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L’Intelligence a tutela degli interessi nazionali: dalla sicurezza economica a quella cibernetica

L’Intelligence a tutela degli interessi nazionali: dalla sicurezza economica a quella cibernetica

Le funzioni, attribuzioni e responsabilità del Comparto intelligence nazionale sono state incise in maniera profonda dalla legge 124 del 2007, istitutiva del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica. Con la legge di riforma si schiuse l’orizzonte della tutela di un novero di interessi nazionali ben più ampi rispetto al consolidato ambito “politico-militare”, orientando il lavoro dell’Intelligence moderna anche alla difesa degli interessi economici, scientifici ed industriali dell’Italia.

I Servizi sono oggi chiamati a lavorare anche per sostenere l’impegno del Paese nella competizione economica su scala planetaria. Rientra, infatti, fra i compiti del Comparto quello di mettere a fattor comune tutte le sue risorse per finalizzarle alla tutela di una sicurezza nazionale intesa in senso ampio, nella quale la dimensione cosiddetta “ecofin” è per l’appunto centrale, come si conviene ad un’economia di mercato quale è la nostra, fortemente internazionalizzata e caratterizzata da un elevato grado di apertura al commercio internazionale.

Per “sicurezza economica” si intende, peraltro, non una semplice congerie di informative puntiformi sui fattori di rischio per questa o quella singola componente del nostro tessuto produttivo o del nostro sistema di infrastrutture critiche, bensì – come di fatto accade e come è doveroso che accada in una Nazione a costituzionalismo democratico – un approccio organico che, esclusivamente sulla base della pianificazione informativa approvata dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica (CISR), munisce i titolari del “decision making” governativo del dato informativo e degli strumenti conoscitivi necessari per tutelare l’interesse nazionale ed i gangli vitali del Sistema Paese.Decisiva diventa l’osmosi tra pubblico e privato, poiché, in concreto, non può esserci sicurezza economica nazionale se non vengono efficacemente tutelati tutti i soggetti imprenditoriali privati esposti a rischi, minacce o aggressioni che minano il patrimonio tecnologico, il know how industriale, i marchi, le strategie e le “brand reputation”. A cominciare da coloro i quali gestiscono infrastrutture critiche, erogano servizi di pubblica utilità ed operano nei settori strategici del Paese. Ma non solo: anche di tutti quelli che, compreso il tessuto di piccole e medie imprese, danno corpo al nostro sistema produttivo e che, per ciò stesso, sono chiamati ad un coinvolgimento attivo e responsabile, anzitutto in termini di consapevolezza diffusa e di abito mentale.

La sicurezza non deve essere più considerata un costo, bensì “l’investimento” per eccellenza dal quale, in misura crescente nel prossimo futuro, dipenderà la buona riuscita di qualsiasi altro. È, infatti, arduo immaginare che la competizione internazionale possa farsi, d’ora innanzi, “meno” accesa ed agguerrita. Al contrario, sarà sempre più connessa agli avanzamenti tecnologici e cibernetici, e sarà sempre più incline, nella sua declinazione concreta, a profilare “trappole” e forme mascherate di aggressione, specie nell’ambito degli investimenti diretti esteri, delle operazioni di fusione e acquisizione e dei fenomeni di concorrenza sleale in danno delle nostre imprese, di cui l’Intelligence ha ampiamente trattato nella Relazione annuale al Parlamento.

È utile, in sostanza, rafforzare gli strumenti a disposizione dell’Intelligence nazionale. Che, è bene ricordarlo, da ben prima che l’epidemia di Coronavirus dilagasse e si riverberasse sull’economia nazionale e mondiale poteva già fare affidamento su una cornice normativa molto robusta ed avanzata. A profili di rischio, attacchi, vulnerabilità ed ingerenze a matrice ibrida, che tendono a dissolvere la distinzione fra minaccia cibernetica e minaccia economico-finanziaria, può infatti corrispondere un livello di resilienza adeguato solo a condizione di disporre di una disciplina organica a tutela degli interessi nazionali nei settori strategici.

In particolare, la novellazione e la conseguente risistemazione del quadro normativo in materia di sicurezza nazionale attuate nel corso del 2019 hanno costituito, nella loro essenza, un tentativo ben riuscito di declinare in maniera moderna l’interesse nazionale. Sullo sfondo di una crescita culturale e di una presa di coscienza vieppiù ampie, incoraggiate dalle campagne nazionali di consapevolezza e formazione promosse dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), sono state infatti adottate innovative iniziative legislative intese ad elevare il livello di prevenzione e contrasto delle minacce legate alla trasformazione digitale.Vi era, in sostanza, una priorità non dilazionabile: imbastire una compiuta, articolata e coerente traduzione normativa della nozione di interesse nazionale, volta a mettere in sicurezza tutto quello che deve esserne considerato il cuore, vale a dire il know how, gli assetti, i sistemi, le reti ed i servizi di valore strategico: tutto ciò che, alla luce dell’estensione sconfinata del cyberspazio, della ramificazione capillare delle infotecnologie e della traslazione nel mondo digitale di quasi ogni aspetto della vita umana, va considerato come l’insieme degli “organi vitali” per antonomasia di un Paese.

