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Le prospettive di Roma Capitale

Le prospettive di Roma Capitale

Le Prospettive di Roma Capitale alla luce delle tendenze in atto, è lo studio presentato da Federmanager Roma in collaborazione con il Dipartimento Coris (Comunicazione e Ricerca Sociale) dell’Università La Sapienza di Roma

(L’evento raccontato è precedente al DPCM del 4 marzo 2020 e le relative misure contro l’epidemia Covid-19)

Lo studio è stato presentato a Roma lo scorso 6 febbraio, presso la Facoltà di Sociologia e Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza, con l’intervento di Giacomo Gargano, Presidente di Federmanager Roma; Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager e Antonello Biagini, Rettore Unitelma. La relazione dello studio è stata svolta da Armando Bianchi, consigliere Federmanager Roma e coordinatore del Gruppo di lavoro composto dalle dottoresse Laura Casaldi, del Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma, e Francesca Greco, esperta in metodi di ricerca per analisi socio-economiche presso l’Università La Sapienza di Roma.
Il convegno si è articolato in due momenti: Presentazione dei risultati e Tavola rotonda di commento coordinata da Andrea Bassi editorialista de Il Messaggero. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di: Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera; Giancarlo Loquenzi, RAI Radio 1 conduttore di Zapping; Orazio Carpenzano, Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana dell’Università La Sapienza di Roma; Giuseppe Ricotta, Professore Associato di Sociologia Generale, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma; Romano Benini, Docente di Politiche ed Istituzioni del mercato del lavoro dell’Università La Sapienza di Roma. A chiudere i lavori Mario Morcellini, Consigliere alla Comunicazione e Portavoce del Rettore dell’Università La Sapienza di Roma.

Le difficoltà in cui versa Roma sono una evidenza con cui si confronta quotidianamente chi vive nella città. Ma le problematiche della Capitale non vanno ricercate solo nella inefficienza dei servizi di base, ma derivano da una arretratezza culturale e strutturale che si è andata consolidando negli anni.

Un deficit culturale nella governance che si caratterizza in una mancanza di programmazione.

Giacomo Gargano, Presidente Federmanager Roma, nel suo saluto iniziale ha sottolineato come, l’organizzazione che presiede “mette competenze manageriali a disposizione di tutti coloro che vogliono finalmente offrire nuove ipotesi concettuali sui temi che affliggono da anni la nostra Capitale e il territorio circostante”.

Roma nonostante il rango di Capitale manca di Visione e Progettualità, vive di contingente e scelte di breve periodo. I problemi vengono inseguiti e non anticipati con linee di azione continue e coerenti. Il confronto con la realtà di altre grandi città nel mondo (con oltre 1.5 milioni di abitanti) è scoraggiante: Roma risulta, quasi sempre, nelle ultime posizioni delle diverse graduatorie di performance. Se guardiamo alle capitali europee rileviamo che tutte si muovono secondo indirizzi urbanisti costruiti su scenari di sviluppo demografico, sociale ed infrastrutturale. È il caso di London Infrastructure Plan 2050, Grand Paris, Amsterdam 2040 che include un piano di sviluppo dell’aeroporto Schiphol, Symbio City di Stoccolma e Berlin 2030.

La Capitale soffre da anni di uno stallo progettuale che determina una crescente difficoltà gestionale con conseguente caduta nella qualità della vita e deterioramento dell’immagine.

I contenuti dello studio

Nel recente passato il mondo imprenditoriale ed alcune istituzioni hanno realizzato studi e progetti tesi a sensibilizzare le istituzioni di governo alle problematiche della Capitale. A partire dal 2008 il progetto Millennium (coordinato dal prof. Antonio Marzano) formulò uno scenario al 2020 che aveva come primo obbiettivo quello di sostenere l’immagine di Roma nel tentativo di assegnazione dei giochi olimpici. A seguire ricordiamo gli studi di Unidustria (un business plan realizzato con la collaborazione dello studio Ambrosetti) ed il significativo sforzo della Camera di Commercio di Roma con un lavoro coordinato dal prof. Domenico De Masi.

In questo contesto si inserisce l’iniziativa di Federmanager Roma con l’Università La Sapienza di Roma. L’aggiornamento attuale rappresenta un approfondimento ed un ampliamento del lavoro del 2011 sempre di Federmanager Roma.

Armando Bianchi, consigliere Federmanager Roma e coordinatore del gruppo di lavoro composto dalle dottoresse Laura Casaldi e Francesca Greco, ha illustrato al pubblico lo studio

Lo studio attuale presenta tre punti significativamente caratterizzanti:

1) L’accento sul ruolo determinante per il futuro della Capitale del suo stesso hinterland. L’area metropolitana va vista e programmata nella sua globalità.

