Dimostra che sei un essere umano


impegno

Editoriale del Presidente: La forza di non fermarsi

Editoriale del Presidente: La forza di non fermarsi

Siamo ancora in piena fase di ripartenza ma il calo dei contagi dovuto ai benefici della campagna vaccinale ci conforta e imprime nuova fiducia ed energia per affrontare tutte le sfide che, giorno per giorno, ci troviamo davanti.

Nonostante le difficoltà, quello appena trascorso è stato un anno di fortissimo impegno da parte della nostra organizzazione, uno sforzo riconosciuto anche nei primi mesi del 2021 che confermano il trend di crescita delle iscrizioni, segno di rinnovata fiducia e soddisfazione da parte dei colleghi.

Ripartiamo proprio da qui. Dalla fiducia in un’organizzazione che, come è noto, non si è mai fermata, lavorando in smart-working e assicurando agli iscritti e alle loro famiglie i servizi, le tutele e l’assistenza da parte di tutti gli uffici della struttura.

Il supporto e la presenza per i colleghi e per le loro famiglie è stata la nostra priorità. Le distanze imposte dalla pandemia hanno reso spesso difficile superare le difficoltà, mi scuso se in alcuni casi i riscontri attesi non sono stati tempestivamente esaurienti, ma nonostante gli ostacoli incontrati lungo il percorso di questi difficili mesi, non ci siamo mai arresi e abbiamo puntato sempre all’obiettivo: garantire tutele e servizi ai colleghi e fare la nostra parte per contribuire alla ripartenza del territorio.

Intanto il tempo è trascorso e siamo giunti alle porte dei due importanti appuntamenti per la nostra Associazione, l’Assemblea Annuale e le Elezioni per il Rinnovo degli Organi Sociali, un rinnovo che, nonostante gli sforzi di tutti, Commissione Elettorale in primis, ha subito i ritardi legati alla pandemia che ha rallentato la tabella di marcia al fine di consentire a tutti i colleghi, anche quelli sprovvisti di posta elettronica, di ricevere le informazioni necessarie per esercitare il proprio diritto di voto.

Le elezioni per il rinnovo degli organi rappresentano sempre un’occasione importante per dare nuovo slancio e nuova forza alla nostra Compagine Associativa.

Questo numero speciale di Professione Dirigente è dedicato interamente alla presentazione dei curricula dei colleghi che hanno presentato la propria candidatura, al fine di offrire a tutti pari visibilità e consentire a ciascun iscritto di esprimere la propria preferenza con la maggior consapevolezza possibile. Numerosi i candidati agli Organi di Federmanager Roma, di cui ben 63 nuovi colleghi e di questi 24 appartenenti a nuove aziende (22 colleghi e 8 aziende nel Consiglio Direttivo, 2 colleghi e 2 aziende nel Collegio dei revisori, 4 colleghi e 3 aziende nel Collegio dei Probiviri, 35 colleghi e 11 aziende nell’Assemblea dei Delegati).

Tra i candidati troverete nomi nuovi, sia per tutte le cariche in rinnovo, segno che l’operato della nostra realtà associativa ha suscitato l’interesse da parte di aziende e colleghi che per la prima volta si avvicinano a Federmanager Roma e sono pronti a scendere in campo in prima linea e a mettersi in gioco per l’interesse comune.

Nei miei 6 anni di mandato da presidente, questa Associazione ha compiuto passi importanti su molti fronti: relazioni industriali e istituzionali, politiche attive del lavoro, innovazione, certificazione delle competenze, assistenza contrattuale e previdenziale, welfare e servizi per i colleghi iscritti e le loro famiglie. Sono stati 6 anni intensi che ci hanno visto crescere insieme, combattere battaglie vecchie e nuove, impegnarci alla ricerca di nuove opportunità e studiare nuovi progetti rivolti alla crescita e alla tutela dei colleghi. In questi 6 anni abbiamo organizzato più di 100 eventi.

Un altro elemento di orgoglio è poter contare numerosi colleghi romani tra gli eletti alle cariche nazionali degli organi e degli enti Federmanager. Negli ultimi 6 anni oltre 40 colleghi di Roma hanno ricoperto incarichi elettivi a livello nazionale, di cui 5 alla presidenza di Enti Bilaterali e Collegi del Sistema Federmanager, alcuni riconfermati per due mandati.

Oltre a restare sempre operativi per i colleghi, seppur a distanza e nel rispetto delle norme di sicurezza di volta in volta emanate dal Governo, abbiamo continuato ad operare sul fronte delle relazioni istituzionali sia a livello locale che nazionale, al fianco della nostra Federazione.

I nuovi contesti economici hanno modificato radicalmente il modo di fare impresa, le organizzazioni aziendali e il management stesso. Il nostro ruolo di Organizzazione di rappresentanza, in questa realtà nuova e priva di riferimenti, assume un ruolo ancora più centrale. Le skills manageriali appaiono sempre più essenziali per traghettare le aziende oltre la crisi e soprattutto per la realizzazione del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza predisposto dall’Europa che richiede competenze specifiche e rappresenta l’occasione di rinascita che il nostro paese non può assolutamente perdere.

Per questa ragione abbiamo intensificato il nostro impegno nella difesa del posto di lavoro mettendo in primo piano la formazione e la certificazione delle competenze per orientate i colleghi sulle mutate esigenze del mercato del lavoro.

Il nostro progetto di certificazione delle competenze “Be Manager” ha certificato oltre 500 colleghi, quasi 100 su Roma, nei profili di Innovation Manager, Export Manager, Manager di Rete, Temporary Manager e Manager per la Sostenibilità.

Abbiamo sperimentato nuovi modi di stare insieme a distanza continuando ad organizzare incontri e a fare network, abbiamo iniziato e portato a termine progetti formativi e di politiche attive con l’obiettivo di favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro e agevolare la managerializzazione delle PMI che rappresentano il 92% delle imprese attive sul nostro territorio e dalle quali dipende la ripresa del nostro sistema economico.

In tale contesto siamo orgogliosi dei riscontri pervenuti sui progetti “Open Innovation Manager” e “Smart Energy per le PMI” condivisi con Unindustria e finanziati da 4Manager, la più giovane realtà bilaterale costituita da Federmanager e Confindustria sul fronte delle politiche attive del lavoro. I due progetti hanno coinvolto 15 manager inoccupati iscritti a Federmanager Roma e 14 aziende iscritte ad Unindustria consentendo un innesto di managerialità che ha puntualmente perseguito gli obiettivi prefissati registrando la piena soddisfazione di tutti gli attori coinvolti.

Abbiamo riservato particolare attenzione alla Sanità, settore duramente colpito dalla pandemia, sebbene per noi da sempre prioritario.  Con il nuovo portale IWS – Industria Welfare Salute entrato a pieno regime, gli iscritti possono inviare un’unica richiesta di prestazione che viene indirizzata poi da IWS al FASI e all’ASSIDAI per le rispettive competenze.

Abbiamo proseguito il forte impegno sul fronte previdenziale in difesa dei trattamenti pensionistici attivi, senza dimenticare i colleghi usciti prematuramente dalle aziende. Molto apprezzato il nuovo progetto di consulenza previdenziale personalizzata, a cura dei maggiori esperti del settore che consente ai colleghi di operare ogni tipo di scelta, in tempo utile e con maggiore consapevolezza rispetto alla propria posizione contributiva e alle eventuali opportunità da cogliere.

Confermato anche quest’anno il nostro contributo solidale a VISES onlus, anima sociale della nostra federazione che interviene sull’intero territorio nazionale rendendo operativo, dove ce ne è più bisogno, il nostro intervento.

