Le PA si trovano a fronteggiare la sfida della completa digitalizzazione dei servizi e dell’integrazione dell’IA nelle decisioni, senza aver ancora completato il processo di transizione verso una PA “data driven” e orientata ai cittadini.
Ciò impedisce la completa attuazione dei diritti di cittadinanza digitale, posti a presidio dei principi di inclusione sociale e crescita digitale, confermati anche da specifiche misure del PNRR, che guidano la trasformazione digitale della PA secondo principi di efficienza, inclusività e sicurezza.
Si impone, pertanto, un cambiamento che va condotto su più piani. Occorre che l’IA sia introdotta e governata sulla base di una strategia digitale, che ne consenta l’introduzione in modo integrato e condiviso con tutte le componenti interne ed esterne. Vanno ripensati i processi e l’organizzazione, con la revisione dei flussi, delle modalità di lavoro e delle relazioni interne. L’approccio data driven impone, in linea con l’AI Act europeo, l’elaborazione di policy e soluzioni tecniche che assicurino la qualità dei dati (affidabilità e corretta strutturazione) e le misure di protezione.
Ma la sfida più importante è quella relativa alla leadership e alle competenze. I dirigenti devono guidare la transizione affrontando le resistenze al cambiamento e la cronica carenza di figure professionali e di skills in materia di data science e machine learning. Devono sviluppare nuove capacità di visione e decisionali: innanzitutto, l’attitudine ad individuare le aree di miglioramento in relazione alle opportunità offerte dall’IA.
L’IA impone di entrare in una “dimensione digitale”, che costituisce il nuovo contesto in cui le PA devono operare e che è la stessa dimensione in cui ci muoviamo nella vita privata attraverso i nostri device (cfr. Floridi, che parla di “dimensione onlife” e Iacono, che sottolinea la necessità di “pensare digitale”). Possiamo individuare le competenze di leadership necessarie nella “dimensione digitale”, partendo da quelle elaborate dallo European Forum delle e-skills della Commissione Europea sotto la definizione di e-leadership e che possiamo sintetizzare nelle capacità necessarie a sfruttare le opportunità offerte dall’ICT, finalizzate a migliorare le performance, ad individuare nuovi modi di condurre processi organizzativi di business e amministrativi e per avviare nuovi business (cfr. Iacono che nei suoli lavori ne sottolinea il carattere di fondamento della leadership digitale).
Le skills della “dimensione digitale” sono in primis le conoscenze digitali: non nozioni meramente tecniche, ma abilità nel comprendere le opportunità e le potenzialità del digitale in relazione all’organizzazione, ai processi e alle relazioni; poi, le competenze di leadership organizzativa, cioè le capacità di elaborare e condurre progetti di cambiamento organizzativo nella “dimensione digitale” e di introdurre, conseguentemente, una nuova modalità di gestione delle persone; infine, le capacità relazionali e di comunicazione nel nuovo contesto “agile”, superando nella relazione con le persone le gerarchie del passato. Completano il quadro le competenze di project management e la capacità di ripensare i processi in funzione degli obiettivi strategici dell’organizzazione.
Riconquistare la fiducia dei cittadini dopo anni di inefficienze può avvenire soltanto con un nuovo patto con la cittadinanza, che inizia dalla volontà della PA di entrare nella “dimensione digitale”.