2) La dequalificazione progressiva del tessuto economico.

3) La necessità urgente di una riorganizzazione giuridico normativa che ridefinisca attribuzioni competenze e responsabilità, dirimendo lo stato di confusione tra competenze del Campidoglio, dell’ex provincia, della regione ed in fine dello stesso Stato.

Bianchi, in apertura della sua relazione, ha voluto sottolineare la specificità della ricerca rispetto alle precedenti iniziative di indagine sulle condizioni di Roma: “c’è sempre stata una scarsa attenzione al tema demografico. Noi, al contrario, abbiamo accentuato l’attenzione sui problemi dello sviluppo della popolazione, intesa non soltanto come sviluppo quantitativo, ma alla sua distribuzione territoriale. Uno dei problemi che ha inchiodato lo sviluppo di Roma è il guardare la città solo come Capitale. In realtà Roma vive in un contesto più ampio rappresentato dal suo hinterland. In questa prospettiva anche la normativa giuridica ha complicato la vita della realtà territoriale. E’ stata riconosciuta l’‘area metropolitana’ di Roma, con tutta una serie di pseudo attribuzioni giuridiche mai chiarite fino in fondo, accentuando un certo tipo di conflittualità con la regione ed arrivando ad un impasse giuridico e amministrativo. Le competenze si frammentano senza riuscire a definire il responsabile finale delle decisioni”.

Lo studio ha voluto porre l’accento sul fatto che una serie di problemi operativi della capitale, ancorché legati ad una cattiva giurisdizione che non fa chiarezza, sono da attribuire alla presenza di un hinterland, forte numericamente come abitanti, che è privo di sue strutture autonome e che finisce per congestionare la realtà di Roma Capitale: “Roma si compone di 120 comuni, di questi 51 hanno meno di 3.000 abitanti, 7 centri hanno più di 50.000 abitanti. Tutto questo è stato determinato da uno sviluppo poco programmato, dalla creazione di Roma Capitale in poi c’è stato uno sviluppo demografico convulso e senza nessuna regola. Insediamenti urbani privi di servizi sostanziali. Questo determina una inevitabile necessità di confluire su Roma in modo irrazionale”.

Guardando all’aspetto quantitativo della popolazione, dallo studio emerge che, al 2030, è prevista una crescita di non più di 300.000 abitanti, un aumento ascrivibile soprattutto all’avvento della popolazione straniera che passerà da 556.000 a 643.000. Il peso dell’hinterland si attesterà su una percentuale del 33% rispetto all’area metropolitana. Bianchi ha voluto poi sottolineare un aspetto grave: “La componente che da un punto di vista demografico preoccupa molto è il rapporto tra nati vivi e morti purtroppo negativo. Negli ultimi anni questa curva si è accentuata in un modo spaventoso. Noi siamo passati da un valore tra 130-140 di 15 anni fa a 77 di oggi. Abbiamo più gente che muore di quanta ne nasca, con un elevato tasso di invecchiamento della popolazione, superiore alla media italiana”.

Le prospettive di Roma Capitale

Il Presidente di Ferdermanager Roma Giacomo Gargano ed il Presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla

Questa evoluzione demografica ha ovviamente conseguenze in più ambiti. Partendo dalla sanità, permane una disparità tra Roma capoluogo (4,9 posti letto per 1000 abitanti) e l’hinterland (2 posti letto per 1000 abitanti). Nell’intera area la media è di 3,9 posti letto per 1000 abitanti. Al 2030, per un riequilibrio, la disponibilità dovrebbe attestarsi a 3.250 posti letto per Roma e 5.000 nell’hinterland.

Parlando di mobilità, si calcola un aumento dagli attuali 7,4 milioni di spostamenti al giorno a 9 milioni nel 2030. Con un aumento degli ingressi al giorno da 700.000 a 850.000. Oggi il 75% degli spostamenti avviene tramite mezzi privati. Preoccupazione ha espresso Bianchi: “Capite bene che se già oggi siamo congestionati, non è difficile prevedere la paralisi della città

Edilizia abitativa e scolastica sono entrambi fenomeni che risentono di scarse problematiche in prospettiva. Negli anni passati le costruzioni sono cresciute ad un tasso superiore all’incremento della popolazione e, soprattutto, delle famiglie. In declino l’indice di affollamento da 0,82 nel 1981 al 0,57 nel 2011. Il patrimonio abitativo, attualmente, è costituito da abitazioni di 4 vani. Al 2030 si stima un fabbisogno aggiuntivo di 1.7 milioni di vani (435.000 abitazioni) (36.000 abitazioni/anno). La popolazione in età scolare oggi è composta da 652.600 unità. Oggi gli alunni iscritti risultano attuali 554.500 (15% i non iscritti) che, si prevede, passeranno a 630.000 nel 2030. L’indice di affollamento attuale è di 21 allievi per aula. Con lo stesso standard si presenta la necessità, al 2030, di disporre di 3.200 aule aggiuntive. L’incremento maggiore si registrerà nelle classi per l’infanzia e nel primo ciclo (elementari).