Tutto questo e molto altro ancora è stato possibile grazie ad un incessante lavoro di squadra. Il mio personale ringraziamento va ai colleghi del Consiglio Direttivo uscente, ai componenti di tutti i Gruppi di Lavoro e a tutti coloro che si sono messi a disposizione, anche con il semplice gesto di rinnovo dell’iscrizione, per la crescita della nostra organizzazione, nell’interesse dei colleghi.

Federmanager Roma conta quasi 10.000 manager iscritti, portatori di competenze, visione e senso di responsabilità, un patrimonio umano e professionale inestimabile, un punto di forza su cui puntare per ripartire e su cui mi permetto di richiamare l’attenzione, soprattutto in vista del nostro imminente appuntamento elettorale che necessita della più ampia partecipazione possibile.

Rivolgo il mio in bocca al lupo a tutti i colleghi candidati e offro fin da ora il mio supporto alla nuova squadra che guiderà Federmanager Roma per il prossimo triennio e si troverà ad affrontare l’ardua sfida della ripresa, una sfida che siamo chiamati a vincere, per noi, per i nostri figli e per il nostro Paese.

Editoriale del Presidente: La forza di non fermarsi

La relazione del Presidente: Superare la crisi con coraggio e responsabilità

Nell’ultimo rapporto di previsione sull’economia italiana del Centro Studi Confindustria emerge evidente un dato drammatico: il PIL italiano nel 2020 calerà del 10%. Nel 2021 il recupero sarà solo parziale, pari al 4,8%. Dati che lasciano sgomenti e che ci riportano indietro di 23 anni.

Il lockdown di marzo e aprile ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana con una diminuzione del PIL, nel primo e secondo trimestre, pari al 17,8%. Le conseguenze, gravi per tutti, lo sono state in particolare per l’industria ed attività terziarie come turismo, trasporti, attività ricettive e ristorazione.

La fine del lockdown, ad inizio maggio, ha determinato nell’industria una risalita della domanda, incrementi che però, come immaginabile, non hanno colmato la perdita dei primi due trimestri. Nei servizi il recupero è stato più lento. Il recupero del PIL dovrebbe proseguire in modo graduale dal primo trimestre del 2021, a condizione però che la diffusione del covid-19 sia contenuta in maniera efficace. Effetti positivi potrebbero derivare dalle misure di sostegno all’economia già approvate, tuttavia, come accennato, il rimbalzo del PIL italiano del 2021 compenserà solo parzialmente il crollo del 2020. Nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019.

Nel Lazio la crisi pandemica ha colpito l’economia in una fase di ristagno dell’attività. Secondo le stime di Prometeia, nel 2019 il PIL è aumentato appena dello 0,2%. Valutazioni qualitative inducono a ritenere che, in assenza di sensibili variazioni del quadro pandemico, nel 2020 la caduta del PIL in regione sarà significativa, però inferiore a quella della media nazionale.

In base ai dati della Banca d’Italia, nel Lazio, la quota di valore aggiunto dei settori sospesi con il lockdown è pari al 23%, contro il 27% della media nazionale. Le imprese intervistate dalla Banca d’Italia prevedono, per il primo semestre del 2020, un calo del fatturato di circa 1/5, poco inferiore rispetto alla media italiana, programmando una significativa revisione a ribasso della spesa per investimenti. Circa il 42% delle aziende intervistate ha segnalato, a maggio, problemi di liquidità con inevitabili ricadute sul mercato del lavoro. Tra marzo e aprile 2020 il numero di assunzioni nel settore privato è diminuito bruscamente. Nel primo quadrimestre del 2020 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni sono aumentate di circa 3 volte, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, di 8 volte però a livello nazionale.

Di fronte all’emergenza che questi dati ci mostrano con evidenza, noi di Federmanager Roma, con il coraggio ed il senso di responsabilità che ci contraddistingue, sia come manager che come organizzazione, siamo rimasti in prima linea a fianco dei colleghi e a disposizione delle istituzioni.

Il nostro territorio è rimasto duramente colpito, ma deve trovare il modo di reagire e dare nuova spinta ai suoi settori strategici, per tornare a produrre e crescere. Fondamentale agire in fretta, con responsabilità, con interventi non più rinviabili, come: la semplificazione burocratica, il taglio delle spese produttive, la valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale, con turismo e cultura pilastri della nostra economia regionale. Ugualmente importante supportare la scuola e i giovani nella ricerca e puntare all’innovazione tecnologica, all’internazionalizzazione delle imprese e all’innesto di managerialità nelle piccole e medie aziende che rappresentano il 92% delle imprese attive sul territorio.

A livello regionale c’è la programmazione europea dei fondi strutturali 2020-2021 e 2020-2027, sono in arrivo i fondi del Recovery Fund ed un pacchetto di 209 miliardi di risorse europee con il Next Generation EU ed ancora 20 milioni stanziati dalla Regione Lazio del piano FESR 2014-2020. Dunque le risorse economiche ci sono, ma è necessario mettere in campo progetti concreti e linee programmatiche dettate da una visione strategica e chiara sul rilancio del sistema economico sia a livello locale che nazionale.

Occorre fare fronte comune, perché attraverso le competenze e la cooperazione di tutti gli attori coinvolti si può e si deve ripartire.

Noi ci siamo, siamo convinti che il management rappresenti in tal senso una risorsa insostituibile per la ripresa della nostra economia. In questi mesi abbiamo più volte messo a disposizione delle istituzioni un contributo di progettualità e competenza, un sostegno che un’organizzazione come Federmanager Roma può e continuerà ad offrire. Importante è restare insieme.

 

Carissimi, giungano, a voi e alle vostre famiglie, i miei più sinceri auguri di un felice e sereno Natale, nella speranza che le difficoltà del momento siano a breve un ricordo e si possa tornare al più presto ai nostri normali sistemi di vita.                                                                                                                                                    Giacomo Gargano

                                                                                                                                              

Editoriale del Presidente

Ci siamo. Ci ritroviamo dopo un’estate per certi versi unica: una ripresa dopo la pausa estiva, ma di fatto il riavvio post lockdown.

Siamo in piena fase di ripartenza, tanto urgente quanto necessaria, a dispetto di una situazione sanitaria ancora delicata per l’andamento poco rassicurante dei contagi. Un momento storico che richiede il massimo sforzo per ripartire, pur tenendo conto dei nuovi stili di vita imposti dal virus.

Di fronte alla gravità della situazione, è il momento dell’assunzione di responsabilità, da parte di tutti, a livello individuale e personale ma anche, se non soprattutto, come Associazione di categoria. I quasi 10.000 manager iscritti alla nostra Associazione rappresentano un patrimonio umano e professionale, un grande orgoglio per la nostra organizzazione e nel contempo una fortissima responsabilità. I numeri continuano a premiarci: l’azione svolta all’interno e all’esterno della nostra organizzazione ha portato ad un notevole incremento, nonostante le pesanti defezioni fisiologiche dovute a questioni anagrafiche, a perdite di qualifica e trasferimenti di sede. Peraltro, i primi mesi di questo difficile 2020 confermano il trend di crescita.

Ripartiamo quindi da noi e da quello che abbiamo sempre fatto. Come è noto Federmanager Roma non si è mai fermata, lavorando in smartworking e portando avanti, senza soluzione di continuità, il lavoro di tutela e assistenza dei propri associati.

Abbiamo seguito con costante impegno i progetti sul nostro tavolo, a cominciare dal progetto di politiche attive “Smart Energy per PMI” finanziato da 4Manager, che è entrato nella sua fase operativa e avremo modo, nei prossimi numeri, di raccontarne l’evoluzione che ci auguriamo possa essere ancor più positiva rispetto al più che soddisfacente progetto “Open Innovation Manager” di cui leggerete nelle pagine più avanti.

