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coraggio

Editoriale del Presidente: La forza di non fermarsi

La relazione del Presidente: Superare la crisi con coraggio e responsabilità

Nell’ultimo rapporto di previsione sull’economia italiana del Centro Studi Confindustria emerge evidente un dato drammatico: il PIL italiano nel 2020 calerà del 10%. Nel 2021 il recupero sarà solo parziale, pari al 4,8%. Dati che lasciano sgomenti e che ci riportano indietro di 23 anni.

Il lockdown di marzo e aprile ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana con una diminuzione del PIL, nel primo e secondo trimestre, pari al 17,8%. Le conseguenze, gravi per tutti, lo sono state in particolare per l’industria ed attività terziarie come turismo, trasporti, attività ricettive e ristorazione.

La fine del lockdown, ad inizio maggio, ha determinato nell’industria una risalita della domanda, incrementi che però, come immaginabile, non hanno colmato la perdita dei primi due trimestri. Nei servizi il recupero è stato più lento. Il recupero del PIL dovrebbe proseguire in modo graduale dal primo trimestre del 2021, a condizione però che la diffusione del covid-19 sia contenuta in maniera efficace. Effetti positivi potrebbero derivare dalle misure di sostegno all’economia già approvate, tuttavia, come accennato, il rimbalzo del PIL italiano del 2021 compenserà solo parzialmente il crollo del 2020. Nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019.

Nel Lazio la crisi pandemica ha colpito l’economia in una fase di ristagno dell’attività. Secondo le stime di Prometeia, nel 2019 il PIL è aumentato appena dello 0,2%. Valutazioni qualitative inducono a ritenere che, in assenza di sensibili variazioni del quadro pandemico, nel 2020 la caduta del PIL in regione sarà significativa, però inferiore a quella della media nazionale.

In base ai dati della Banca d’Italia, nel Lazio, la quota di valore aggiunto dei settori sospesi con il lockdown è pari al 23%, contro il 27% della media nazionale. Le imprese intervistate dalla Banca d’Italia prevedono, per il primo semestre del 2020, un calo del fatturato di circa 1/5, poco inferiore rispetto alla media italiana, programmando una significativa revisione a ribasso della spesa per investimenti. Circa il 42% delle aziende intervistate ha segnalato, a maggio, problemi di liquidità con inevitabili ricadute sul mercato del lavoro. Tra marzo e aprile 2020 il numero di assunzioni nel settore privato è diminuito bruscamente. Nel primo quadrimestre del 2020 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni sono aumentate di circa 3 volte, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, di 8 volte però a livello nazionale.

Di fronte all’emergenza che questi dati ci mostrano con evidenza, noi di Federmanager Roma, con il coraggio ed il senso di responsabilità che ci contraddistingue, sia come manager che come organizzazione, siamo rimasti in prima linea a fianco dei colleghi e a disposizione delle istituzioni.

Il nostro territorio è rimasto duramente colpito, ma deve trovare il modo di reagire e dare nuova spinta ai suoi settori strategici, per tornare a produrre e crescere. Fondamentale agire in fretta, con responsabilità, con interventi non più rinviabili, come: la semplificazione burocratica, il taglio delle spese produttive, la valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale, con turismo e cultura pilastri della nostra economia regionale. Ugualmente importante supportare la scuola e i giovani nella ricerca e puntare all’innovazione tecnologica, all’internazionalizzazione delle imprese e all’innesto di managerialità nelle piccole e medie aziende che rappresentano il 92% delle imprese attive sul territorio.

A livello regionale c’è la programmazione europea dei fondi strutturali 2020-2021 e 2020-2027, sono in arrivo i fondi del Recovery Fund ed un pacchetto di 209 miliardi di risorse europee con il Next Generation EU ed ancora 20 milioni stanziati dalla Regione Lazio del piano FESR 2014-2020. Dunque le risorse economiche ci sono, ma è necessario mettere in campo progetti concreti e linee programmatiche dettate da una visione strategica e chiara sul rilancio del sistema economico sia a livello locale che nazionale.

Occorre fare fronte comune, perché attraverso le competenze e la cooperazione di tutti gli attori coinvolti si può e si deve ripartire.

Noi ci siamo, siamo convinti che il management rappresenti in tal senso una risorsa insostituibile per la ripresa della nostra economia. In questi mesi abbiamo più volte messo a disposizione delle istituzioni un contributo di progettualità e competenza, un sostegno che un’organizzazione come Federmanager Roma può e continuerà ad offrire. Importante è restare insieme.

 

Carissimi, giungano, a voi e alle vostre famiglie, i miei più sinceri auguri di un felice e sereno Natale, nella speranza che le difficoltà del momento siano a breve un ricordo e si possa tornare al più presto ai nostri normali sistemi di vita.                                                                                                                                                    Giacomo Gargano

                                                                                                                                              

Mario Trimeri: Un manager che scala le montagne

Mario Trimeri: Un manager che scala le montagne

Non è un modo di dire, legato alle difficoltà che quotidianamente gli uomini di impresa devono affrontare. Mario Trimeri ha scalato davvero le montagne più alte al mondo, conciliando questa sua passione con l’attività di manager di successo 