Il Vicepresidente di Federmanager Roma Gherardo Zei

Ciò che invece realmente deve preoccupare è la struttura economica della Capitale. Ci sono circa 700 grandi aziende, una metà pubbliche e le altre private, che da sole sommano il 43% dell’occupazione. Il punto è che il 96% delle imprese conta meno di 9 addetti. Il loro numero cresce (+15%) e anche gli occupati (+10%), ma la produttività continua a calare: il valore aggiunto dal 2007 al 2016 è sceso da 87.700 Euro per addetto a 74.400. Questo significa che la struttura produttiva è caratterizzata da micro-imprese che operano nei servizi ausiliari al turismo, come bed and breakfast e ristoranti, dunque un’economia povera. Secondo i dati emersi, al 2030 sarebbe necessario produrre un valore aggiunto pari a 166 milioni e spingere la produttività verso quota 80.300 Euro.

 La tavola rotonda

I dati emersi dall’illustrazione dello studio hanno animato la successiva tavola rotonda. Il dibattito è stato aperto dall’editorialista del Corriere della Sera Paolo Conti, il quale ha amaramente sottolineato come “L’ultima stagione di Roma in cui c’è stata una capacità ideativa e progettuale degna di questo nome, dopo le olimpiadi del 1960, è stato l’Anno Santo del 2000”, esattamente venti anni fa. Proseguendo ha aggiunto: “Roma, come detto dal Presidente Gargano, ha delle potenzialità, ma non si può non sottolineare che la politica cittadina in questi anni si è caratterizzata per una sostanziale posizione asfittica nei confronti del futuro. Una pecca è che oggi, presentando questo studio, non ci sia nemmeno un interlocutore politico della giunta che possa dare contezza di aver recepito quanto emerso. La cosa urgente da fare è proprio quella di sensibilizzare la classe politica in tutte le sue declinazioni: Parlamento e politica locale, per rendersi conto della massima urgenza nella quale ci troviamo. Se non usciamo da questo impasse Roma è destinata alla deriva”.

Nell’immagine, da destra, il moderatore della giornata, il giornalista Andrea Bassi de Il Messaggero; Giancarlo Loquenzi, RAI Radio 1 conduttore di Zapping; Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera

Secondo Giancarlo Gaudenzi, conduttore di Zapping su Radio 1 Rai, per Roma “serve un’idea di futuro, di specializzazione, un’idea che ci permetta di competere. Bisogna capire che cosa vogliamo che sia questa città, quindi darle un orizzonte di progetto, di prospettiva: un grande museo a cielo aperto oppure una città che faccia da raccordo tra il mondo della cultura e della società della conoscenza. Le grandi città del mondo non possono essere tutto, c’è un grande processo di specializzazione e chi non lo segue perde qualsiasi connessione, esce fuori dalla rete delle grandi capitali. È importante che le nostre classi dirigenti capiscano su che cosa vogliono che Roma si specializzi. Serve un’idea di futuro, di specializzazione, un’idea che ci permetta di competere.”.

Passando al mondo accademico, ha preso la parola Orazio Carpenzano, Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana dell’Università La Sapienza di Roma, anch’egli con un richiamo forte alla politica italiana: completamente indifferente di fronte agli studi contemporanei in Europa che guardano al fenomeno urbano e sociale ed aprono a futuri processi di cambiamento. “La politica è una dimensione alta della struttura cognitiva e dello spirito di una nazione, che si incarna in una serie di capacità: la prima è quella di leggere la realtà, la seconda è quella di darne una valutazione interpretativa, la terza è quella di dare forma al giudizio in termini di prospettive e problemi. In questo momento la politica è assente da tutti e tre questi ruoli”. Ha aggiunto Carpenzano: “Può una città come Roma astenersi dall’elaborare una propria visone futura e porre in essere gli obiettivi che oggi sono al centro dell’agenda urbana internazionale? Io credo di no. Anche perché, e lo dico fuori da ogni retorica, Roma ha tutte le componenti: ambientali, strutturali e geografiche, penso al mare, al bosco, le aree verdi e il fiume, senza dimenticare il patrimonio culturale che è l’universale concreto di tutta la cultura occidentale. Roma è la città delle città, è la città in cui è scritto il dna di tutte le città”.