Continua poi a confermarsi un prodotto eccellente in tema di Formazione e Politiche attive “BeManager”, il nostro percorso di Certificazione delle Competenze Manageriali volto ad offrire alle aziende, e in particolare alle PMI, professionalità certificate indispensabili per affrontare il difficile cambiamento che ci attende. “BeManager” ha ottenuto il riconoscimento formale dell’Ente italiano di accreditamento, Accredia, che ha conferito al Disciplinare tecnico utilizzato da Federmanager e da Rina Services, Ente terzo di certificazione, l’importante valutazione di conformità a tutti i requisiti di legge previsti per il settore di attività.

Altra conferma importante riguarda il settore Salute, da sempre prioritario per la nostra organizzazione. Come noto dai primi mesi del corrente anno il caricamento delle richieste di prestazione on line da parte degli iscritti Fasi e Assidai viene effettuato attraverso il portale IWS – Industria Welfare Servizi SPA.

Federmanager Roma tiene inoltre sempre alta l’attenzione sulla questione delle pensioni.  Stiamo aspettando a breve la decisione della Corte Costituzionale che per la metà del mese di ottobre dovrebbe pronunciarsi sul famoso ricorso presentato contro il taglio delle pensioni medio-alte. Nell’attesa continueremo comunque a vigilare affinché vengano fatti tutti i passi necessari per opporsi ad una operazione che penalizza fortemente chi ha versato somme ingenti per tutta la vita lavorativa e che per questo, appare profondamente ingiusta e, per molti, anticostituzionale.

Ripartiamo quindi da noi e soprattutto ripartiamo dalla centralità del nostro territorio come fulcro della ripresa.

Le eccellenze della nostra regione diventano sempre più un bene da tutelare e da divulgare, un punto da cui partire per costruire insieme una nuova prospettiva di sviluppo. E lo spieghiamo bene nelle pagine di questa rivista raccontando di ben tre realtà che, in maniera oltretutto sinergica, si stanno distinguendo per  l’impegno in prima linea nella lotta contro il coronavirus: l’istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, fulcro della lotta al virus, l’IRBM di Pomezia, il meglio della tecnologia biomedica distribuita in  22 mila metri quadrati di laboratori, dove si sta lavorando su uno dei vaccini anti-Covid e lo stabilimento Catalent di Anagni che si occuperà dell’infialamento di circa 400 milioni di dosi, non appena ottenuta l’autorizzazione dalle agenzie regolatorie e sempre che la sperimentazione confermi l’esito positivo del percorso avviato.

D’altronde, come spesso succede in momenti di crisi epocali, anche gli effetti di questa pandemia, seppure devastanti, possono rappresentare uno snodo importante, un’occasione di cambiamento che, se ben governati, possono offrire nuove opportunità e nuove prospettive.  È indubbio che il nostro territorio sta giocando un ruolo fondamentale in questa battaglia grazie all’impegno e alla competenza di vere e proprie eccellenze nel settore.  

Non solo. Nei prossimi anni l’Unione europea metterà a disposizione dei Paesi membri un ammontare di risorse mai sperimentato prima grazie anche al “Recovery and Resilience Facility”, meglio noto come “Recovery Fund”.

Tuttavia, il pericolo che questi fondi non vengano utilizzati al meglio, che si imbriglino nelle maglie della burocrazia o che, peggio, vengano sprecati per mancanza di visione è una preoccupazione reale, un pericolo da scongiurare, senza contare che una buona parte andranno comunque restituiti. Motivo in più affinché le competenze della dirigenza vengano coinvolte nell’intero processo di ripartenza, fin d’ora, nella redazione del piano programmatico di riforme strutturali su cui il Governo sta lavorando ma anche, e soprattutto, nelle fasi concrete di applicazione degli interventi che da lì scaturiranno. Siamo sempre più convinti che il management possa offrire al nostro paese un bagaglio di competenze e professionalità che, in questo momento, diventa imprescindibile.

Con una corretta gestione dei fondi europei e certezza sulla destinazione delle risorse, sarà possibile dare un segnale concreto per la ripresa economica del nostro Paese.

Oltretutto, le risorse del Recovery Fund sembra che possano concorrere anche alla riduzione del cuneo fiscale.  La Commissione Europea pare non sia contraria ad usare il denaro del Fondo per alleggerire la pressione fiscale in Paesi dove questa è molto elevata, come appunto l’Italia.

In questo complesso quadro, la nostra Organizzazione intende continuare, con convinzione, a dare il proprio apporto ad una progettualità oggi indispensabile. Un primo passo è stato quello di partecipare nel mese di luglio, come associazione di categoria, al sondaggio lanciato da LazioLab – la cabina di regia tecnico-politica della Regione Lazio – per capire come meglio investire queste risorse. Un contributo doveroso partendo dal presupposto che la dirigenza, per la centralità della propria funzione, possa e debba avere molto da dire, e da dare, per la rifondazione dell’economia e della società.

Appare evidente quindi che sia questo il momento di spingere su provvedimenti oggettivamente urgenti e non più rinviabili: l’alleggerimento delle tasse sul lavoro e sulle imprese; la drastica semplificazione burocratica; il taglio delle spese improduttive; la valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale dove Turismo e Cultura, pilastri della nostra economia, rischiano di sgretolarsi, con enorme perdita di occupati.  Fondamentale sarà una rinnovata attenzione alla scuola e alla promozione della ricerca; maggiori incentivi all’innovazione tecnologica, all’internazionalizzazione delle imprese e all’inserimento di figure manageriali nelle Piccole e Medie Imprese che sono il tessuto connettivo del nostro territorio e rappresentano il 92% delle imprese attive sul territorio.

D’altra parte, come Federmanager Roma, abbiamo da sempre sostenuto la necessità di una programmazione per superare la crisi che vivono Roma e il Lazio, con un preoccupante stallo progettuale e di pianificazione. Il nostro contributo si è reso evidente nella elaborazione dello studio “Le prospettive di Roma capitale alla luce delle tendenze in atto”, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, che concentra l’attenzione sul futuro, al 2030, e le aspettative nei settori della mobilità, sanità, fabbisogno abitativo, fabbisogno edilizio scolastico ed evoluzione economica di Roma e dell’intera sua provincia.

Il prossimo 29 ottobre, come già comunicato, terremo la nostra Assemblea Annuale. All’interno del numero troverete l’inserto di convocazione e tutte le informazioni nel dettaglio. Aggiungo che quest’anno abbiamo scelto, per questioni di opportunità legate al momento che stiamo vivendo, di limitare i lavori dell’Assemblea alla parte privata, strettamente riservata ai soci e agli adempimenti statutari di approvazione del Bilancio.

Concludo augurando a tutti voi una buona ripresa dopo un’estate difficile come difficile si prospetta l’autunno ormai alle porte. Abbiamo davanti un orizzonte carico di incognite ma sono fiducioso che sapremo affrontare anche questa prova e che ognuno di noi troverà le giuste motivazioni per superare il momento critico che ci accomuna.

