struttura gestionale e infrastrutturale all’esigenza di un’attività di raccolta sempre più accurata e specializzata. Una progressione resa possibile anche grazie alla gestione manageriale del Consorzio.

Una filiera all’insegna dell’efficienza

Oggi i Concessionari sono in grado di affrontare il nuovo obiettivo posto con forza dal CONOU: migliorare la qualità dell’olio usato.

Una sfida che implica un’azione costante di sensibilizzazione dei produttori di lubrificanti usati affinché adottino tutte le misure necessarie a differenziare i rifiuti industriali, nel rispetto della normativa vigente e per non correre il rischio di contaminarli rendendone difficile, e in alcuni casi impossibile, la rigenerazione. Un rigore che è andato via via estendendosi a tutti gli stakeholder e che si rispecchia nel road show che il Consorzio ha pensato e realizzato insieme a Confindustria per promuovere presso le imprese il tema della qualità degli oli stoccati e raccolti. CircOILeconomy, questo il nome dell’iniziativa, ha già coinvolto alcuni dei più importanti distretti imprenditoriali del nostro Paese, da quello bresciano alla vasta area industriale afferente il polo di raffinazione di Porto Marghera, a Venezia, e che prevede di proseguire il proprio itinerario presso altre importanti aree industriali. Quello della diffusione di una corretta informazione sulla gestione degli oli minerali usati rappresenta un mandato fondante per il CONOU, tanto che il Consorzio sta pensando di integrare l’accordo raggiunto con Confindustria con altre intese simili da sottoscrivere con tutte le grandi organizzazioni di rappresentanza a cui fanno capo, ad esempio, aziende multiservizi con estese flotte di mezzi.

Un esempio a livello europeo

La vita degli oli industriali usati si prolunga, anzi si moltiplica, grazie ovviamente all’intervento dell’industria della Rigenerazione, e quella italiana ha la leadership in Europa.

Anche in questo caso si tratta di una supremazia acquisita grazie ad una lungimirante strategia che ha previsto un profondo processo di razionalizzazione della rete impiantistica nazionale, che si è concentrata sullo sviluppo di tre principali siti di raffinazione. Come per la raccolta, anche in questo caso il percorso compiuto è stato accompagnato dall’azione di sostegno del Consorzio, che ha intravisto da subito la necessità di tenere nel debito conto parametri economici e andamento dei mercati che presentavano numerose complessità. Per parte sua l’industria della Rigenerazione ha messo in campo investimenti e innovazione tecnologica che l’hanno posta in condizione di lavorare anche tipologie di lubrificanti usati che fino a non molti anni fa venivano destinate alla valorizzazione energetica attraverso la combustione o la termodistruzione. Oggi, grazie all’organizzazione del Consorzio, ben il 99% degli oli raccolti viene condotto a rigenerazione per la produzione di olio base, bitume e gasolio. Dal 1984 a oggi il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo così la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato, un’attività che ha consentito un risparmio complessivo, negli anni, di 3 miliardi di euro sulla bilancia energetica nazionale. Solo nel 2018 sono state raccolte circa 187 mila tonnellate di lubrificante usato, ancora una volta in crescita rispetto all’anno precedente. Un dato che, secondo il Groupement Européen de l’Industrie de la régénération (GEIR) rappresenta il massimo quantitativo raccoglibile in questo ambito e che colloca l’Italia ai massimi livelli europei e internazionali.