Nell’immagine, da destra: Orazio Carpenzano, Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana dell’Università La Sapienza di Roma; Romano Benini, Docente di Politiche ed Istituzioni del mercato del lavoro dell’Università La Sapienza di Roma; Giuseppe Ricotta, Professore Associato di Sociologia Generale, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma

Giuseppe Ricotta, Professore Associato di Sociologia Generale, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma, ha voluto portare all’attenzione del pubblico il concetto di “diritto alla città”: “Il problema di Roma riguarda in realtà molte grandi città, anche quelle che sono meglio gestite. Ha a che fare con il fallimento di una promessa che è inscritta nelle città occidentali, nella modernizzazione occidentale. Il sogno europeo della modernità che ci appartiene, come civiltà e anche come fede nel progresso, è quello di tenere insieme sviluppo, modernizzazione, velocizzazione della modernizzazione, ma anche inclusione. La mobilità allora diventa importante perché fa inclusione: se io riesco a muovermi facilmente dall’hinterland, dalle periferie fuori del raccordo anulare, questo crea connettività ed anche possibilità di inclusività. La stessa inclusività che si creerebbe qualora fosse possibile avere una città di persone se non uguali almeno simili. So bene che c’è una differenza tra vivere ai Parioli o a Vigne Nuove, però l’aspettativa di una città e il sogno della modernizzazione porta a dire: posso abitare a Vigne Nuove, avere una capacità di spesa minore, ma questo non deve impedirmi di avere accesso a dei servizi. Ancor più se vivo fuori Roma. Quando dico servizi mi riferisco ad accesso allo sport, alla salute, agli spazi verdi, alla cultura e a tanto altro. È una scommessa che riguarda tutte le grandi città che sono la sintesi della nostra società globale, che invece di far diminuire la centralità urbana l’ha fatta esplodere”.

A chiudere gli interventi della tavola rotonda è stato Romano Benini, Docente di Politiche ed Istituzioni del mercato del lavoro dell’Università La Sapienza di Roma. Partendo dal dato della ricerca che segna un aumento dell’occupazione e del numero delle imprese, con una drastica diminuzione della capacità di determinare valore aggiunto, secondo Benini ciò si deve ad una mancanza di “cultura manageriale, che significa lavorare per obiettivi ed organizzarsi per realizzarli. Il tema dell’efficienza, della valutazione e della verifica dei risultati è una delle componenti di qualsiasi tipo di managerialità, sia nel sistema pubblico che in quello privato. Roma vive delle sue condizioni di rendita in quanto capitale”. prosegue Benini: “il sistema delle rendite ha intorpidito Roma, oggi non è più in grado di garantire una vita dignitosa a 4 milioni e 600 mila abitanti. La capacità di creare valore aggiunto non è adeguata ai bisogni e alle volontà di raggiungere una condizione di benessere che queste persone hanno. Si arriva alla conclusione che è la capacità di governo che latita. Roma è una città piena di politici ma che non fa politica. Il punto è che si torni a governare i fenomeni, le dinamiche ed i processi economico e sociali, perché questo, in una città come Roma, può liberare energie”.

Tirando le conclusioni della ricca e stimolante giornata di studio, Mario Morcellini, Consigliere alla Comunicazione e Portavoce del Rettore dell’Università La Sapienza di Roma, ha ribadito la necessità di un progetto di cambiamento per la città, che non sia soltanto legato alle elezioni, ma che coinvolga anche da un punto di vista intellettuale ed emozionale: “la crisi di Roma è anche una crisi di motivazione delle classi dirigenti che non hanno saputo amarla fino in fondo”. Occorre però dare seguito alle proposte e La Sapienza si farà portatrice dell’esigenza di un tavolo di continuità: “i convegni muoiono se non gli date continuità, diventano una mattinata stimolante e nulla più. So di avere con me Federmanager. Il marchio di qualità è di guardare Roma con sapienza, facendo in modo che giornate come questa rappresentino uno stimolo a far sì che Roma diventi una Capitale migliore”.

Editoriale del Presidente: Uniti diamo spinta alle idee

Nel corso del 2019, anno caratterizzato in Italia da incertezza politica e instabilità sociale, Federmanager ha riaffermato la solidità dell’associazione. Quello trascorso è stato un anno di forte impegno e di crescita per le Relazioni Istituzionali a livello Nazionale e Locale e lo sviluppo di servizi ed attività in grado di offrire nuove opportunità ai manager iscritti

Il 2019 ha dunque confermato come la nostra sia un’organizzazione sempre più moderna, capillare e strutturata.