 

Ripartiamo uniti per riprogettare un nuovo futuro

Ripartiamo uniti per riprogettare un nuovo futuro

Un nuovo futuro: i manager volontari di Federmanager Roma hanno contribuito in questi anni a portare avanti i progetti Vises dedicati all’educazione e alla formazione dei giovani. Importante proseguire su questa strada

Lo stravolgimento che l’attuale emergenza a livello mondiale sta portando nelle vite di ognuno di noi impone di guardare al futuro con uno sguardo diverso, per tentare di ridisegnare una realtà migliore di quella che abbiamo lasciato. In questi mesi abbiamo riscoperto il valore della responsabilità, reagendo insieme, con la forza di una comunità, per tutelare ogni singolo individuo e soprattutto i più deboli. Dobbiamo quindi proseguire questa strada che ci ha portato a riscoprire la solidarietà, per dare una risposta concreta a bisogni sociali che saranno sempre più urgenti e per ripensare un modello di sviluppo che ha mostrato tutta la sua fragilità.

Una tra i temi più urgenti sui quali focalizzarsi sarà l’educazione dei nostri giovani. Dovremo affrontare le conseguenze della necessaria sospensione della scuola, ci troveremo di fronte a profonde disuguaglianze e dovremo ripartire offrendo sostegno a quanti sono rimasti indietro. Sarà necessario offrire ai ragazzi nuove e rafforzate competenze, per permettere loro di entrare in un modo del lavoro che si mostrerà ancora più complesso, visto il cambiamento profondo in atto e che andrà a delineare una nuova idea di occupazione che premierà ancora di più meritocrazia, competenze e creatività, presupposti indispensabili per il rilancio del Paese.

Vises, onlus di Federmanager, da anni lavora per contribuire al benessere delle persone e di tutta la comunità, tutelando i diritti dei più deboli. Realizzando percorsi educativi innovativi per lo sviluppo delle competenze personali e professionali, offre orientamento e sostegno a donne e giovani, categorie che la crisi attuale sta colpendo duramente.Ripartiamo uniti per riprogettare un nuovo futuro All’educazione dei giovani Vises ha dedicato negli anni gran parte della sua azione: con progetti come Abc Digital, Un’impresa che fa scuola e Apprendere x Riprendere, realizzati anche grazie al costante sostegno di Federmanager Roma e di molti manager.

Insieme a questi manager, uomini e donne abituati a trasformare i problemi in opportunità, volontari che con professionalità e passione si impegnano in prima linea, abbiamo potuto continuare, anche a distanza, lo sviluppo dei percorsi per lo sviluppo delle competenze trasversali, un supporto fondamentale per i ragazzi che si troveranno ad affrontare le continue sfide e cambiamenti della società moderna. Per garantire il diritto fondamentale all’istruzione e immaginare un nuovo futuro per i nostri giovani è necessario ripartire insieme, oggi ancora più uniti.

L’impegno per la “Res Publica”

L’impegno per la “Res Publica”

In Italia, a fronte di un’economia mondiale globalizzata, dove a dominare sono i poteri forti della finanza, si sente l’esigenza di una classe dirigente all’altezza, capace di rispondere alle sfide che la contemporaneità pone. Serve rilanciare la passione civile per la “Res Publica”, coniugando le aspettative dei giovani e l’esperienza degli anziani

Era il 2008, quando in America era già scoppiata la crisi dei mutui sub prime e gli effetti si erano abbattuti, subito dopo anche sui conti delle banche, dei fondi previdenziali, delle compagnie assicurative e dei fondi comuni d’investimento italiani. La follia di una finanza spregiudicata che aveva confezionato titoli tossici, stava devastando il sistema finanziario mondiale. La reazione a catena metteva ancora di più in risalto la globalizzazione e un mercato che non voleva, e che non ha regole, grazie all’accondiscendenza delle classi politiche votate, di fatto, al liberismo più sfrenato.

La “Globalizzazione”, una parola prima tanto osannata oggi tanto temuta, è un fenomeno con il quale siamo entrati in confidenza solo dalla fine del secolo scorso. In realtà è una dimensione con la quale l’occidente ha avuto a che fare sin dall’espansione dell’Impero Romano sotto Traiano (II secolo d.C.). E poi, via via, con i viaggi di Marco Polo in Cina, verso la fine del XIII secolo, con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, con le esplorazioni di Vasco de Gama che tentò la navigazione diretta fino all’India e con Ferdinando Magellano, il primo a tentare la circumnavigazione del globo.

La conquista di altri Stati e il loro asservimento a Roma prima e agli altri Paesi colonialisti dopo, favorì lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e i conseguenti scambi commerciali che svilupparono le interconnessioni economiche e culturali tra paesi lontani, fino ad allora vissuti in una sorta di autarchia.

È evidente che la globalizzazione determina il dominio dei poteri potenti su quelli più fragili. Oggi i potenti della finanza hanno sottomesso gli Stati più fragili e meno sviluppati alle regole ferree del dominio dei capitali su qualsiasi altra necessità sociale ed economica. Questa è la tragica sintesi della situazione in cui ci troviamo.

Ricordo che quando il fenomeno iniziò a prendere piede, alcuni di noi obiettarono che questo mantra della globalizzazione, avrebbe ridotto gli Stati e le popolazioni a meri servitori di pochi grandi manovratori. Mettevamo in evidenza che l’arretratezza di alcuni paesi, nella competizione globale, poteva essere mitigata solo da interventi mirati dello stato in ambiti ben precisi, nei quali i privati non avevano interesse ad investire. In definitiva affermavamo niente di più e niente di meno di quello che avrebbero proposto degli economisti di stampo keynesiano e liberale. E noi ci univamo a questi. L’impegno per la “Res Publica”Dopo oltre 25 anni dalla fine della cosiddetta “Prima Repubblica”, abbiamo un Paese ingessato, incapace di voltare pagina e programmare il proprio futuro alla luce dei cambiamenti che sono intervenuti nel frattempo. Il problema alla base di questo disastro è la mancanza di una classe dirigente all’altezza dei compiti che la contemporaneità ci pone. Questo è certamente uno dei primi temi che dovrebbe essere messo in un’agenda della politica e del nostro Governo in particolare.

Risolvere questa problematica, significherebbe ripartire con il piede giusto per rilanciare la passione civile per la “Res Publica”. Oggi, per comprenderne la portata e il significato di questa locuzione, basterebbe richiamare il pensiero di un grande pensatore e giurista vissuto nel I° secolo a.C., Marco Tullio Cicerone, il quale nel suo trattato politico “De re publica” ci dice: ”’La res publica’ è cosa del popolo; e il popolo non è un qualsiasi aggregato di gente, ma un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione del diritto e per la tutela del proprio interesse”. E ancora, come diceva Bertrand Russel: “L’educazione dovrebbe inculcare l’idea che l’umanità è una sola famiglia con interessi comuni”.

Lo spirito dei manager del dopoguerra

Per gran parte del sistema industriale e larghe fette del sistema produttivo, è difficile oggi fare previsioni di ripresa. Noi, quali eredi dei manager del dopoguerra, dobbiamo rifarci al loro spirito esemplare che ha reso possibile la ricostruzione del Paese

La tempesta del Covid-19 è piombata sulla nostra penisola del tutto inattesa, investendo il sistema industriale come una tempesta d’autunno che oscura una bella giornata di sole con basse nuvole nere spinte da venti burrascosi. Ancora alla metà di febbraio le nostre agende di lavoro erano piene di appuntamenti e di viaggi d’affari. La mente dei manager italiani era già protesa verso gli appuntamenti di fine inverno: le approvazioni dei bilanci, le assemblee e, per noi di Federmanager, il Consiglio Nazionale e le nomine per nostri preziosi enti previdenziali e assistenziali (il Fasi, il Previndai e tanti altri).