È stato dunque finalizzato un impianto normativo che costituisce un esempio molto sofisticato di legislazione in materia di sicurezza nazionale e che dà corpo ad un vero e proprio “sistema integrato” di scrutinio degli investimenti e scrutinio tecnologico.

In chiave di intelligence economica, a rilevare sono, specificamente, i profili di scrutinio degli investimenti, nella misura in cui tale filone dell’attività degli Organismi si dipana proprio “in armonia con” e “a supporto del” framework di tutela che trova nella normativa sul Golden Power asse portante e punto di riferimento.

In conclusione, l’architettura normativa che disciplina il Comparto informativo nazionale prese le mosse, nel 2007, dagli spartiacque che segnarono quell’epoca e per tale motivo risulta, ancor oggi, solida nell’impianto e, parimenti, flessibile nell’adattabilità al cambiamento.

Il Paese può, dunque, fare affidamento su un’Intelligence alla quale, in ciascuno degli ambiti di sua pertinenza, sono connaturate tanto la propensione a cogliere il cambiamento, quanto l’attitudine ad assolvere alla propria missione istituzionale accostandosi con senso di responsabilità agli interrogativi cui il decisore politico e la cittadinanza la chiamano a rispondere: con il perseguimento del bene comune quale unica bussola, in piena aderenza agli obiettivi fissati dall’Autorità di Governo e sotto il controllo parlamentare.

Gennaro Vecchione: Sicurezza informatica, una fase storica

L’innovazione costante delle tecnologie, pensiamo all’avvento del 5G, impone un surplus di attenzione. Le forze di polizia e di sicurezza sono preparate ad affrontare i rischi informatici per le aziende: una sfida che richiede perfetta simbiosi tra tecnologie e risorse umane

Un tema di grande attualità e responsabilità ha focalizzato l’attenzione del pubblico. Si tratta della sicurezza informatica delle nostre aziende e di cosa è necessario fare per proteggerle dalle sempre più reali minacce ai loro interessi economico finanziari. Ad offrire il suo contributo di esperienza è stato Gennaro Vecchione, Direttore Generale del DIS, Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica.

Il Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica è costituito dal complesso di organi e autorità che hanno il compito di assicurare le attività di informazione per la sicurezza, allo scopo di salvaguardare la Repubblica da ogni pericolo e minaccia proveniente sia dall’interno sia dall’esterno del Paese.

Il Direttore generale del DIS, Gennaro Vecchione, è il diretto referente del Presidente del Consiglio dei Ministri e dell’Autorità delegata per l’esecuzione delle loro attribuzioni in materia di informazione per la sicurezza. Partendo dalla considerazione che la tutela degli interessi economico finanziari è oggi una priorità assoluta, l’Italia è un Paese che può contare su aziende di valore, su marchi e brevetti che fanno gola e che per questo sono sotto la minaccia di scalate ostili. È importante difenderle grazie alle forze di polizia e di sicurezza.Gennaro Vecchione: Sicurezza informatica, una fase storicaOggi, ha sottolineato Vecchione, con il 5G si gioca una partita fondamentale e, al di là delle sterili polemiche, il governo sta mettendo in campo tutto ciò che è nelle sue possibilità per garantire il massimo della sicurezza ad aziende e cittadini: “la normativa per il Golden Power evita scalate ostili ovvero, se non ostili, le consente a determinate condizioni. Ma tutto ciò che servirà per il 5G sarà oggetto di un controllo governativo molto forte. Proprio in questi giorni con il decreto Sicurezza Bis, presentato dal ministro Salvini, contiamo di completare il ciclo del perimetro nazionale di sicurezza dove metteremo dentro soggetti e oggetti. Tutto ciò che riguarda settori strategici del Paese sarà oggetto di controllo attento”.

Ricorda Vecchione: “Sono stato udito dalla Commissione Trasporti ed è continua la collaborazione con il Copasir (Comitato Parlamentare di Controllo e Sicurezza della Repubblica), per assicurare il massimo dell’attenzione. Totale è l’impegno per garantire sicurezza, senza perdere opportunità ma senza fare sconti a nessuno. Abbiamo un ruolo fondamentale in questa fase storica”.

In conclusione Vecchione ha richiamato manager e dirigenti d’azienda: “È necessaria una consapevolezza dei nostri manager sull’importanza degli asset aziendali, di non essere superficiali, di fare estrema attenzione a chi, come consulente, entra in azienda. È importante creare una rete, noi lo abbiamo già fatto sul tavolo della cyber security e contiamo di allargarla al resto. Le nostre aziende e i nostri manager devono sapere che possono contare sull’intelligence di questo Paese che non ha nulla da invidiare”.