Ciò che ha caratterizzato in maniera positiva gli ultimi dodici mesi è senza dubbio il rinnovo del nostro CCNL. L’accordo raggiunto apre ad una nuova cultura d’impresa ed offre ampio spazio d’azione alle realtà bilaterali e non solo. Novità assoluta in tal senso la costituzione della newco “IWS SpA – Industria Welfare Salute, la società per azioni partecipata da Confindustria, Federmanager e Fasi nata per offrire servizi sanitari e amministrativi integrati per i manager industriali iscritti e le loro famiglie.

La neonata società rappresenta uno strumento nuovo per il potenziamento dei nostri Fondi di sanità integrativa rendendo più forte la sinergia tra Fasi e Assidai attraverso tre importanti
progetti: la realizzazione di una nuova rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati d’eccellenza; una proposta innovativa di copertura integrativa Fasi-Assidai da proporre a
manager ed imprese per la copertura delle spese mediche e una richiesta di rimborso unica per gli iscritti ad entrambi gli Enti.

La Sanità Integrativa di natura contrattuale rappresenta una soluzione fondamentale da affiancare al Servizio Sanitario Nazionale per dare ai cittadini tutele importanti, sicurezza, servizi. Nel nuovo CCNL sono state inoltre oggetto di riconferma, se non di implemento: le Pari Opportunità, soprattutto in tema di parità retributiva e gestione del congedo per maternità e
paternità; la Formazione, con ampliamento dell’operatività di Fondirigenti; le Politiche attive del Lavoro, grazie al contributo di 4.Manager per la riallocazione dei dirigenti; la Previdenza Complementare con l’aumento fino al 7% della retribuzione del contributo a carico dell’azienda;. Un rinnovo in cui il trattamento minimo di garanzia aumenta fino al 1 4 %.

In definitiva è stato un rinnovo del CCNL, non solo in linea con i tempi, ma anche, come sottolinea il nostro Presidente Federale Stefano Cuzzilla, migliorativo rispetto ai precedenti. E qui mi preme sottolineare che i risultati raggiunti sono stati resi possibili proprio grazie alla piena comunione di intenti, politici, professionali ma anche e soprattutto umani, tra la Federazione nazionale e Federmanager Roma. Un rinnovo che offre nuove basi su cui lavorare per rafforzare la competitività delle imprese attraverso le competenze di un management preparato da cui il Paese deve ripartire.

Il tema del cambiamento ha tratteggiato l’anno che si è appena concluso. Questo, troppo spesso, è balzato alle cronache con accezione negativa, pensiamo solo ai rovesci di governo che non riescono a dare stabilità al Paese o ai mutamenti climatici divenuti oramai una drammatica realtà. Federmanager, al contrario e come sempre, ha fatto del cambiamento un elemento positivo e centrale del suo operato, facendo dell’innovazione un pilastro sul quale poggiarsi per trovare nuovo slancio verso il futuro.

Nel 201 9 è rimasta alta la nostra attenzione allo sviluppo delle nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro. Come non ricordare le decine di progetti avviati con successo da altrettanti Gruppi di lavoro. E ancora, le iniziative e i servizi che da quei progetti sono nati e che hanno trovato una risposta straordinaria ed entusiasta fra i colleghi. Basti pensare al Corso per DPO – data protection officer – giunto alla quarta edizione – figura sempre più richiesta dalle aziende alla luce dell’adeguamento imposto dal GDPR, entrato ormai a pieno regime anche nel nostro Paese, e dei tanti adempimenti che impattano inevitabilmente sul lavoro dei manager.

Tante le attività su temi decisivi della vita lavorativa di tutti noi, come l’assessment o la riqualificazione professionale. In questo senso non si può dimenticare il progetto federale Be Manager, attraverso il quale abbiamo certificato oltre 300 colleghi in 4 profili professionali, di cui ben il 47% come Temporary Manager e il 40% come Innovation Manager e il restante come export manager e manager di rete. Quasi un terzo dei manager in cerca di nuova occupazione si è ricollocato ed il 19% del totale ha avviato nuove attività di consulenza. In più, ben 120 colleghi, certificati come Innovation, sono stati inseriti nell’elenco del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), dal quale le imprese potranno attingere per avvalersi di consulenze qualificate nei processi di trasformazione digitale che intraprenderanno.