Poi, a partire dalla fine di febbraio, è accaduto l’impensabile. I primi appuntamenti importanti sono stati rinviati più che altro per ragioni cautelari ma, con l’inizio di marzo, la situazione è rapidamente precipitata. Credo che abbiamo vissuto tutti più o meno la stessa esperienza. Vedevo che, di giorno in giorno, la mia agenda si svuotava e le aziende cominciavano a sconsigliare vivamente le trasferte. Il venerdì mattina ho avuto un ultimo appuntamento a Firenze per me molto importante. Il treno era semivuoto e il personale di viaggio, vestito con mezzi di protezione, si teneva a debita distanza. Tornato a Roma nel pomeriggio ho saputo che la mia azienda stava per chiudere la sede e metterci tutti, giustamente, in smart working. Ho fatto un salto in sede a recuperare il computer e i documenti essenziali e sono andato via senza guardarmi indietro.

Le conseguenze di questa tempesta sul sistema produttivo sono state simili a quelle di una guerra, con l’azzeramento temporaneo di gran parte del sistema industriale e con larghe fette di sistema produttivo per le quali non esiste ancora la possibilità di fare una previsione di ripresa come, ad esempio, il mondo del turismo e dei locali da ballo.

La cosa peggiore è che oggi non è possibile immaginare quali saranno le reali conseguenze di ciò che è accaduto. E’ difficile prevedere l’andamento della pandemia ma ancora più difficile è immaginare dove andrà ad atterrare questa crisi economica. Quanti punti di PIL perderemo quest’anno? Forse dieci? Forse venti? Quali saranno le conseguenze sulle entrate fiscali? E quali i dolorosi provvedimenti che si dovranno prendere?

A causa delle responsabilità che gravano sulle loro spalle, i manager sono abituati a guardare lontano e i nostri occhi sono già fissi sull’autunno e sulla fine dell’anno, quando dovremo affrontare una recessione senza precedenti. La crisi del duemilanove, dalla quale peraltro non ci siamo ancora ripresi, è stata niente rispetto a quello che stiamo per affrontare. L’unico paragone possibile è quello del secondo dopoguerra. E quando, per la prima volta, ho formulato questo pensiero, mi è sembrato quasi un segno del destino. Perché molte volte, parlando nei nostri appuntamenti ufficiali delle Assemblee e dei Consigli di Federmanager Roma, mi è capitato di citare lo spirito dei manager italiani del dopoguerra, come quello spirito esemplare che ha reso possibile la ricostruzione del Paese. Noi oggi siamo gli eredi di quello spirito che abbiamo mantenuto vivo tenendo saldamente in pugno la barra del timone delle imprese nonostante l’ingratitudine da cui siamo stati sovente circondati.

Quando la crisi del debito si mostrerà in tutta la sua forza molti inizieranno ad osservare che in Italia il risparmio privato è superiore al debito pubblico e si ricomincerà a parlare di patrimoniale, di altri improvvidi provvedimenti a carico delle pensioni più alte ovvero, ancora peggio, di prelievi dai conti correnti. A questo punto, al netto degli aiuti europei, ci sarà una sola strada possibile: quella dell’acquisto di una parte del debito del Paese da parte degli Italiani stessi su base strettamente volontaria mediante l’emissione di buoni del tesoro di lunga durata, con un congruo periodo di divieto di alienazione e, soprattutto, defiscalizzati, anche se con un tasso di interesse molto basso. I manager italiani amano il loro paese e certamente non si tireranno indietro ed è ragionevole pensare che tutti insieme, con le altre categorie sociali e del lavoro, sapremo trovare la liquidità necessaria per tamponare la falla.

Superata l’emergenza sarà compito nostro come manager ripartire, ritrovando dentro di noi quello spirito dei manager del dopoguerra che fu dei nostri nonni e dei nostri padri. Noi e i nostri figli dovremo fare altrettanto e dovremo scoprire dentro di noi che ne siamo capaci.

Dovremo smettere di parlare a vuoto di eliminare la burocrazia. Questa volta dovremo eliminarla veramente la burocrazia. Dovremo convincere il Paese che costringere le industrie in una ragnatele di procedure inestricabili non elimina affatto i rischi ma elimina totalmente l’attività produttiva. In una recente trasmissione televisiva in cui si parlava del ritardo nell’acquisto delle mascherine ho sentito qualcuno dire che i ritardi delle gare erano il prezzo da pagare per avere garanzie sui prodotti e sul prezzo. La storia ci insegna che questa affermazione non è vera. L’unica vera garanzia è avere un manager che sia un uomo onesto e che, al contempo, conosca la qualità e il prezzo di quel tipo di prodotto. Solo in questo modo si potrà avere un acquisto rapido e con tutte le tutele. Sia pure nel benessere, o forse proprio a causa di esso, negli ultimi settanta anni il nostro Paese ha perduto progressivamente la cognizione di queste verità. Ma oggi ha l’occasione di rinascere per una seconda volta, affidandosi con fiducia ai manager per i quali lo spirito del dopoguerra non è mai finito.

Nulla come prima: una sfida, la nostra opportunità

Questo virus si è preso gioco della normalità come l’avevamo vissuta fino ad una manciata di mesi fa

Ha fatto in modo, cercando di proliferare, che tutto ciò che consideravamo una protezione – controllo dei dati, controllo dei budget, controllo dei lavoratori, controllo sugli studenti, controllo dei flussi migratori – si dimostrasse inefficace.

Rimettendoci davanti alla nostra fragilità ci ha portati a ridefinire le priorità alla luce del
fatto che la malattia, anche di una sola persona, è in grado di minacciare il benessere di un’intera società. E nell’impossibilità di controllare il fenomeno ci siamo trovati costretti a fidarci e ad affidarci tutti – grandi e piccoli, studenti e genitori, manager e lavoratori, nessuno escluso – convinti che la condivisione collettiva dei comportamenti corretti fosse la strada giusta per uscire da questa situazione così drammatica.

Ma ciò che ha alimentato più forte che mai questo sentimento di fiducia è stato l’esempio
di chi si impegnava per proteggerci e per la salute delle persone. Agendo in base ad un senso di responsabilità fortissimo e testimoniato a tutti i livelli, il Governo, il mondo manageriale, quello della scuola e il terzo settore, insieme hanno posto le basi perché il valore della fiducia potesse diffondersi alimentando la sensazione che l’azione di ciascuno di noi avesse un potenziale determinante in termini di salute e di benessere della comunità.

Ed è lo stesso senso di responsabilità che ha mosso l’azione dei nostri volontari impegnati con le scuole superiori, permettendo agli studenti di continuare nel loro percorso educativo. Testimoniando le competenze che in questo momento il mondo del lavoro ci sta richiedendo – creatività, competenze digitali, una leadership inclusiva e autentica, fiduciosa nelle capacità delle persone – e supportano ragazzi, insegnanti, famiglie nel prendere consapevolezza, nell’esercitare e mantenere una calma che possa portare a chiarezza di pensiero e a soluzioni per superare la crisi. In alternativa alla presenza fisica, oggi preclusa, i nostri colleghi si stanno sperimentando con la didattica a distanza, mantenendo così saldo quel legame con il mondo della scuola costruito nei mesi precedenti, e contribuendo fattivamente a che tale modalità possa rappresentare un’opportunità da attuare anche una volta superata la crisi, e non forzando lo strumento alla didattica tradizionale.

La chiave di volta è stata concertare con tutti gli attori coinvolti, insegnanti, studenti, famiglie, la riprogettazione dei percorsi di sviluppo delle competenze trasversali, che tenessero conto dei bisogni formativi e di apprendimento degli studenti, delle necessità delle famiglie cercando di non lasciare indietro nessuno. I progetti Skills2Start, Un’impresa che fa scuola di moda, il percorso Manager in azione nel Sociale, tutti sostenuti da Federmanager Roma, stanno proseguendo grazie alla visione dell’emergenza, come opportunità di crescere, di migliorare, di sperimentare.

