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Fulvio Rossi

Tempi maturi per la sostenibilità delle imprese

Per la propria attività produttiva e per il bene del pianeta è importante che le imprese guardino alla sostenibilità come un’opportunità. A fronte dei vincoli imposti dall’Europa è fondamentale cominciare a prepararsi, a misurare e a comprendere il nesso tra aspetti di sostenibilità, modello di business e processi operativi

Verso la parola sostenibilità cominciamo a sentirci insofferenti: se ne parla in ogni contesto e non c’è prodotto che non sia pubblicizzato per le sue – presunte – doti ambientali. Ma il tema, soprattutto se declinato sulle imprese, rimane ancora poco chiaro, legittimando interpretazioni parziali, per esempio di chi ci vede solo un’operazione di immagine, o la destinazione di risorse a scopi magari nobili, ma a scapito del conto economico.

Una moda, un lusso per pochi. Invece, mai come in questo momento i manager e gli imprenditori avrebbero l’obbligo professionale di approfondire il significato e le implicazioni del tema, proprio per difendere nel tempo il successo delle imprese.

Andiamo per gradi. Primo punto: in che consiste la sostenibilità dell’impresa? In sintesi: generare profitti possibilmente fornendo prodotti e servizi che rispondono a bisogni ambientali e sociali, ma comunque minimizzando gli impatti negativi dell’attività produttiva su ambiente e società. La prima parte può non essere alla portata di tutti, ma la seconda riguarda qualsiasi impresa. Può determinare costi, sì, ma anche ridurre rischi e aprire opportunità se guardiamo oltre il breve termine.

E qui viene il secondo punto: alcuni problemi di fondo, come il cambiamento climatico, richiedono interventi urgenti da parte di tutti, e l’Unione Europea sta puntando con coerenza alla leadership della produzione sostenibile. Per questo ha adottato e adotterà a breve una serie di misure – obblighi, vincoli, incentivi – che avranno nei prossimi anni un profondo impatto sul quadro competitivo, quindi sulla sostenibilità economica delle imprese. Non tenerne conto significa non vedere l’iceberg che si avvicina.

Nel quadro europeo, tutto passa per gli operatori finanziari, obbligati (Regolamento UE 2088 del 2019 e interventi della BCE) a una trasparenza senza precedenti sul grado di sostenibilità dei loro investimenti, prodotti finanziari e impieghi (credito) e a valutare il grado di rischio assunto investendo in attività poco sostenibili, più esposte a crescenti difficoltà di mercato per via dell’inasprimento di regole: si pensi al divieto di vendita di veicoli diesel e a benzina dal 2035. Quali siano le attività sostenibili lo definisce, in base a parametri tecnici, il Regolamento UE sulla “tassonomia” del 2020, che individua le produzioni che aiutino a raggiungere obiettivi ambientali (oggi) e sociali (nel prossimo futuro) senza arrecare danno ad altri obiettivi, proprio in linea con la definizione di impresa sostenibile.

Per chiudere il cerchio, la direttiva sul corporate sustainability reporting, da poco approvata, obbligherà le imprese con più di 250 dipendenti e le quotate anche sotto tale soglia a pubblicare un report di sostenibilità con standard di riferimento univoci. Tra gli indicatori, anche la quota di fatturato derivante da attività allineate alla tassonomia: quello che serve agli investitori e alle banche.

Terzo punto: le PMI non saranno indenni. Il rating integrerà il rischio di sostenibilità e per le imprese più rischiose si restringerà l’accesso al credito e alle assicurazioni, e salirà il costo del danaro. Un’altra direttiva in arrivo imporrà alle grandi imprese di mettere a punto processi di due diligence anche sugli impatti generati nella catena di fornitura: nei loro acquisti, diventeranno più esigenti e selettive sulle performance di sostenibilità, così come anche la Pubblica Amministrazione.

Che fare allora? Cominciare a prepararsi, a misurare, a comprendere il nesso tra aspetti di sostenibilità, modello di business e processi operativi, per individuare gli impatti più rilevanti (materiali) e le iniziative più opportune*. Non limitarsi ad attendere di affrontare solo ciò che diventerà obbligatorio, di diritto o di fatto, ma mettersi in condizione di cavalcare l’onda; che arriverà, e sarà alta.

* Questi e altri argomenti sono affrontati in dettaglio nel libro di Fulvio Rossi La sfida inevitabile. La sostenibilità e il futuro dell’impresa, il Mulino, 2022.