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futuro

Soluzioni efficaci per le sfide del futuro: Fasdapi, Previndapi e PMI Welfare Manager

I tre fondi Fasdapi, Pmi Welfare Manager e Previndapi rappresentano una risorsa preziosa per i dirigenti delle Pmi grazie all’offerta di un sistema di welfare composito che, insieme al Fondo dirigenti Pmi e alla Fondazione Idi, aggiunge agli istituti più tradizionali dell’assistenza sanitaria, del sostegno al reddito per disoccupazione involontaria e della previdenza integrativa, gli strumenti che guardano alla formazione e allo sviluppo della managerialità

Grazie all’attività condivisa di Federmanager e Confapi e alle numerose azioni strategiche messe in atto per valorizzare gli strumenti bilaterali attraverso una loro diffusione capillare, prosegue il costante impegno nel sostenere i dirigenti e le Pmi. Come più volte sottolineato, nell’attuale contesto economico la crescita competitiva delle imprese italiane si basa sul binomio innovazione-qualità. Ambiti che richiedono investimenti ma anche risorse umane adeguate. Un’azione che si esplica attraverso tre macro aree: sanità integrativa, copertura causa morte, responsabilità civile e penale del Fasdapi; welfare integrativo del Fondo Pmi Welfare Manager; previdenza complementare del Previndapi; formazione professionale, grazie al Fondo dirigenti Pmi e alla Fondazione Idi (vedi articolo). Il ruolo strategico che questi enti ricoprono nel rappresentare e tutelare gli interessi delle imprese, dei lavoratori e in particolare dei dirigenti e dei Quadri superiori e dei due fondi sono il frutto di un impegno sinergico fra le figure professionali che ne compongono i direttivi.

“Le dinamiche innescate dalla globalizzazione e l’avvento dell’industria 4.0 richiedono ruoli e professionalità nuove”.

Giuseppe Califano, Presidente Fasdapi e Vicepresidente PMI Welfare Manager

“Siamo nel mezzo di quella che ormai è stata denominata la ‘quarta rivoluzione industriale’. Un processo molto veloce di ammodernamento con nuove tecnologie che stanno cambiando le fabbriche e i contesti lavorativi delle aziende. In tale contesto è necessario investire in tecnologie digitali per non perdere l’opportunità di aumentare la produttività e mettere a rischio l’occupazione. Chiaramente tutto ciò richiede anche una fase di ‘aggiornamento’ professionale del management aziendale. Obiettivo primario di Federmanager e Confapi è valorizzare sia la dimensione manageriale sia quella economico-finanziaria delle Pmi per meglio affrontare il contesto economico nazionale e la necessaria internazionalizzazione delle imprese.

L’innovazione richiede investimenti, anche sotto il profilo del management: il capitale umano costituisce una risorsa essenziale per lo sviluppo e la crescita. Sappiamo bene quanto imprenditori e manager possano creare valore per l’impresa. Il know-how del Manager di lungo percorso è una risorsa di esperienze e conoscenze sul campo indispensabili, ma nel contesto economico attuale occorre più che mai salvaguardare questi profili. La crisi economica ha creato molta incertezza per le Pmi ed i loro manager, soprattutto per quelle garanzie che si davano per scontate, in primis pensione e sanità. In tal senso, il Fasdapi, Fondo di assistenza e solidarietà creato da Federmanager e Confapi, garantisce all’intera classe manageriale e alle imprese un valido supporto pratico a copertura di qualsiasi evento dannoso riferito alla persona e/o all’attività professionale”.

 

In veste di vice Presidente Pmi Welfare Manager, l’Ing. Califano sottolinea, inoltre,
l’importanza di costruire politiche attive per la qualificazione manageriale delle Pmi: “Le Pmi occupano un posto di rilievo all’interno della struttura produttiva del nostro Paese sia in termini di contributo all’occupazione che di valore aggiunto. Parliamo di 4 milioni di aziende con meno di 10 addetti, molte delle quali stanno vivendo la difficile transizione del passaggio generazionale, della managerializzazione delle aziende familiari e dell’evoluzione tecnologica. È per questo che stiamo mettendo in campo azioni strategiche che favoriscano la crescita competitiva delle imprese. Le certificazioni professionali create e promosse da Federmanager hanno l’obiettivo di indicare all’azienda la figura professionale più adatta alle proprie esigenze. ‘Export manager’, ‘Temporary manager’ o ‘Innovation manager’, rappresentano ruoli e funzioni diverse all’interno del management aziendale. Questo è ancora un concetto poco compreso, soprattutto dalle imprese a carattere familiare. Per quel che concerne le politiche attive, con Pmi Welfare Manager abbiamo sovvertito il paradigma sul tipo di aiuto che poteva essere dato ai manager e dirigenti inoccupati. Ovvero, da una logica puramente di aiuto economico (welfare state), ci siamo proiettati verso la creazione di percorsi formativi di riqualificazione professionale (welfare to work). Questo perché la ricollocazione lavorativa deve comprendere obbligatoriamente un benchmark della propria professionalità rispetto a ciò che il mercato richiede. Capendo quali sono le conoscenze del dirigente, rispetto al mondo attuale, si costruisce un percorso per riqualificarlo professionalmente mettendo a sistema anche gli altri enti bilaterali per la formazione presenti nel mondo Federmanager e Confapi”.

