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PNRR e telemedicina: la sanità di domani

PNRR e telemedicina: la sanità di domani

La pandemia ha lasciato il Servizio Sanitario Nazionale con le ossa rotte, rendendo necessario un intervento straordinario. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dedica quindi una intera Missione, la 6, alla salute, con l’obiettivo di potenziare la capacità di prevenzione e cura del SSN a beneficio di tutti i cittadini, garantendo un accesso equo e capillare alle cure.

Le risorse che il PNRR destina alla Missione Salute ammontano a 15,63 miliardi di euro. A queste, si aggiungono 2,38 miliardi di euro dal Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari al PNRR (PNC); 1,71 miliardi di euro dal Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU); e 625 milioni di euro per il Programma Nazionale-Equità nella Salute, destinato a potenziare la salute in sette Regioni del Mezzogiorno. Il totale, dunque, supera i 20 miliardi di euro.

Gli interventi della Missione Salute del PNRR si dividono in due aree principali: ridisegnare la rete di assistenza sanitaria territoriale e digitalizzare il SSN, innovando anche il parco tecnologico ospedaliero.

Si prevede, dunque, l’acquisto di almeno 3.100 nuove grandi apparecchiature sanitarie operative; la digitalizzazione di 280 strutture ospedaliere; l’aumento di 7.700 posti letto; il rinnovamento e la ristrutturazione di 651 strutture tra Pronto Soccorso, Dipartimenti di emergenza e accettazione e strutture di supporto ospedaliero e territoriale, attraverso uno specifico piano di riorganizzazione volto ad affrontare adeguatamente le emergenze pandemiche.

Per quanto riguarda l’assistenza territoriale, invece, il progetto di riforma è stato adottato con il Dm 77/2022. Viene prevista l’apertura di 1.350 Case della Comunità, dove lavoreranno equipe multiprofessionali che assicureranno servizi diagnostici, ambulatoriali, di prevenzione, prelievi, vaccinazioni, assistenza domiciliare di base e integrazione con i servizi sociali. Saranno aperti 400 Ospedali di Comunità con 20 posti letto ciascuno, che svolgeranno una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero per evitare ricoveri ospedalieri impropri e per favorire la stabilizzazione clinica ed il recupero funzionale del paziente.

Vengono previste 600 Centrali Operative Territoriali per coordinare servizi e professionisti. Vengono rafforzati l’assistenza domiciliare, la Rete delle cure palliative e i Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie.

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Insomma, nei prossimi tre anni ci saranno continue inaugurazioni di nuove strutture e nuovi macchinari. Ma chi ci lavorerà? Chi le utilizzerà? Oggi è complicatissimo garantire la copertura dei turni presso le strutture sanitarie esistenti. Non è dunque immaginabile prevedere che lo stesso numero di professionisti attualmente in servizio possa in futuro lavorare anche in queste nuove strutture.

Sarà dunque necessario avviare un piano di assunzioni straordinario per il quale, com’è ovvio, occorrono risorse a regime, che al momento non risultano facilmente reperibili. Il rischio di creare scatole vuote che non riusciranno a rinforzare l’assistenza sanitaria territoriale, allora, è dietro l’angolo.

Discorso a parte merita la telemedicina, che all’interno del PNRR copre un ruolo importante, consentendo l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza. Campo in rapida evoluzione, anche grazie alle conseguenze del Covid-19, consiste in consultazioni virtuali con specialisti, monitoraggi a distanza, tecnologie di realtà virtuali utili a simulare procedure mediche, intelligenza artificiale in grado di analizzare grandi volumi di dati medici per aiutare gli operatori sanitari a formulare diagnosi e raccomandazioni terapeutiche, dispositivi indossabili e app che i pazienti possono utilizzare per monitorare la propria salute, prescrizioni elettroniche e addirittura chirurgia a distanza, grazie alla quale i chirurghi possono eseguire interventi a distanza utilizzando la tecnologia robotica.

Si tratta dunque di una rivoluzione destinata a sconvolgere del tutto la pratica medica, e che pone non pochi quesiti di carattere etico e deontologico. Ma, in un Paese in cui il Fascicolo Sanitario Elettronico è ancora ampiamente inutilizzato, saremo in grado di cavalcarla? 