Con queste iniziative vogliamo sottolineare e rafforzare la nostra presenza attiva al fianco degli associati, attraverso azione concrete e progetti finalizzati a sostenere i nostri colleghi in difficoltà e ad accompagnare quelli di loro che vogliono ampliare le proprie competenze.

Sul fronte pensioni prosegue il nostro impegno insieme alla CIDA nella presentazione di cause pilota sia sul blocco parziale della perequazione automatica sia sul taglio delle cosiddette pensioni d’oro. Anche in questo 2019 abbiamo riconfermato il contributo solidale a VISES onlus, anima e impegno sociale della nostra Federazione.

Ci proponiamo, come al termine di ogni anno, di migliorarci ulteriormente, di aumentare la nostra presenza fisica e virtuale al fianco degli associati. Obiettivi ambiziosi, eppure perseguibili grazie al lavoro incessante della nostra Federazione e di tutte le realtà territoriali, all’impegno dei colleghi, al loro sostegno, al lavoro di squadra dei dipendenti, del Segretario e di tutti coloro che quotidianamente si adoperano al fine di far crescere la nostra associazione.

Un nuovo anno ci aspetta e, oltre a rinnovare il nostro supporto alla Federazione Nazionale, il 2020 ci vedrà impegnati su più tematiche che riteniamo di interesse prioritario e sulle quali ci confronteremo con i massimi esperti. Apriremo l’anno con la presentazione di un’importante studio su “Le prospettive di Roma Capitale alla luce delle tendenze in atto”, condotta in collaborazione con ricercatori del CORIS e del DISSE Sapienza Università di Roma. Ugualmente di rilievo la quarta edizione del “Premio Donne d’Eccellenza 2020”, insieme ad un riconoscimento alle aziende più attente al tema della disabilità per cui è nato un gruppo di lavoro dedicato.

Mi preme rimarcare lo spirito collaborativo e proattivo che ho trovato in Federmanager Roma, le centinaia di colleghi che si sono adoperati affinché le nostre idee portassero a risultati concreti, attraverso il crescente impegno e l’accresciuto tempo dedicato da ciascuno. Questa struttura svolge molte attività e lo fa con passione e attaccamento al lavoro. Doti per le quali mi sono già complimentato e su cui faccio affidamento per svolgere al meglio il compito che ci attende.

Ci poniamo l’obiettivo di incrementare la quota dei nostri iscritti che darebbe una nuova spinta al circolo virtuoso che ne consegue: la crescita della nostra forza, il miglioramento dei nostri servizi, la soddisfazione dei nostri colleghi. Ma ai Colleghi chiedo un ulteriore sforzo: a quelli che rinnoveranno la propria iscrizione e a quelli che ancora non sono associati.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di tutti per svolgere al meglio il nostro ruolo all’interno delle aziende e della società. Un impegno per essere più forti, certamente dal punto di vista numerico, ma soprattutto per dare maggiore spinta alle idee e alle proposte concrete che riusciremo ad esprimere, in modo da legittimare il ruolo di classe dirigente che reclamiamo, In questo senso diventa fondamentale il passaparola tra i colleghi manager convincendoli ad iscriversi, facendo conoscere quanto facciamo e quanto sia urgente il contributo di tutti. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: solo se saremo uniti e sempre più numerosi riusciremo a far sentire la nostra voce.

Un meritato ringraziamento va all’intera struttura di Federmanager Roma, a chi ogni giorno lavora con dedizione nella nostra sede di via Ravenna, agli organismi dirigenti, ai
tanti colleghi che, in maniera generosa, offrono il loro impagabile contributo, rubando al loro tempo quello necessario per lo sviluppo della nostra organizzazione.

A voi tutti l’augurio di un buon 2020. Che possa essere un anno di cambiamento positivo per tutti, noi certamente faremo del nostro meglio per renderlo tale e, con il vostro supporto, sono certo possiamo riuscirci.

Ungheria: opportunità da cogliere

Ungheria: opportunità da cogliere

Un seminario di rilievo internazionale per illustrare Il miracolo economico ungherese e le nuove opportunità di investimento e business per le imprese italiane

A Roma, di fronte ad un foltissimo pubblico, presso l’Accademia d’ Ungheria, nella prestigiosa sede di  Palazzo Falconieri, in Via Giulia, lo scorso 7 novembre si è tenuto il seminario “FOCUS UNGHERIA – ROMA” organizzato dalla CCIU – Camera di Commercio Italiana per l’ Ungheria, insieme all’Ambasciata d’ Ungheria a Roma, la Camera di Commercio di Pest e Federmanager Roma.