“La Previdenza, questa sconosciuta”

Claudio Roberto Lesca, Presidente Previndapi

“Per quanto sui media non esista argomento più ampiamente dibattuto, continuiamo a rilevare fra i dirigenti una scarsa conoscenza su quando si raggiungono i requisiti pensionistici o di come si possa anticiparne l’ottenimento. Altrettanto vale sia per la previdenza complementare, sia per molti dei termini che definiscono alcuni fondamentali passaggi, quali: Tasso di sostituzione (rapporto tra pensione e ultimo stipendio percepito), APE (Pensione anticipata, nelle tre forme: volontaria, aziendale o sociale) e RITA (Rendita integrativa temporanea anticipata).

Oggi, Previndapi rappresenta un fondo pensione per dirigenti e quadri superiori delle Pmi con oltre 4000 iscritti, a gestione monocomparto di tipo assicurativo, nell’ordine di 350 milioni di riserve matematiche, 25 milioni di contribuzione annua e un rendimento nel 2018 del 2,99%. Ma la sensibilizzazione e l’apertura verso una platea sempre più ampia è una delle nostre priorità. Fra le varie iniziative, il Fondo sta valutando la convenienza di affiancare alla polizza assicurativa (con garanzia del capitale e di rendimento minimo) un comparto finanziario, possibilmente con investimenti nell’economia reale delle PMI”.

 

L’impegno di Eni per una New Green Economy

Abbiamo incontrato l’ingegnere Giuseppe Ricci, Chief Officer della direzione Refining & Marketing di Eni per riflettere con lui su temi strategici quali il cambiamento climatico, competitività industriale ed economia circolare

Come si coniuga la competitività industriale con l’attenzione posta ai cambiamenti climatici?

Siamo in una fase di grande trasformazione dove i cambiamenti climatici e la transizione energetica acquistano un carattere di urgenza, anche a causa del sovrappopolamento del pianeta e della necessità di fornire accesso all’energia a tutti.

L'impegno di Eni per una New Green Economy

Giuseppe Ricci, ingegnere Chief Officer della direzione Refining & Marketing di Eni

La sfida è accentuata dalla crescita economica mondiale che sta rallentando e questo non fa che acuire le tensioni. Tutto ciò può costituire un grosso problema per le imprese, ma anche una grande opportunità per le aziende che saranno in grado di intuire e anticipare i cambiamenti e di cavalcarli con coraggio e visione strategica. Un esempio è la posizione assunta da Eni, che nell’ultimo piano strategico ha posto la decarbonizzazione del proprio business al centro delle scelte del medio e lungo periodo. Per raggiungere l’obiettivo di zero net emissions. Eni ha individuato cinque leve: l’efficienza energetica, la forestazione, le fonti rinnovabili, la ricerca nel settore della cattura intombamento e trasformazione della CO2 ed infine l’economia circolare.

Perché L’Economia circolare si configura come leva strategica di sviluppo del business?

La futura competizione, soprattutto in Europa, si giocherà sulla capacità di avere un ruolo determinante nella “new green economy” e l’economia circolare può essere una risposta efficace ad un cambiamento di paradigma che superi la logica produci, usa e getta. La ricerca della competitività nel passaggio da una economia lineare ad una circolare è un’opportunità da non perdere in un Paese come l’Italia povero di materie prime e con l’esigenza di rendere più efficiente la gestione dei rifiuti. Sicuramente è una leva per una competitività eco compatibile e lungimirante, ovvero che si proietti verso un mondo che preveda un modo diverso di utilizzare le risorse naturali, gli scarti ed ai rifiuti. Traggo qualche esempio da alcuni progetti promossi da Eni per dimostrare la fattibilità dell’economia circolare per una crescita di lungo termine. Stiamo valorizzando i nostri siti industriali attivi e brownfield come piattaforme di circolarità, attraverso la realizzazione di impianti di trasformazione di rifiuti in bio fuel, la produzione di bio lubricanti, l’avvio tra i primi dello sharing mobility; tutto ciò era ieri, oggi siamo impegnati a produrre, attraverso le nostre bioraffinerie, cariche bio in alternativa a quelle fossili e in sostituzione dell’olio di palma. Stiamo valutando l’installazione di impianti di gassificazione in grado di trasformare le plastiche miste non riciclabili e il combustibile solido urbano in idrogeno e metanolo, risolvendo il problema dello smaltimento di questi rifiuti ma soprattutto valorizzandone il contenuto chimico.