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Le competenze per innovare

Le competenze per innovare

I manager devono guidare il processo di trasformazione digitale del Paese. In questa prospettiva abbiamo sottoscritto un patto di collaborazione con Aused, Cio Aica Forum, Cio Club Italia, Cionet Italia e Fidainform, associazioni di rappresentanza dei manager dei sistemi informativi.

L’innovazione è uno dei pilastri su cui fondare la ripresa nazionale, come dimostra chiaramente la direzione intrapresa dal nostro Paese. Per la missione numero 1 del PNRR, denominata Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, il piano prevede lo stanziamento di oltre 40 miliardi di euro.

Risorse ingenti, in grado di far cogliere all’Italia tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, descritte da termini come digitale, robotica, Internet of things.

Per proiettare davvero il Paese nel futuro e per favorire una crescita stabile e durevole, è necessario però che i processi di innovazione siano guidati, nel settore pubblico e in quello privato, da manager dotati delle competenze decisive per incidere.

Proprio nell’ottica di strutturare un solido network di conoscenze e competenze che possa collocarsi come interlocutore di primo piano per le istituzioni e l’intero settore privato, la nostra Federazione ha recentemente sottoscritto un patto di collaborazione e consultazione permanente con le più rilevanti associazioni di rappresentanza dei manager dei sistemi informativi (Aused, Cio Aica Forum, Cio Club Italia, Cionet Italia e Fidainform).

L’intero sistema produttivo italiano, a partire dal vastissimo bacino di Pmi che caratterizza il nostro patrimonio industriale, ha bisogno, oggi più che mai, di puntare sulla managerialità It d’eccellenza, considerando che nei prossimi anni la gran parte dei processi produttivi arriverà a essere completamente automatizzata. Ecco perché, insieme a queste associazioni, intendiamo costituire percorsi di certificazione delle competenze che offrano ai manager It aggiornamenti qualificati di tipo tecnico (si pensi a un tema continuamente “in progress” come quello della cybersecurity), oltre a un potenziamento complessivo delle soft skill indispensabili per guidare realtà di successo.

Riteniamo che i manager It, formati attraverso i nostri percorsi, possano davvero rappresentare degli “agenti del cambiamento” e possano progressivamente pesare sempre più anche all’interno dei consigli di amministrazione.

Pensiamo inoltre a un ulteriore step: proponiamo infatti che, nel quadro delle tante risorse oggi disponibili per il Paese, sia prevista l’istituzione di un voucher adeguatamente calibrato che aiuti finanziariamente le aziende, soprattutto le Pmi, ad avvalersi di manager It.

Anche perché i processi di digitalizzazione sono necessari per realizzare altresì uno sviluppo davvero ambientalmente sostenibile. Basti pensare alle molteplici applicazioni su cui tali processi incidono in tutti i settori: dall’energia alla produzione manifatturiera, ai trasporti, alla sanità, all’organizzazione del lavoro, solo per citarne alcuni.

Lavoriamo quindi, insieme, per contribuire a guidare la crescita dell’Italia sul doppio binario dell’innovazione e della sostenibilità.

Il PNRR, i Piani delle Ferrovie, le Nuove Regole

Il PNRR, i Piani delle Ferrovie, le Nuove Regole

Il PNRR costituisce l’occasione anche per scrivere le regole per la realizzazione degli investimenti pubblici, in particolare nelle infrastrutture, e tra queste segnatamente quelle per il settore ferroviario. Nel Recovery Plan infatti, come è noto, ben 24,77 miliardi di euro sono destinati a interventi infrastrutturali nelle ferrovie.

Accedere ai fondi del PNRR infatti significa non solo ricevere risorse, ma anche condividerne le regole, i meccanismi che incentivano, spingono a fare delle cose e a farle in tempi adeguati. In particolare, ci sono delle condizioni. Le milestones le pre-condizioni per l’attuazione del Programma, impongono azioni di efficientamento della macchina pubblica.

Le regole

Lo scorso gennaio 2022 il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) ha presentato un nuovo approccio che verrà utilizzato dal Ministero per realizzare infrastrutture resilienti e sostenibili.