L’evento ha offerto ai numerosi partecipanti – imprenditori, dirigenti, giornalisti, professionisti, deputati – un’opportunità concreta per conoscere ed apprezzare il sistema economico, normativo, fiscale e finanziario dell’Ungheria, che offre interessanti opportunità e numerosi vantaggi alle imprese Italiane che vogliono espandersi nell’ Europa Centro-Orientale.

Nell'immagine, da sinistra: Giacomo Gargano, Presidente Federmanager Roma e Unione Regionale, Dirigenti Industria Lazio; Ádám Zoltán Kovács, ambasciatore d'Ungheria in Italia; Claudio Andronico, Consigliere Federmanager Roma e Coordinatore del Gruppo di Lavoro "Italia, Mitteleuropa e Balcani"

Nell’immagine, da sinistra: Giacomo Gargano, Presidente Federmanager Roma e Unione Regionale Dirigenti Industria Lazio; Ádám Zoltán Kovács, ambasciatore d’Ungheria in Italia; Claudio Andronico, Consigliere Federmanager Roma e Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Italia, Mitteleuropa e Balcani”

Il miracolo economico Ungherese è innegabile ed è sotto gli occhi di tutti, evidenziato dalle invidiabili performances dell’economia negli ultimi anni:

* l’Ungheria ha attualmente il più alto tasso di sviluppo del PIL tra i Paesi dell’Unione Europea (+ 5 %);

* L’uso intelligente e mirato dei fondi europei per lo sviluppo delle infrastrutture, R&D e digitalizzazione ha contribuito ad un grande sviluppo degli investimenti nel Paese (+17 %);

* Una tassazione particolarmente favorevole alle imprese e alle persone fisiche, grazie alla flat tax e ad aliquote particolarmente basse (15% per le persone fisiche e una del 9% per le imprese) attrae numerose imprese straniere, tra cui moltissime aziende italiane.

Ungheria: opportunità da cogliere

 I drivers dello sviluppo dell’economia ungherese sono così sintetizzabili:

* Dinamica demografica positiva, grazie ad una politica particolarmente favorevole alla famiglie numerose;

* Alto livello di scolarizzazione: un sistema scolastico eccellente produce diplomati e laureati di alto livello professionale, specialmente nel campo informatico e scientifico;

* Una Pubblica amministrazione moderna al servizio dei cittadini e delle imprese;

* Infrastrutture e trasporti: l’Ungheria dispone di una rete di strade, autostrade e ferrovie moderna e particolarmente efficiente;

* Il ruolo della logistica: la collocazione dell’Ungheria, al centro dell’Europa e crocevia di collegamenti fra Est e Ovest e Nord e Sud, ne fa una piattaforma logistica ideale per le imprese straniere.

Numerosi e qualificati oratori si sono alternati, illustrando nel dettaglio i singoli aspetti:

L’ Ambasciatore ungherese in Italia, S.E.  Ádám Zoltán Kovács,  ha evidenziato come l’ Ungheria sia oggi un partner ideale per l’ Italia, e che questo è il momento migliore per investire in Ungheria, grazie anche agli ottimi rapporti istituzionali tra i due Paesi. l’Ungheria ha una stabilità politica ed economica consolidata, svolge un ruolo strategico all’interno dell’Europa Centro – Orientale e ha creato un ambiente particolarmente favorevole alle partnership commerciali ed industriali.  Le imprese italiane sono quindi invitate ad investire nel paese magiaro.

Il Presidente della Camera di Commercio Italiana per l’Ungheria, Francesco Maria Mari, ha poi illustrato nel dettaglio le potenzialità del mercato ungherese, portando ad esempio i casi concreti delle imprese italiane già operanti con successo da anni in Ungheria e soci della CCIU. La CCIU è a disposizione degli operatori italiani che vogliano aprire un’attività in Ungheria.

Ungheria: opportunità da cogliere

Francesco Maria Mari, Presidente della Camera di Commercio italiana per l’Ungheria

Il Presidente della Camera di Commercio e Industria di Pest, Zoltán Vereczkey, ha poi svolto una dettagliata ed interessante analisi sulle politiche economiche virtuose del governo ungherese, che sono state alla base della forte crescita dell’ultimo decennio, sottolineando il valore della cooperazione tra i paesi europei. L’ Italia occupa un posto di primo piano tra i paesi partners dell’Ungheria, in virtù di un rapporto consolidato di grande amicizia e collaborazione.

Altri importanti relatori italiani e ungheresi hanno illustrato nel dettaglio il sistema fiscale, legale e giudiziario ungherese e gli incentivi alle imprese (Levente LajosMàtyàs JàvorGiuseppe Caracciolo), con una significativa testimonianza di un imprenditore italiano presente in Ungheria da 25 anni (Giacomo Pedranzini – Kometa).