L’impegno di Eni per una New Green EconomySostengono gli esperti che l’economia circolare si basi sulla collaborazione fra comparti industriali diversi fra loro, è una desiderata o una realtà?

È una realtà e non potrebbe essere altrimenti: per attivare processi circolari è importante favorire processi sinergici riconoscendo alle competenze e alle partnership il principio basilare della circolarità, favorendo alleanze che permettano e accompagnino la conversione circolare delle filiere e dell’industria in generale. Esempio sono le partnership di Eni con Enea e CNR, ma anche con le municipalizzate ed enti come Veritas, AMA, CONOE e Utilitalia e con molte delle Regioni italiane. In merito alla simbiosi industriale Eni ha avviato progetti che hanno visto come protagoniste le diverse unità di business: un esempio virtuoso è il rinnovamento del polo industriale di Gela in cui insistono una bioraffineria, di recente inaugurazione, un impianto pilota per la produzione di bio olio ottenuto dalla frazione organica dei rifiuti urbani, un centro di competenza sulla sicurezza e numerose altre iniziative sul fronte energetico. Sull’esterno stiamo collaborando con partner per la trasformazione di rifiuti in carburanti. A tal riguardo stiamo alimentando le nostre bioraffinerie anche con gli oli esausti derivanti dalla ristorazione o di provenienza domestica; vista la carenza a livello nazionale della raccolta di olio di scarto proveniente dalle famiglie italiane abbiamo promosso la raccolta di questi oli attraverso accordi sottoscritti CONOE RenOils e diverse aziende municipalizzate, prevedendo anche il coinvolgimento dei nostri dipendenti.

Come desidera concludere questa intervista?

Il nostro Paese è nella condizione ideale per essere fra i primi ad attivare una economia circolare capace di produrre valore di lungo periodo, riducendo in modo sensibile la pressione sull’ecosistema; tutto ciò è possibile grazie alle immense competenze che consentono all’Italia di giocare un ruolo di leadership nel settore del riciclo, coinvolgendo i diversi attori e i territori, per creare sinergie lungo tutta la filiera.

Giovanni Lo Storto: La sfida della formazione

Giovanni Lo Storto: La sfida della formazione

L’Università Luiss Guido Carli è in prima linea per la formazione di studenti che sappiano diventare buoni manager ed affrontare le tante sfide che il futuro presenta. Fondamentali competenze verticali e competenze larghe

Per un serio rilancio del Paese la formazione di manager e dirigenti diventa un obbligo. A sottolinearlo è Giovanni Lo Storto, Direttore Generale dell’Università Luiss Guido Carli. Il mondo, come ci dicono i futuristi Peter Fisk a Gerd Leonhard, si trasformerà tra dieci anni più di quanto ha fatto negli ultimi duecento “tra pochissimo lavoreremo per il 90% con delle macchine, i nostri colleghi saranno perlopiù macchine. L’unico modo per superare il blocco che può derivare da una consapevolezza di questo tipo è darsi gli strumenti per essere capaci ad imporre la centralità della persona. Gli strumenti sono sostanzialmente di due tipi. Il primo è legato alle competenze verticali e il secondo alle competenze larghe”.Giovanni Lo Storto: La sfida della formazioneFondamentale diventa lo studio e quel “pezzo di carta” che molti erroneamente considerano inutile. Lo Storto ha indicato dati preoccupanti: “Il numero di laureati nella fascia 25-34 anni in giro per il mondo e in Europa, dove abbiamo l’obiettivo nel 2020 di arrivare al 40%, è molto alto in tutti i Paesi (Germania, Francia ecc.), ancora di più in nazioni del Nord Europa come la Finlandia o in Polonia, Estonia, Lettonia e Moldavia. Noi, nella fascia 25-34 anni, abbiamo un numero di laureati che è di circa il 26%. E anche se oggi investissimo risorse enormi mai riusciremmo ad alzare questo numero per il 2020, probabilmente nemmeno per il 2025. Fermo restando che se avessimo il 40% di laureati in quella fascia di età le nostre aziende sarebbero più competitive e il nostro PIL sarebbe più alto del 4% a livello nazionale e del 10% in Regioni come Campania e Calabria. La prima questione da risolvere è dunque quella delle competenze verticali. Dobbiamo avere persone competenti, soprattutto in un mondo che viaggia ad enorme velocità dal punto di vista tecnologico”.