Approccio fortemente innovativo coerente con i principi europei e internazionali del Next Generation EU e dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e, soprattutto, con le nuove linee guida del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) riguardanti la valutazione degli investimenti pubblici secondo indicatori di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Le Linee Guida del Ministero prevedono, in estrema sintesi:

1) la definizione del “CHE COSA” debba essere progettato in una cornice più generale di promozione dello sviluppo sostenibile;

2) la definizione del “COME” pervenire ad una efficiente progettazione dell’opera, così come individuata nella prima macro-fase, tenendo conto degli elementi qualificativi di sostenibilità dell’opera stessa lungo l’intero ciclo di vita.

CHE COSA

In questa prima fase viene evidenziato il quadro esigenziale relativo ai fabbisogni del contesto economico e sociale e ai correlati obiettivi e indicatori di prestazione.

In linea generale, il quadro esigenziale contiene:

  1. a) gli obiettivi generali da perseguire attraverso la realizzazione dell’intervento, con riferimento a quanto indicato all’articolo 23, comma 1 del Codice degli Appalti. Agli obiettivi generali sono associati specifici indicatori di risultato (con relativa indicazione delle fonti di verifica);
  2. b) i fabbisogni della collettività, o della specifica utenza alla quale l’intervento è destinato, da porre a base dell’intervento;
  3. c) le esigenze qualitative e quantitative dell’amministrazione committente e della specifica utenza, che devono essere soddisfatte attraverso la realizzazione dell’intervento;
  4. d) l’eventuale indicazione…delle alternative progettuali da individuare e analizzare nel documento di fattibilità delle alternative progettuali.

Sulla base del quadro esigenziale, il documento di fattibilità sviluppa un confronto comparato tra alternative progettuali che possono riguardare, a titolo di esempio:

– la localizzazione dell’intervento per le opere di nuova costruzione;

– le scelte modali e le alternative di tracciato per le infrastrutture di trasporto;

– l’alternativa tra la realizzazione di una nuova costruzione o il recupero di un edificio esistente, ovvero il riutilizzo di aree dismesse o urbanizzate o degradate, limitando ulteriore consumo di suolo;

– le alternative di approvvigionamento idrico e/o gli interventi per migliorare l’efficienza delle reti di distribuzione.

L’analisi costi benefici (ACB) è il principale strumento metodologico a supporto della scelta tra alternative progettuali.

COME

Individuata l’alternativa progettuale complessivamente “preferibile”, nella seconda fase il documento di indirizzo alla progettazione (DIP) disciplina la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica (PFTE). Nel DIP si rinvengono i requisiti prestazionali che dovranno essere perseguiti dalle strategie progettuali.

Per il settore ferroviario il MIMS – Struttura Tecnica di Missione – ha elaborato le linee guida operative per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche specificamente per il settore ferroviario, un “vademecum”, come è precisato nel documento.

Come previsto nel Codice degli Appalti, il progetto di fattibilità tecnico economica (PFTE) comprende l’analisi quantitativa dei fabbisogni per la collettività, da porre a base dell’intervento, oltre alle analisi previste nello Studio di Fattibilità, ovvero:

  • analisi delle alternative di progetto e relativa fattibilità tecnica;
  • sostenibilità finanziaria e convenienza economico-sociale;
  • compatibilità ambientale e verifica procedurale;
  • analisi del rischio e di sensitività.

Nelle Linee Guida viene confermata la necessità della preliminare analisi economica che può essere analisi Costi Efficacia o la classica Analisi Costi Benefici (redatta secondo le linee guida UE), a seconda della rilevanza del progetto.

Una parte fondamentale nella analisi di progetto occupano le analisi di sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti.

Queste le regole generali. Ma i documenti del MIMS contengono delle specifiche linee guida per il settore ferroviario, proprio per la sua rilevanza. Le specifiche linee guida di dettaglio sono contenute in un c.d. “Vademecum”, redatto dalla Nuova Struttura Tecnica di Missione del Ministero. Il documento descrive puntualmente la metodologia di valutazione da applicare alle potenziali opere oggetto di finanziamento da parte del MIMS, attraverso le principali dimensioni cha caratterizzano la sostenibilità di un progetto – economica, ambientale, sociale e di governance – oltre che gli aspetti di natura trasportistica strettamente connessi al settore di riferimento.

I piani delle Ferrovie

I fondi del PNRR sono tanti ma non esauriscono il fabbisogno di Ferrovie derivante da un programma di modernizzazione tecnica e di rispondenza dell’offerta in termini di qualità e di quantità alla domanda passeggeri e merci attuale e prospettica, come stiamo per vedere.