Questo approccio potrà essere in futuro ulteriormente sviluppato da VISES, potendo
coinvolgere quanti più manager volontari che in questo momento ci scrivono per
poter offrire il loro supporto, per poter dare testimonianza di un management che non
si chiude nel mondo del lavoro ma ne apre le porte anche alle generazioni più giovani.
Quello che oggi insieme sapremo costruire segnerà il tracciato da seguire quando una
nuova normalità sarà rientrata nelle nostre vite.

Editoriale del Presidente: Uniti diamo spinta alle idee

Nel corso del 2019, anno caratterizzato in Italia da incertezza politica e instabilità sociale, Federmanager ha riaffermato la solidità dell’associazione. Quello trascorso è stato un anno di forte impegno e di crescita per le Relazioni Istituzionali a livello Nazionale e Locale e lo sviluppo di servizi ed attività in grado di offrire nuove opportunità ai manager iscritti

Il 2019 ha dunque confermato come la nostra sia un’organizzazione sempre più moderna, capillare e strutturata.

Ciò che ha caratterizzato in maniera positiva gli ultimi dodici mesi è senza dubbio il rinnovo del nostro CCNL. L’accordo raggiunto apre ad una nuova cultura d’impresa ed offre ampio spazio d’azione alle realtà bilaterali e non solo. Novità assoluta in tal senso la costituzione della newco “IWS SpA – Industria Welfare Salute, la società per azioni partecipata da Confindustria, Federmanager e Fasi nata per offrire servizi sanitari e amministrativi integrati per i manager industriali iscritti e le loro famiglie.

La neonata società rappresenta uno strumento nuovo per il potenziamento dei nostri Fondi di sanità integrativa rendendo più forte la sinergia tra Fasi e Assidai attraverso tre importanti
progetti: la realizzazione di una nuova rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati d’eccellenza; una proposta innovativa di copertura integrativa Fasi-Assidai da proporre a
manager ed imprese per la copertura delle spese mediche e una richiesta di rimborso unica per gli iscritti ad entrambi gli Enti.

La Sanità Integrativa di natura contrattuale rappresenta una soluzione fondamentale da affiancare al Servizio Sanitario Nazionale per dare ai cittadini tutele importanti, sicurezza, servizi. Nel nuovo CCNL sono state inoltre oggetto di riconferma, se non di implemento: le Pari Opportunità, soprattutto in tema di parità retributiva e gestione del congedo per maternità e
paternità; la Formazione, con ampliamento dell’operatività di Fondirigenti; le Politiche attive del Lavoro, grazie al contributo di 4.Manager per la riallocazione dei dirigenti; la Previdenza Complementare con l’aumento fino al 7% della retribuzione del contributo a carico dell’azienda;. Un rinnovo in cui il trattamento minimo di garanzia aumenta fino al 1 4 %.

In definitiva è stato un rinnovo del CCNL, non solo in linea con i tempi, ma anche, come sottolinea il nostro Presidente Federale Stefano Cuzzilla, migliorativo rispetto ai precedenti. E qui mi preme sottolineare che i risultati raggiunti sono stati resi possibili proprio grazie alla piena comunione di intenti, politici, professionali ma anche e soprattutto umani, tra la Federazione nazionale e Federmanager Roma. Un rinnovo che offre nuove basi su cui lavorare per rafforzare la competitività delle imprese attraverso le competenze di un management preparato da cui il Paese deve ripartire.

Il tema del cambiamento ha tratteggiato l’anno che si è appena concluso. Questo, troppo spesso, è balzato alle cronache con accezione negativa, pensiamo solo ai rovesci di governo che non riescono a dare stabilità al Paese o ai mutamenti climatici divenuti oramai una drammatica realtà. Federmanager, al contrario e come sempre, ha fatto del cambiamento un elemento positivo e centrale del suo operato, facendo dell’innovazione un pilastro sul quale poggiarsi per trovare nuovo slancio verso il futuro.

Nel 201 9 è rimasta alta la nostra attenzione allo sviluppo delle nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro. Come non ricordare le decine di progetti avviati con successo da altrettanti Gruppi di lavoro. E ancora, le iniziative e i servizi che da quei progetti sono nati e che hanno trovato una risposta straordinaria ed entusiasta fra i colleghi. Basti pensare al Corso per DPO – data protection officer – giunto alla quarta edizione – figura sempre più richiesta dalle aziende alla luce dell’adeguamento imposto dal GDPR, entrato ormai a pieno regime anche nel nostro Paese, e dei tanti adempimenti che impattano inevitabilmente sul lavoro dei manager.

Tante le attività su temi decisivi della vita lavorativa di tutti noi, come l’assessment o la riqualificazione professionale. In questo senso non si può dimenticare il progetto federale Be Manager, attraverso il quale abbiamo certificato oltre 300 colleghi in 4 profili professionali, di cui ben il 47% come Temporary Manager e il 40% come Innovation Manager e il restante come export manager e manager di rete. Quasi un terzo dei manager in cerca di nuova occupazione si è ricollocato ed il 19% del totale ha avviato nuove attività di consulenza. In più, ben 120 colleghi, certificati come Innovation, sono stati inseriti nell’elenco del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), dal quale le imprese potranno attingere per avvalersi di consulenze qualificate nei processi di trasformazione digitale che intraprenderanno.

Con queste iniziative vogliamo sottolineare e rafforzare la nostra presenza attiva al fianco degli associati, attraverso azione concrete e progetti finalizzati a sostenere i nostri colleghi in difficoltà e ad accompagnare quelli di loro che vogliono ampliare le proprie competenze.

Sul fronte pensioni prosegue il nostro impegno insieme alla CIDA nella presentazione di cause pilota sia sul blocco parziale della perequazione automatica sia sul taglio delle cosiddette pensioni d’oro. Anche in questo 2019 abbiamo riconfermato il contributo solidale a VISES onlus, anima e impegno sociale della nostra Federazione.

Ci proponiamo, come al termine di ogni anno, di migliorarci ulteriormente, di aumentare la nostra presenza fisica e virtuale al fianco degli associati. Obiettivi ambiziosi, eppure perseguibili grazie al lavoro incessante della nostra Federazione e di tutte le realtà territoriali, all’impegno dei colleghi, al loro sostegno, al lavoro di squadra dei dipendenti, del Segretario e di tutti coloro che quotidianamente si adoperano al fine di far crescere la nostra associazione.

Un nuovo anno ci aspetta e, oltre a rinnovare il nostro supporto alla Federazione Nazionale, il 2020 ci vedrà impegnati su più tematiche che riteniamo di interesse prioritario e sulle quali ci confronteremo con i massimi esperti. Apriremo l’anno con la presentazione di un’importante studio su “Le prospettive di Roma Capitale alla luce delle tendenze in atto”, condotta in collaborazione con ricercatori del CORIS e del DISSE Sapienza Università di Roma. Ugualmente di rilievo la quarta edizione del “Premio Donne d’Eccellenza 2020”, insieme ad un riconoscimento alle aziende più attente al tema della disabilità per cui è nato un gruppo di lavoro dedicato.

Mi preme rimarcare lo spirito collaborativo e proattivo che ho trovato in Federmanager Roma, le centinaia di colleghi che si sono adoperati affinché le nostre idee portassero a risultati concreti, attraverso il crescente impegno e l’accresciuto tempo dedicato da ciascuno. Questa struttura svolge molte attività e lo fa con passione e attaccamento al lavoro. Doti per le quali mi sono già complimentato e su cui faccio affidamento per svolgere al meglio il compito che ci attende.