Ma non basta solo formarsi “occorre anche capire e conoscere il mondo, aggiungendo alle competenze verticali il rispetto per l’altro, la consapevolezza di quanto la persona è importante, l’accettazione della diversità, il valore del sacrificio”. Ma ancora più importante è “dare ai  ragazzi l’opportunità di realizzare la propria idea di impresa. Per questo, da qualche anno, abbiamo avviato l’acceleratore di impresa Luiss EnLabs, presente alla stazione Termini con uno spazio di oltre 5 mila metri quadri. Qui sono state avviate decine e decine di startup dove hanno trovato lavoro migliaia di ragazzi, con oltre 40 milioni di euro di investimenti”. Imprescindibile per Lo Storto un’accelerazione sul digitale: “perché da lì, anche per i manager e per le aziende che formano manager, parte la capacità di contribuire ad una crescita della produttività”. È per questo che sta per partire il progetto Luiss42, che già in Francia ha avuto grande successo ed è stato esportato in Silicon Valley in America. Una scuola che formi super esperti digitali, con alcune caratteristiche incredibili: non si paga la retta, non c’è bisogno di un titolo di studio, sarà sufficiente per accedere un semplice test che accerti le competenze e soprattutto non ci saranno professori. “La prima scuola al mondo in cui lo schema reale è: s’impara competendo con se stessi e collaborando con gli altri”.

Il progresso passa per il 5G

Il progresso passa per il 5G

L’avvio delle reti di telecomunicazione di nuova generazione 5G e le sue potenzialità per una crescita della managerialità e dell’innovazione, questi i temi centrali del convegno “5G una ‘rete’ per lo sviluppo del Paese” organizzato da Federmanager Roma

Il 2020 sarà l’anno della rivoluzione senza fili perché entro questa data debutterà il 5G, il prossimo standard di comunicazione mobile che permetterà di collegare ad alta velocità ogni cosa, rendendo reali molti di quei progetti che oggi sono solamente sulla carta. Grazie alle reti 5G gli utenti potranno contare sempre su di un’altissima banda larga a disposizione con una bassissima latenza nella velocità di trasmissione. Intelligenza artificiale, Iot, Smart city, Smart mobility, Smart working, Smart health, Cyber security, Manifattura additiva, sono solo un esempio delle soluzioni e sistemi che attraverso le infrastrutture mobili di nuova generazione troveranno applicazione nell’immediato futuro. Di aspettative e sviluppi si è discusso in un convegno organizzato da Federmanager Roma dal titolo inequivocabile: “5G una ‘rete’ per lo sviluppo del Paese”.

A fare gli onori di casa il presidente di Federmanager Roma e Unione Regionale Dirigenti Industria Lazio Giacomo Gargano che, salutando gli ospiti, ha voluto sottolineare l’impegno dell’organizzazione da lui presieduta nel promuovere occasioni di incontro per discutere di tecnologie che, inevitabilmente, cambieranno la vita di ognuno di noi. Ma nello stesso tempo accendere il motore della ripresa e favorire una crescita della managerialità e dell’innovazione per meglio affrontare il futuro ed il modo di lavorare.

Il progresso passa per il 5G

Guelfo Tagliavini, Consigliere Federmanager Roma e Coordinatore Commissione Innovazione e Tecnologie, aprendo i lavori, ha sottolineato come il passaggio al 5G rappresenterà un business miliardario che si consumerà nei prossimi anni e che genererà una radicale trasformazione dei modelli di sviluppo economico e sociale, precisando che innalzare barriere per tentare di frenare l’avanzata tecnologica è impresa azzardata e antistorica. Senza trascurare in ogni caso la necessità di uno sforzo congiunto per definire standard che possano garantire i più alti livelli di sicurezza nell’uso e nella gestione di dati sensibili. Forte la richiesta poi di istituire un ministero in grado di “guidare” uno dei settori più importanti e delicati della nostra economia. Diventa fondamentale prevedere un ministero per la governance del Mondo Digitale.