Coerentemente con la normativa per la semplificazione delle procedure e la velocizzazione degli investimenti ferroviari, il 30 dicembre 2021 il MIMS ha trasmesso al Parlamento il Documento Strategico della Mobilità Ferroviaria di passeggeri e merci (DSMF) previsto nell’ambito delle riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per velocizzare l’iter di definizione e approvazione del Contratto di Programma tra MIMS e Rfi 2022-2026.

Come è noto sono previsti, a livello europeo, i seguenti importanti target su due orizzonti temporali (2030 e 2050):

  • Entro il 2030 il traffico ferroviario ad alta velocità ed il traffico ferroviario merci dovranno rispettivamente raddoppiare ed aumentare del 50% rispetto ai livelli del 2015. Parallelamente, i trasporti di linea collettivi inferiori a 500 km dovranno essere a emissioni zero.
  • Entro il 2050 il traffico ferroviario ad alta velocità dovrà triplicare, il traffico merci ferroviario dovrà raddoppiare, tutti i costi esterni del trasporto intra UE dovranno essere coperti dagli utenti del trasporto.

Con riferimento a tali obiettivi, la programmazione di medio-lungo termine definita prima nel PNRR e poi nell’Allegato al DEF 2021 prevede per la modalità ferroviaria lo sviluppo di sistemi integrati di trasporto a lunga percorrenza e locale per una mobilità sostenibile, per conseguire gli obiettivi generali di:

  • ridurre le disuguaglianze territoriali in termini di dotazione infrastrutturale e di servizi di mobilità, basandosi, tra l’altro, su criteri di accessibilità territoriale ed equità;
  • ridurre le emissioni di gas climalteranti e l’inquinamento, in particolar modo nelle città, e procedere nel percorso della decarbonizzazione e della transizione ecologica che vede il trasporto ferroviario svolgere un ruolo centrale;
  • piena realizzazione dei corridoi europei TEN-T;
  • potenziamento e la messa in sicurezza della circolazione ferroviaria grazie all’estensione dell’utilizzo dell’ERTMS a tutta la rete. Oggi l’ERTMS è operativo su 758 km linee di Alta Velocità (AV), mentre sono in avvio le prime realizzazioni sui corridoi europei (1.500 km). L’obiettivo è quello di accelerare l’attrezzaggio con ERTMS del 100% della rete e della flotta circolante entro il 2035;
  • aumento della resilienza alla crisi climatica, con il rafforzamento della resilienza dell’infrastruttura, l’efficientamento energetico e l’aumento della sicurezza;
  • potenziamento e l’estensione dell’Alta Velocità (AV), ossia l’estensione della connettività e prestazioni dell’AV realizzando infrastrutture diverse per le esigenze di ciascun territorio, affiancando alla realizzazione di nuove linee, interventi di velocizzazione e superamento delle situazioni di saturazione;
  • miglioramento delle reti regionali, interregionali e dei nodi ferroviari delle città metropolitane (considerando anche lo sviluppo delle linee storiche ad utilizzo turistico);
  • miglioramento del sistema logistico nazionale, attraverso il potenziamento dei collegamenti di ultimo miglio con aeroporti, porti e terminali merci. È prevista la realizzazione dei collegamenti con i principali aeroporti Core oggi non connessi alla rete ferroviaria;
  • aumento della qualità delle stazioni, le quali vanno valorizzate quali nodi intermodali e poli di attrazione per lo sviluppo sostenibile del territorio e del suo sistema di mobilità;
  • innovazione tecnologica da sviluppare nell’ambito di tutti i sottosistemi dell’infrastruttura ferroviaria nazionale e a livello di impianti di alimentazione del materiale rotabile a trazione alternativa (treni a idrogeno), di cui è stata avviata la fase di sperimentazione utilizzando le risorse messe a disposizione nel PNRR.

LE RISORSE

Le risorse del PNRR contrattualizzate sono pari a 23,86 Mld di euro.

I Fabbisogni finanziari per il nuovo Contratto di Programma-Investimenti 2022-2026 – portafoglio progetti in corso e programmatico – si attestano a 213.447,72 Mln di euro di cui:

  • 187,54 Mln di euro di opere in corso finanziate;
  • 554,72 Mln di euro di fabbisogni programmatici relativi al successivo quinquennio di vigenza contrattuale (2022-2026).