Ci poniamo l’obiettivo di incrementare la quota dei nostri iscritti che darebbe una nuova spinta al circolo virtuoso che ne consegue: la crescita della nostra forza, il miglioramento dei nostri servizi, la soddisfazione dei nostri colleghi. Ma ai Colleghi chiedo un ulteriore sforzo: a quelli che rinnoveranno la propria iscrizione e a quelli che ancora non sono associati.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di tutti per svolgere al meglio il nostro ruolo all’interno delle aziende e della società. Un impegno per essere più forti, certamente dal punto di vista numerico, ma soprattutto per dare maggiore spinta alle idee e alle proposte concrete che riusciremo ad esprimere, in modo da legittimare il ruolo di classe dirigente che reclamiamo, In questo senso diventa fondamentale il passaparola tra i colleghi manager convincendoli ad iscriversi, facendo conoscere quanto facciamo e quanto sia urgente il contributo di tutti. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: solo se saremo uniti e sempre più numerosi riusciremo a far sentire la nostra voce.

Un meritato ringraziamento va all’intera struttura di Federmanager Roma, a chi ogni giorno lavora con dedizione nella nostra sede di via Ravenna, agli organismi dirigenti, ai
tanti colleghi che, in maniera generosa, offrono il loro impagabile contributo, rubando al loro tempo quello necessario per lo sviluppo della nostra organizzazione.

A voi tutti l’augurio di un buon 2020. Che possa essere un anno di cambiamento positivo per tutti, noi certamente faremo del nostro meglio per renderlo tale e, con il vostro supporto, sono certo possiamo riuscirci.

Università, imprese e manager: un impegno comune per la formazione

Abbiamo incontrato il rettore dell’Università La Sapienza di Roma Eugenio Gaudio per parlare di formazione degli studenti verso il mondo del lavoro e di nuovi indirizzi di studio, con l’obiettivo di accrescere la competitività internazionale delle nostre imprese ed affrontare le nuove sfide in ambito regionale e nazionale

Federmanager è la federazione dei dirigenti delle aziende industriali e – da sempre – ha particolarmente a cuore la crescita delle aziende e la nascita di nuove, nella piena consapevolezza che la tutela del lavoro manageriale trova la sua migliore espressione nel prosperare della vita industriale. Ma per procedere in tale direzione è indispensabile comprendere che la crescita industriale non è possibile senza la cultura, la formazione e la ricerca scientifica. Per questo l’Università, il mondo industriale e il mondo manageriale sono tre colonne unite da un vincolo indissolubile. Un patto non scritto che, di fatto, ha consentito al nostro paese di risollevarsi nel secondo dopoguerra e di restare sulla rotta giusta nonostante tutte le tempeste. Noi di Federmanager Roma abbiamo la fortuna di avere nella Capitale la nostra Università La Sapienza, una delle più grandi e antiche università del mondo. Per quelli tra di noi che hanno qualche capello bianco, e che hanno studiato in un’epoca in cui l’offerta formativa era meno variegata di oggi, la Sapienza rimarrà sempre nel nostro cuore semplicemente come l’Università. Per capire come rinnovare e perpetuare questo patto virtuoso tra le aziende, i dirigenti industriali e la nostra Università oggi abbiamo fatto qualche domanda al Magnifico Rettore Eugenio Gaudio.

Cosa pensa della necessità di indirizzare la formazione universitaria verso il mondo del lavoro e delle imprese?

Su questo tema farei alcune distinzioni. Penso che nella globalizzazione sia sempre più indispensabile generare la massima interazione per gestire i cambiamenti, ma per raggiungere questo obiettivo servono persone flessibili e capaci di formazione continua. Il mondo del lavoro si trasforma in maniera rapida e ci richiede un nuovo approccio alla formazione che sia innovativo e antico al tempo stesso. Si tratta di far crescere e formare gli individui, gettando le basi dello sviluppo della personalità di ciascuno in maniera tale da metterlo in grado di produrre i valori indispensabili nel futuro che sono la flessibilità e la capacità di formazione continua. Per questo la maggior parte dei corsi di laurea deve avere un’impostazione e una metodologia fondate proprio su quella caratteristica di interdisciplinarità che fa a tutt’oggi della formazione universitaria italiana un’eccellenza riconosciuta all’estero, laddove i nostri laureati si confrontano con quelli degli altri atenei del mondo. Poi certamente, in casi mirati e molto ben soppesati, si possono introdurre dei corsi di laurea professionalizzanti, ma sempre senza perdere di vista la formazione della personalità generale dell’uomo, che è il valore più prezioso anche per il suo futuro professionale.

Negli anni passati sono nati molti nuovi indirizzi di studio ma non tutti sono stati orientati verso il mondo del lavoro e, in particolare, verso il mondo della produzione industriale. Quali le cose buone e quali gli errori in questo settore?

Tra le cose buone bisogna ricordare la progettazione e l’istituzione, per studenti italiani e stranieri, di nuovi corsi di laurea internazionali, molti dei quali insegnati in lingua inglese ed è giusto menzionare anche i programmi come Erasmus che fanno svolgere parte degli studi all’estero, generando esperienze di vita, oltre che didattiche e scientifiche, per gli studenti di oggi e i cittadini di domani. È stato ottimo anche l’aumento dell’interdisciplinarità dei corsi, come ad esempio nei settori dell’economia e del management, laddove, oltre ai tradizionali insegnamenti di competenze economiche, finanziarie e legali, oggi sono stati inseriti moduli di sociologia, di filosofia, di comunicazione e d’informatica. Infatti il manager moderno è sempre più un “coordinatore di persone” e deve sapere interagire e motivare con la flessibilità che richiedono i rapporti umani. Le cose “meno buone” sono state quelle della replicazione di alcuni corsi tradizionali o della trasformazione di antichi corsi in piccoli corsi triennali. Ad esempio è capitato che un corso di studi unico di quattro o cinque anni sia stato trasformato in una laurea triennale come se fosse un piccolo “bignami” del precedente iter di studi. Queste “riduzioni” se non adeguatamente progettate diventano solo una brutta copia delle lauree tradizionali. È importante, invece, che i corsi di primo ciclo siano profondamente pensati per dare basi solide e metodologiche agli studenti e i corsi magistrali siano progettati per dare un indirizzo specifico. Per arrivare poi alle attività di formazione di terzo livello, come dottorato, specializzazione e master, che dovranno coniugare questa preparazione, solida e sfaccettata, con un aggiornamento continuo e con competenze di applicazione professionale pratica. Ed è con questo sistema che si può gestire il continuo rinnovo che il mondo contemporaneo esige da noi. Infatti con la specializzazione in medicina si diventa super specialisti in un determinato settore ma è con i master che si fa quella formazione continua di aggiornamento e confronto con la pratica quotidiana che è indispensabile per essere i medici del domani.Università, imprese e manager: un impegno comune per la formazione

Quali a suo avviso sono stati i cambiamenti di successo nel riassetto degli indirizzi di studio già operati nella giusta direzione dal suo Ateneo?