L’incontro di Federmanager Roma, impreziosito dalla relazione di Franco Vatalaro, Ordinario di Telecomunicazioni all’Università di Roma Tor Vergata, ha avuto il merito di aprire un dibattito tra colossi delle telecomunicazioni cinesi ed europei. Per Zte è intervenuto il Direttore Affari Regolatori e Istituzionali Alessio De Sio, per Huawei il Presidente Luigi De Vecchis, per Ericsson il Direttore Generale Alessandro Francolini ed infine per Nokia l’Amministratore Delegato Massimo Mazzocchini.

Un confronto che ha messo in evidenza gli aspetti tecnologici e le esperienze in corso, i programmi di investimento nel campo della ricerca e delle competenze, l’impegno sui temi della formazione e su quello degli accordi tra industria ed università. Un incontro all’insegna della concretezza e dello spirito imprenditoriale che non ha lasciato spazio alle polemiche ed ai veti incrociati alimentati da varie componenti politiche interne ed internazionali. A conclusione dei lavori, in videoconferenza, il saluto ai partecipanti di Elio Catania Presidente di Confindustria Digitale.

Accountability

Accountability

“Il progetto Governance 2020 è rivolto a tutte e tutti i manager associati che, in possesso dei necessari requisiti, possono ambire a ricoprire incarichi nei Consigli di Amministrazione o nei Collegi dei Sindaci delle società che andranno a rinnovo nel 2019”. Il know how adeguato per una gestione efficiente e un rilancio concreto

Cosa possiamo fare, in concreto, per far rivivere la nostra grandezza? Quella dei nostri Padri costituenti, quella degli imprenditori illuminati, della crescita economica e del progresso sociale, del welfare per tutti e della solidarietà tra cittadini? Brucia la cattedrale di Notre Dame e ce l’avremo a lungo davanti agli occhi: l’immagine di un passato che chiede di essere ricostruito, di una grande bellezza che ha bisogno delle braccia di uomini e donne per tornare al suo splendore. Il passato va ricostruito, e difeso, ma forse è più urgente costruire il futuro. Merita fondamenta più solide. È al futuro che intendiamo guardare pensando alla funzione della nostra azione di rappresentanza: Federmanager tutela e difende, ma soprattutto rilancia e crea opportunità di innovare. Nasce da qui, da questa visione ambiziosa, il titolo della nostra Assemblea Nazionale, che si è tenuta a Roma venerdì 10 maggio. Siamo “L’Italia che costruisce”, e lo abbiamo ripetuto insieme ai tanti manager che sono all’opera per un Paese che sia protagonista in Europa e si affermi tra i leader nel mondo.

Questa visione, che ci spinge a fare invece che a promettere, impone di interpretare in modo nuovo il “chi siamo” e il “cosa facciamo”. Nella logica di servizio che ci ha sempre contraddistinto, noi ci appelliamo alle donne e agli uomini di talento affinché restino in questa bellissima Italia contribuendo, con le loro competenze e determinazione, a renderla più competitiva, a rilanciare l’economia, a far ripartire l’industria.

Ecco perché sono particolarmente lieto di annunciare dalle pagine di questo mensile l’avvio dell’iniziativa “Governance2020”. Il nome del progetto viene dalla possibilità di partecipare in modo attivo e coerente alla prossima campagna di nomine nelle società quotate e non di rilevante entità, che si aprirà nella primavera prossima.

Il progetto che lanciamo è rivolto a tutte e tutti i manager associati che, in possesso dei necessari requisiti, possono ambire a ricoprire incarichi nei Consigli di Amministrazione o nei Collegi dei Sindaci delle società che andranno a rinnovo nel 2019, ed è svolto in collaborazione con una delle più influenti società di consulenza in tema di corporate governance, Spencer Stuart.

Pensiamo sia un dovere, ancora prima che un’opportunità, quello di sostenere l’inserimento di competenze manageriali di alto profilo all’interno delle realtà del Paese dove l’interesse aziendale e quello nazionale molto spesso collimano.

Il rafforzamento della governance delle principali aziende italiane non può avvenire se non immettendo, come fosse una medicina, il know how adeguato a una gestione efficiente e a un rilancio concreto.

Nell’epoca della incompetenza, del relativismo, della soggettività a tutti i costi, vogliamo supportare le persone che valgono a partecipare attivamente alla definizione delle decisioni che impattano sulle sorti del Paese.

Il progetto “Governance2020” è pensato per un target ben dettagliato di colleghi e tutte le informazioni per partecipare saranno inviate via e-mail agli iscritti e pubblicate sul nostro sito.

È il nostro contributo a favore del Paese, tramite ciò di cui siamo più ricchi, le nostre persone.