I fabbisogni finanziari per il nuovo Contratto di Programma-Servizi 2022-2026 (risorse necessarie a garantire il presidio manutentivo dell’infrastruttura) ammontano complessivamente a 3.356 Mln di euro (per ciascun anno, ndr), così articolate:

  • 200 Mln di euro per ciascun anno del periodo 2022-2026 per le attività in conto capitale di manutenzione straordinaria;
  • 156 Mln di euro per ciascun anno del periodo 2022-2026 per le attività in conto esercizio del contratto.

 

Un Patto della dirigenza per l’Italia

Un Patto della dirigenza per l’Italia

Grande successo, in termini di partecipazioni e riscontri sui media, per la nostra Assemblea nazionale. Le migliori competenze manageriali sono pronte a lavorare alla realizzazione del Pnrr.

La ripresa del nostro Paese non può prescindere da un ruolo centrale dei manager. Il contributo offerto dalle nostre professionalità sarà infatti determinante per realizzare gli interventi previsti dal Pnrr e per guidare un percorso di sviluppo sostenibile e inclusivo. In ragione di ciò, dal palco della nostra Assemblea nazionale, ho voluto lanciare con forza il “Patto della dirigenza per l’Italia”, un piano di intenti che promuova una stretta collaborazione tra pubblico e privato per aiutare l’Italia a crescere, nel rispetto della legalità e valorizzando le tante competenze che i nostri manager possono mettere a disposizione.

L’Assemblea ha rappresentato un successo senza precedenti per la nostra Federazione. All’evento hanno partecipato oltre 600 tra dirigenti d’impresa e rappresentanti di vertice delle istituzioni, tra cui esponenti del Governo, oltre a primarie personalità delle rappresentanze industriali e politiche.

Numerosissime sono state inoltre le uscite sulla stampa e sui principali telegiornali nazionali, che hanno coperto l’evento con servizi di primo piano. Una soddisfazione enorme per il nostro impegno, che ogni giorno portiamo avanti, anche grazie al prezioso lavoro svolto sul territorio.

Come manager, siamo pronti a essere coinvolti sul banco di prova principale, quello che riguarda il più ambizioso piano di riforme e investimenti che si ricordi dal dopoguerra, magistralmente strutturato dal Governo Draghi.

L’Italia saprà spendere gli oltre 222 miliardi di euro previsti, oltre alle altre risorse nazionali ed europee disponibili?

È un’impresa titanica, ma per farcela servono le migliori competenze manageriali, quelle delle donne e degli uomini che ogni giorno sono chiamati, nelle proprie aziende, a superare gli ostacoli imposti dalla crisi. La cultura manageriale è la via per gestire le risorse del Pnrr come un grande budget da utilizzare per il bene comune.

Promuovendo altresì un’impostazione progettuale che non si barrichi dietro i “no” di comodo, ma abbia il coraggio di dire chiaramente sì alle opportunità, industriali e infrastrutturali, che il Paese ha di fronte. È cruciale che gli impegni previsti siano realizzati attraverso, per rispettare le verifiche progressive delineate dall’Ue e per rispondere alle giuste aspettative delle giovani generazioni.

Su questo punto, nel corso dell’Assemblea, ho registrato un’ampia e confortante adesione da parte dei colleghi presenti e una proficua interlocuzione con i nostri autorevoli ospiti. Il settore pubblico deve aprirsi davvero alle migliori potenzialità del privato. Non è ammissibile, come ho pubblicamente affermato, che sia mantenuto, per le retribuzioni dei manager nella Pa o nelle società partecipate, un tetto che è assolutamente fuori mercato e che non può portare ad avere “in squadra” i migliori. Se il nostro Paese vuole essere competitivo, deve smetterla di giocare al ribasso. Possiamo pensare in grande perché abbiamo grandi capacità.

 

Gli aspetti da conoscere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Italia

Si parla ormai da parte di tutte le forze politiche e delle istituzioni di PNRR. Pochi – per la verità – si sono avventurati per comprenderne in profondità i meccanismi, il contesto giuridico, economico e le reali possibili conseguenze.