Abbiamo avviato molte iniziative di successo con indirizzi di cyber security, intelligenza artificiale e robotica. Hanno uno straordinario successo i nostri corsi di ingegneria dell’informazione e ingegneria gestionale. Particolare soddisfazione ci stanno dando i corsi di scienze della moda. Questi ultimi non sono certo insegnamenti che servono a fare il sarto, ma indirizzi che mettono in condizioni di approfondire la storia, la cultura e l’arte che stanno alla base del grande fenomeno italiano della leadership nella moda, che nasce anche e soprattutto dal portato storico culturale che ognuno di noi italiani si porta dietro anche in modo inconsapevole: la scienza dei tessuti, il gusto dei disegni, la cultura sotto gli aspetti geografico, etnico e religioso. Questi sono tutti valori che entrano in gioco nella composizione di un capo d’abbigliamento. Le linee di gusto artistico vengono dagli studi delle proporzioni di Leonardo, proseguono fino ai grandi quadri del rinascimento e arrivano ai colori che hanno caratterizzato la storia dell’arte contemporanea. Quando si affrontano tutte queste tematiche con spirito scientifico ci si accorge che, per fare di un foulard un capolavoro artistico, serve tanta cultura.

Come pensa che si collochi l’Italia rispetto agli altri paesi del mondo su questo tema del rapporto tra università e lavoro e, eventualmente, da quali paesi avremmo qualcosa da imparare e perché?

Io penso che l’Italia si trovi collocata molto bene e non lo dico per la posizione che ricopro ma per quello che vedo quando vado all’estero e constato la grande capacità degli italiani di interagire nelle professioni a tutti i livelli. La cultura, le basi metodologiche, storiche e scientifiche della formazione italiana, ci portano dappertutto ad adattarci all’ambiente e ad avere rapporti buoni e storie di indiscutibile successo. Quello che dobbiamo migliorare è la relazione tra università e imprese e, per farlo, dobbiamo fare uno sforzo da tutte e due le parti. Le imprese non devono pensare che l’università sia la struttura che gli prepara i dipendenti per il singolo lavoro che c’è da svolgere in quel momento, l’università è fatta per formare le persone per un’intera carriera di ruoli professionali futuri in un mondo che cambia e non certo soltanto per “coprire” una necessità momentanea, perché quest’ultima sarebbe una scelta davvero miope. Quando parliamo di università parliamo di formazione e non di nozionismo. Ma certamente da parte dell’università bisogna riuscire a comunicare maggiormente con il mondo dell’impresa per favorire la formazione continua e per incrementare gli stage e le collaborazioni di ricerca che renderebbero fortissimo il rapporto tra azienda e università. Abbiamo recentemente favorito la nascita di molte start up di giovani proprio per andare in questa direzione. Su tutte queste cose dobbiamo collaborare e, se posso concludere con un esempio di cosa sia un manager moderno, voglio ricordare un grande manager, Sergio Marchionne, laureato in lettere e filosofia, e quindi non un super tecnico, ma un uomo che con la sua cultura ha saputo capire a livello globale quali fossero le esigenze e ha traghettato una grande azienda in modo vantaggioso laddove sembrava impossibile.Università, imprese e manager: un impegno comune per la formazione

Federmanager Roma ha intrapreso una collaborazione con La Sapienza per lavorare insieme ad un approfondimento sugli indirizzi di sviluppo della nostra regione al 2030, con l’intento di dare vita ad un convegno sul tema e ad una serie di articoli su “Professione Dirigente”. Cosa pensa di questa iniziativa? E cosa pensa che potremmo fare di più per collaborare a questo tema su base regionale?

Sono convinto che sia una iniziativa di qualità che mette insieme l’università e una realtà importante nella capitale come Federmanager Roma. Su questo campo della collaborazione e della formazione continua dobbiamo fare moltissimo anche a livello nazionale insieme a Federmanager, perché le competenze necessarie al mondo manageriale cambiano in continuazione e si devono affrontare sempre nuovi scenari. Per il mondo del management sono sempre di più le competenze che devono essere condivise da chi governa un’impresa con gli studiosi di economia, di storia e di geografia (materia spesso sottovalutata) e la collaborazione è diventata una necessità irrinunciabile. La geografia ad esempio è diventata importantissima e purtroppo vedo che i giovani la stanno perdendo, ma senza una conoscenza geografica di tipo scientifico non si capisce il mondo globalizzato. Nella stessa direzione abbiamo inaugurato da poco il più grande centro linguistico delle università italiane. Un luogo di studio dove si possono approfondire tutti gli idiomi dal sanscrito al cinese. E più che mai le lingue sono fondamentali per il manager di oggi.

Alcune idee potrebbero essere quelle di invitare Manager ad esporre casi industriali di successo agli studenti. Ovvero invitare esponenti di Federmanager a raccontare agli universitari le luci e le ombre della vita dei Manager nel mondo del lavoro. Oppure invitare studenti e professori della Sapienza presso il nostro Auditorium di Federmanager per raccontarci come si stanno formando i giovani per farli entrare nel nostro mondo di lavoro e attivare un proficuo dibattito al riguardo. Cosa ne pensa?

Assolutamente sono convinto che il blended Learning sia una modalità importantissima. Quindi è ottimo sia portare all’interno della formazione universitaria l’esperienza sul campo, per dare una visione della teoria coniugata con la mutevolezza della pratica e sia portare il mondo accademico a conoscere meglio la vita delle imprese. Seminari, lezioni con scambi reciproci saranno la modalità migliore. Un mezzo potente in questa direzione per i manager più impegnati è oggi il mezzo telematico. Nel nostro ateneo abbiamo l’università telematica Unitelma Sapienza che, senza sostituire gli incontri diretti che sono sempre importanti, mette tuttavia a disposizione la possibilità di avere dei moduli online che si possono sfruttare anche nei ritagli di tempo, per esempio nei fine settimana, su cui aggiornarsi sulle novità introdotte da nuove normative, come ad esempio sulla privacy o riguardo alla sicurezza sul lavoro. Si tratta di un sistema misto, presenza personale più lavoro online, il quale, con tutte le verifiche del caso, offre ai manager molte opportunità di aggiornamento.

I manager del Lazio come tutti gli altri manager del Paese sono sottoposti ad una grande pressione per sostenere sfide della globalizzazione che ci impone di competere con esportazioni di grandissima qualità visto che raramente, nonostante siamo campioni di automazione, possiamo competere con i prezzi a causa dell’altissima pressione fiscale del paese e del basso livello dei servizi. Cosa pensa che potremmo fare tutti insieme, imprese manager e università, per spingere la politica ad aiutarci a liberare la nostra forza di ricerca e di produzione da questi vincoli che la soffocano?

Penso che i due pilastri su cui si può appoggiare il Paese per un rilancio industriale sono la cultura scientifica e il mondo manageriale. Il primo obiettivo comune deve essere quello di un aumento del numero di laureati. Oggi l’Italia è uno dei fanalini di coda in questo campo, con un numero di laureati nei giovani di età tra i trentadue e i trentaquattro anni inferiore al 25% della popolazione, mentre i paesi con cui ci confrontiamo sono molto più avanti, la Francia e la Germania sono vicini al 40% e la Gran Bretagna supera addirittura il 40%. Noi italiani dobbiamo raggiungere assolutamente l’obiettivo europeo del 40%, perché oggi ci troviamo nella scomoda situazione di avere una prima fascia professionale di assoluta qualità mondiale, come abbiamo detto prima, e poi una fascia sottostante che è decisamente meno qualitativa e la cui media di istruzione ci situa al di sotto degli altri paesi nostri concorrenti. Questa crescita culturale media ci aiuterebbe a mantenere i giovani salvaguardati dalle sirene dell’assistenzialismo e dalle illusorie lusinghe della criminalità, che ancora oggi purtroppo infesta il Paese. Un’alleanza tra i manager e l’università, con la formazione e la ricerca come pilastri, è proprio la spinta culturale che serve per uscire da queste secche e rilanciare la nostra Italia per le sue doti di cultura, innovazione e qualità che sono motivi per cui siamo apprezzati nel mondo.