Ungheria: opportunità da cogliere

Giacomo Gargano, Presidente Federmanager Roma

Per Federmanager Roma sono intervenuti Il Presidente Giacomo Gargano, che ha portato i saluti al convegno della nostra Federazione, manifestando vivo apprezzamento per l’ iniziativa, e, infine, il Consigliere di Federmanager Roma  e Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Italia, Mitteleuropa & Balcani” Claudio Andronico, che ha parlato della sua esperienza professionale, quale Manager ENI in Ungheria (Direttore Commerciale, Marketing & Supply) , ed ha illustrato i risultati importanti raggiunti negli anni passati  dall’ ENI nel downstream ungherese, grazie ad un sistema di supply competitivo, alla stretta collaborazione con i partners ungheresi e alla piena valorizzazione delle risorse umane in azienda.

Formare per far crescere il business: Fondazione Idi e Fondo Dirigenti PMI

La formazione di nuove competenze come sfida e catalizzatore del cambiamento: questo l’imperativo categorico che anima il piano strategico della Fondazione Idi

Si è avviato da poche settimane il nuovo programma formativo della Fondazione Idi, l’ente bilaterale di Federmanager e Confapi con la mission di formare i manager e gli imprenditori di domani. Un’offerta che ha l’obiettivo di dare una risposta coerente ai nuovi scenari, alle nuove esigenze delle imprese e dei dirigenti, di conservare il patrimonio delle competenze e delle esperienze manageriali proponendo soluzioni di alto profilo a problemi sia operativi che strategici.

“Per manager e imprenditori, la formazione delle competenze deve essere continua – sottolinea Cinzia Giachetti, Vicepresidente Fondazione Idi – perché la tecnologia cambia velocemente e il mercato ti sfida tutti i giorni a stare al passo con i tuoi competitor. Il manager deve poter garantire la propria preparazione professionale e restare sempre aggiornato e Federmanager indica e certifica le competenze manageriali del futuro.

Mi riferisco, ad esempio, al temporary manager che deve essere capace di accompagnare l’impresa per un certo periodo, adeguando il business plan al percorso di innovazione; all’innovation manager che si occupa specificatamente di problemi di innovazione legati al cambiamento delle tecnologie digitali nell’evoluzione 4.0; oppure al manager di rete ovvero un professionista che deve avere alle spalle una rete di conoscenze tale che gli permetta di suggerire all’impresa la strada da intraprendere, integrando le competenze esterne con quelle delle imprese e creando collaborazione e sinergie con più imprese contemporaneamente. Per affrontare le sfide del futuro occorrono competenze, manager preparati e capaci di individuare il vero fabbisogno dell’impresa”.

I finanziamenti alla formazione

Il Fondo Dirigenti PMI, fondo paritetico interprofessionale Federmanager e Confapi, promuove e finanzia la formazione dei dirigenti delle piccole e medie imprese industriali attraverso la pubblicazione di avvisi che mirano a supportare le imprese aderenti al Fondo e i loro dirigenti finanziando interventi di sviluppo delle competenze a sostegno della competitività e della innovazione, del lavoro e dell’occupazione.

Lo scorso 15 giugno è stato pubblicato l’Avviso 1/2019 caratterizzato dalle seguenti tipologie di piani e aree di intervento:
Interaziendali – interessano un insieme di Aziende (minimo 3). Devono riguardare almeno 3 dirigenti. Una singola Azienda può risultare beneficiaria di un solo Piano Formativo.
Aziendali Individuali – interessano una singola Azienda. Vengono sostenuti dal FONDO attraverso il finanziamento di singoli “voucher” formativi. Un singolo dirigente può comunque risultare beneficiario fino a un massimo di due “voucher” per Piani Formativi differenziati per area tematica.
AREE TEMATICHE: Area Innovazione organizzativa, di processo e/o di prodotto; Area nternazionalizzazione; Area Project Management; Europrogettazione e progetti finanziati; Gestione di Start-up; Contratti di Rete; Piani Speciali (ricerca e sviluppo di nuove tecnologie
green).
CONTRIBUTI CONCEDIBILI: – Il contributo massimo concedibile dal FONDO per ogni PIANO INTERAZIENDALE è pari a: Euro 15.000 (quindicimila/00)
– Il contributo massimo concedibile dal FONDO per ogni PIANO AZIENDALE INDIVIDUALE è pari a: Euro 4.000 (quattromila/00)
Risorse complessive stanziate – Euro 135.000,00 – Avviso 1/2019.