Si può comprendere: si tratta di migliaia di pagine, di rinvii normativi, di interconnessioni continue fra istituzioni comunitarie e nazionali. La posta in gioco è molto alta: è lo sforzo di modernizzazione del nostro paese paragonabile al piano Marshall dell’immediato dopoguerra, ma dimensioni di gran lunga più rilevanti.

Di seguito, e in estrema sintesi, gli aspetti principali:

La nascita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Italia: basi giuridiche e tappe principali

 

Base giuridica Risorse stanziate
REGOLAMENTO (UE) 2020/2094 DEL CONSIGLIO del 14 dicembre 2020 che istituisce uno strumento (NGEU) dell’Unione europea per la ripresa, a sostegno alla ripresa dell’economia dopo la crisi COVID-19 750 Mld Euro
REGOLAMENTO (UE) 2021/241 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 12 febbraio 2021 che istituisce il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza 672,5 Mld Euro

(360 Mld prestiti e 312,5 Mld sovvenzioni)

Il 25 aprile 2021 il Governo italiano ha ufficialmente trasmesso alla CE il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza dell’Italia “Italia Domani” 235 miliardi di euro

(Risorse UE e Nazionali)

DECISIONE DI ESECUZIONE DEL CONSIGLIO del 13/07/2021 relativa all’approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia /
DECRETO-LEGGE 6 maggio 2021, n. 59 “Misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti” 30,6 Mld Euro

Risorse PNRR in Italia

L’importo complessivo del PNRR Italia è pari a 235,1 Mld Euro di cui:

  • 191,5 Mld Euro a valere sul RRF (€68,9 Mld di sovvenzioni e €122,6 Mld di prestiti) e di cui parte delle risorse sono state stanziate tramite il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) per 15,6 mld di €;
  • è stato istituito un Fondo Nazionale Complementare per un importo complessivo pari a 30,6 mld di €;
  • 13 mld di € sono state assegnate per il tramite del Fondo React EU.

Struttura PNRR in Italia

Il PNRR contiene un pacchetto di riforme strutturali e investimenti per il periodo 2021-2026 articolato in 6 MISSIONI:

MISSIONE 1 – TRANSIZIONE DIGITALE, COMPETITIVITÀ, CULTURA E TURISMO

MISSIONE 2 – TRANSIZIONE VERDE

MISSIONE 3 – INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

MISSIONE 4 – ISTRUZIONE E RICERCA

MISSIONE 5 – INCLUSIONE E COESIONE

MISSIONE 6 – SALUTE E RESILIENZA

Attuazione Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Italia

Legge n. 108 del 29 luglio 2021 (ex DL n. 77 del 31 maggio 2021) “Governance del Piano Nazionale di rilancio e resilienza prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”.

Come è evidente si tratta di una struttura di piano di estrema complessità che avrà bisogno – per un efficace governance – di capacità professionali e di coordinamento notevoli.

Ma vediamo di approfondirne alcuni aspetti.

La novità più significativa – come notato da molti editorialisti – è data dal fatto che si è finalmente creato un “debito comune” fra i paesi aderenti all’Unione Europea. In sostanza il denaro da spendere non viene dal bilancio comunitario alimentato – come è noto – attraverso diversi meccanismi dagli stati aderenti. È la stessa Unione Europea – soggetto transnazionale – ad indebitarsi sul mercato finanziario, con la forza della sua credibilità e del suo rating AAA. È di tutta evidenza che il cambiamento è storico soprattutto con riferimento alle diverse sensibilità fra parte “rigorista” (nord Europa) e gli stati che durante la crisi dell’euro erano chiamati PIIGS, acronimo riferito anche al nostro paese. Ovviamente sono gli stessi stati membri a doversi fare carico della restituzione del denaro preso a debito entro il lontano 2056.

La sfida maggiore è data dalla scadenza, fissata nei regolamenti, ed è – come è noto – il 31 dicembre 2026. Osservo sommessamente che si analizza la serie storica della capacità di spesa di amministrazioni pubbliche nazionali e locali, sembra un obiettivo a dir poco rivoluzionario per il nostro paese.

La Commissione europea ha erogato ieri all’Italia il prefinanziamento a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e resilienza (PNRR) per un importo di 24,9 miliardi di euro, pari al 13% dei 190,5 miliardi stanziati a favore del paese. I 24,9 miliardi di euro sono composti per 8,957 miliardi da aiuti a fondo perduto e per 15,937 miliardi da prestiti. I pagamenti del rimanente 87% saranno versati in base al completamento dei target fissati.