Per poter spiegare il termine “Sfide” e fin dove è possibile arrivare con impegno, dedizione, coraggio e intraprendenza, l’Assemblea annuale di Federmanager Roma ha invitato Mario Trimeri. Manager con la grande passione per i viaggi e per la montagna, l’impegno e la professionalità che mette nelle sue imprese ad alta quota gli hanno consentito di scalare le Seven Summits, cioè le 7 vette più alte nei 7 continenti del mondo.Mario Trimeri: Un manager che scala le montagneIl 18 maggio 2007 alle 10 e 24, dopo un primo tentativo fallito nel 2003, è arrivato a coronare il suo sogno di raggiungere la vetta dell’Everest. La sua testimonianza ha assunto un valore simbolico e reale. Trimeri oltre a questa grande passione per la montagna e il desiderio di mettersi costantemente in gioco, è anche un valido imprenditore che, 25 anni fa, ha deciso di rilevare un’azienda in forte perdita che, con impegno, costanza e tanto lavoro, in un solo anno è tornata a guadagnare. Come imprenditore ha ricordato che la burocrazia è un limite forte allo sviluppo e allo stesso modo lo sono le tasse ed i ritardi della giustizia. Ricorda come da piccolo il suo libro preferito fosse l’Atlante che gli consentiva di viaggiare con la fantasia.

Grande conoscitore del mondo, ha potuto verificare da vicino come l’Italia sia troppo ferma rispetto ad altri Paesi che crescono costantemente: “Sono di ritorno da un viaggio in Cambogia e Vietnam ed è stato in credibile vedere come Paesi, che solo 50 anni fa erano lacerati da conflitti, sono oggi ricchi di fermento e in continuo sviluppo, muovendosi ad una velocità che noi non possiamo neanche immaginare”.Mario Trimeri: Un manager che scala le montagneNato a Belluno, tra le Dolomiti, e cresciuto in Valle d’Aosta tra le Alpi, la passione per la montagna è nel suo dna: “Ho iniziato come arrampicatore su roccia, poi sulle pareti di ghiaccio e alla fine, oltra a fare trekking in giro per il mondo, ho iniziato a guardare molto più in alto. Dai miei primi 6mila sono passato ai 7mila metri, fino ad arrivare agli 8mila metri. Nel 2003 ho portato avanti il mio primo tentativo per raggiungere la vetta dell’Everest, seguendo i miei miti Bonatti e Messner dei quali leggevo i libri mai pensando un giorno di potermi confrontare con le loro imprese. La prima volta non sono arrivato in cima per mancanza di esperienza, sempre importantissima anche nel lavoro. Impresa riuscita il famoso 18 maggio 2007 alle ore 10 e 24”.

Ma le sfide della montagna cosa insegnano ad un uomo di impresa? Trimeri ha risposto senza esitare: “La mia esperienza di scalatore mi ha offerto importanti insegnamenti nella vita di tutti i giorni. Soprattutto che ognuno di noi ha potenzialità che nemmeno immagina, per questo è importante darsi da fare, tirare fuori le nostre capacità, provarci e riuscire ad ottenere ciò che sembrava soltanto un sogno”.

L'angolo del libro: 7 Gioielli per 7 Continenti

7 Gioielli per 7 Continenti

Il libro di Mario Trimeri è un’opera suggestiva, vissuta, personale, ricca di belle immagini e fatta di percorsi… anche dell’anima. Il volume ripercorre il sogno realizzato dall’autore di raggiungere le cime più alte di ognuno dei sette continenti

Mario Trimeri è riuscito, nel suo vagabondare in giro per il mondo, a compiere percorsi in ogni angolo della terra. Ha realizzato traversate nelle zone artiche, nei deserti sahariani, tra le pune americane, compiuto trekking nelle regioni più impervie, ha salito vulcani e scalato sulle dune di sabbia e su pareti di neve; ed altro ancora.L'angolo del libro: 7 Gioielli per 7 ContinentiIn questo volume vengono riportate le sue Seven Summits, le salite della cima più alta di ognuno dei 7 continenti del nostro pianeta. Un percorso intimo, personale e “un’Avventura Geografica” come lui ama definirla. Mario Trimeri è il secondo italiano, dopo R. Messner, ad aver salito le Seven Summits. Tutto nasce dalla sua mancata cima dell’Everest nel 2003, quando ritorna a casa con un vuoto interiore, profondo, quasi una ferita; questa ossessione lo porterà attraverso un’idea che dovrà essere una ragione per ritornare su quella montagna. L’unica strada è quella che inconsciamente va ad intraprendere salendo, nel 2005, i vulcani Elbrus e Kilimanjaro, che si riveleranno il punto di partenza di un tragitto che in meno di due anni lo portano su sei delle sette cime; l’ultima, il Vinson, la più alta dell’Antartide, l’aveva salita nel 2000 con una spedizione austriaca.

Il libro ne è la storia completa, senza fronzoli e giri di parole, attraverso un percorso faticoso ma di forte determinazione, con momenti di grande intimità, talvolta giocosa e felice e altre volte sofferta e solitaria. Il volume è strutturato in ordine cronologico rispetto alle salite sulle Seven Summits, partendo dalla prima, il Vinson in Antartide, sino al Monte Everest che è stata l’ultima realizzata. La scelta di questa sequenza sta nel voler dare al volume il senso di una marcia che doveva concludersi, come è stato, verso la cima più alta dell’Asia e del mondo e sua meta più ambita.

Le Seven Summits sono in ordine di altezza le seguenti:
ASIA Everest 8.850 metri

SUD AMERICA Aconagua 6.962 metri

NORD AMERICA Denali 6.194 metri

AFRICA Kilimanjaro 5.859 metri

EUROPA Elbrus 5.642 metri

ANTARTIDE Vinson 4.897 metri

OCEANIA Carstensz 4.884 metri