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Ridefinire le priorità

Ridefinire le priorità

Ridefinire le priorità: le politiche ambientali nell’autotrazione non devono, in piena crisi post epidemia, determinare ulteriori difficoltà al comparto industriale. Importante rivalutare strategie, ad esempio osservando che, nel periodo di massimo blocco del traffico, i livelli di inquinamento non si sono ridotti in proporzione

Prima di essere travolti dal dramma coronavirus, eravamo tutti bene attenti all’adozione di norme per un crescente rispetto dell’ambiente, una riduzione della CO2 e delle polveri sottili, anche in armonia con le direttive e le convenzioni internazionali. Tra le tante proposte di intervento l’obiettivo della decarbonizzazione nel sistema dell’autotrazione entro il 2030 era un mantra.

Tutti gli sforzi si sono concentrati verso la trasformazione della motorizzazione da termica ad elettrica, con qualche apertura verso l’utilizzo di fonti alternative come metano e GPL e con un orizzonte più lontano ed avveniristico verso lo sviluppo della alimentazione ad idrogeno. Questi gli orientamenti per il futuro.Ridefinire le prioritàNel presente la transizione green avrebbe avuto un costo (non so quanto calcolato). Un costo ed un rischio soprattutto per il sistema industriale dell’autotrazione in Italia, in ritardo rispetto all’aggressività delle case automobilistiche asiatiche.

Un onere ed un rischio giustificato dall’obiettivo di ridurre l’emissione di CO2, soprattutto delle polveri sottili ed altri inquinanti nocivi, oltre al contenimento della fattura energetica legata all’import di petrolio e gas naturale. Nella sommatoria dei plus e dei minus si ponevano quindi a confronto questi fattori.

L’irruzione del Covid-19 ha sparigliato molti parametri e determinato la necessità di rivalutare molte strategie e ridefinire le priorità. In primo luogo si è scoperto che, proprio nei giorni di massimo blocco della circolazione dovuto al lockdown, nelle principali città italiane le centraline di rilevazione non hanno registrato una riduzione proporzionale né di CO2 né di particolato né di polveri sottili.

I mezzi di informazione non hanno dato il dovuto risalto alla notizia, ma i dati sono a disposizione. Si è parlato del ritorno alla limpidezza dell’acqua dei laghi e dei fiumi ma non della persistenza delle polveri sottili.

Forse il sistema delle centraline non è del tutto affidabile e sarebbe utile pensare un suo superamento.

L’altro fenomeno determinato dal Covid-19 è stato il crollo delle quotazioni del petrolio e conseguentemente del gas naturale, così la fattura energetica non ha più quella incidenza che si registrava prima della crisi, spostando peraltro i problemi sulla tenuta occupazionale di un comparto tanto importante come quello dell’energia. La stessa coerenza del Piano Energetico Nazionale va rivista. Vanno riconsiderate tutte le valutazioni, vanno aggiornate le priorità.Ridefinire le prioritàPrima della crisi gli interventi in campo ambientale avevano una priorità assoluta su ogni altra considerazione, i costi e gli investimenti di riconversione trovavano un tempo di rientro lungo, giustificato dalla convinzione della improrogabilità di misure destinate alla salvaguardia dell’ambiente.

Ma la realtà determinata dalla crisi sanitaria (produzione industriale a marzo meno 38%, PIL 2020 meno 9.5%, rapporto D/PIL 155/160%) impone una profonda riflessione circa le scelte e gli orientamenti assunti nel periodo precedente alla crisi.

Va trovata, ove possibile, una mediazione tra obiettivi e condizioni reali del momento.

Nel caso dell’autotrazione, ad esempio, appare opportuno non spingere per provvedimenti che possano accentuare le difficoltà per il comparto industriale che produce in Italia. La riduzione delle emissioni potrà essere perseguito incentivando la rottamazione del vecchio parco dei mezzi da euro 0 ad euro 3. Si tratta di oltre 4.6 milioni di veicoli la cui sostituzione con veicoli di nuova generazione contribuirebbe sia alla riduzione degli inquinanti sia alla rivitalizzazione di un settore come quello dell’industria automobilistica.

Il tema della trasformazione tecnologica dei propulsori non va abbandonato ma va unicamente contemperato alle nuove priorità imposte dalla più grave e profonda crisi che abbia colpito l’intera comunità mondiale. Nel frattempo dovremo incentivare la ricerca per colmare il ritardo tecnologico e produttivo in cui ci troviamo, ad esempio nella produzione di batterie e sistemi di accumulo di energia elettrica. Anche in questo campo siamo in ritardo rispetto alle tecnologie e alla capacità produttiva dei Paesi dell’est asiatico e non solo. Anche in questo caso dovremmo riflettere sulle politiche adottate che ci hanno portato a cedere società come Marelli per calcoli meramente mercantili con la cessione non solo di marchio ed immagine ma soprattutto di know how.