Oltre ai target fisici, collegati ad investimenti ben individuati, sono stati previsti nel piano obiettivi di riforma di significato enorme. Basti pensare all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, all’accelerazione della giustizia civile e penale, rafforzamento della concorrenza, riforma fiscale e modernizzazione del mercato del lavoro.

A conclusione di questa sintetica analisi, è opportuno concentrarsi sulla parte del piano relativo alle riforme: perché i piani nazionali di ripresa e resilienza sono soprattutto piani di riforma.

Le riforme debbono avere lo scopo di affrontare le debolezze del paese sia un’ottica strutturale, sia ai fini della ripresa e resilienza del sistema economico e sociale, a fronte delle trasformazioni provocate dalla crisi pandemica.

Il piano delinea tre tipologie di riforme: orizzontali, abilitanti e settoriali. La riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario fanno parte delle riforme orizzontali.

Quella matassa da districare

Quella matassa da districare

La burocrazia costa circa 30 miliardi di euro all’anno alle Pmi italiane. Ora che il Pnrr traccia la strada delle riforme, l’imperativo è: ammodernare il Paese, semplificare tutto!

Affinché la ripresa post Covid non sia solo un auspicio, ma diventi tema costitutivo della nostra quotidianità, le riforme di accompagnamento al Pnrr vanno attuate nel segno di un riavvicinamento dello Stato ai cittadini. Con un imperativo chiaro: districare la matassa burocratica che limita le potenzialità delle imprese italiane.

Oggi la burocrazia costa circa 30 miliardi di euro l’anno alle aziende del nostro Paese e può pesare fino al 4% del fatturato di una piccola impresa. Le nostre migliori risorse professionali sono spesso costrette a rapportarsi con procedure troppo complesse e con una stratificazione normativa sconfortante, oltre che con modalità e tempistiche autorizzative non all’altezza di un Paese competitivo.

Il Pnrr è la grande chance che abbiamo non solo per ripartire, ma anche per rivedere l’impianto organizzativo del Paese, superando il vizio italiano dell’immobilismo che si barrica dietro una costante incapacità decisionale.

Le grandi opere devono essere fatte, va detto convintamente. E si possono fare senza lasciare margini alla corruzione, al clientelismo o al pressappochismo. Abbiamo tutte le competenze manageriali e amministrative per realizzarle al meglio, valutando possibili impatti ambientali, economici e sociali.

Pubblico e privato devono lavorare insieme per incidere davvero sui territori, a partire dalle aree più fragili del Paese che hanno bisogno di interventi chiari, capaci di apportare benefici in termini di occupazione e benessere complessivo.

In questo senso, il nostro riferimento è la sostenibilità, intesa nella sua accezione più ampia e nel rispetto del principio cardine del “do not significant harm”: agire ma senza nuocere.

Come riportato anche da autorevoli fonti stampa, secondo l’ultima classifica annuale della Banca mondiale sulla facilità di fare impresa, l’Italia occupa la 58esima posizione, dietro il Kosovo.

Il Paese di Leonardo da Vinci, Marconi e Fermi è oggi aggrovigliato su sé stesso e non riesce a essere attrattivo per investitori esteri di qualità, che possano integrare il nostro sistema produttivo.

Ecco perché accogliamo con favore l’approccio fissato dall’agenda Draghi; il governo sta dimostrando di voler procedere in tempi brevi per offrire a istituzioni, cittadini e imprese il framework migliore in cui realizzare gli obiettivi del Pnrr.

La burocrazia è di fatto la struttura sociale più diffusa sul pianeta, che coi suoi costi stratosferici colpisce imprese e organizzazioni di qualsiasi dimensione e settore.

Ma un nuovo paradigma sta prendendo forma: decentralizzato, fondato sulla relazione e sulla trasparenza, leggero nelle regole e orientato a una strategia condivisa.

Questo vale per lo Stato, ma vale ancor prima per noi manager. Dobbiamo cambiare anche idea di organizzazione d’impresa, verso forme più agili, più veloci e più innovative. Ammodernando l’impresa, semplificando tutto.